
(AGENPARL) – Roma, 31 maggio 2022 – “Non possiamo dimenticare perché la memoria è importante perché solo nella memoria di un popolo possiamo trovare la via per non commettere gli stessi errori. La guerra è inutile perché produce povertà. Solo con la memoria possiamo tenere a freno gli istinti più bellicosi dell’essere umano. Ebbene ritornare ai racconti, alle storie che insegnano ciò che è stato, e per questo noi vogliamo ascoltare la storia di un popolo importante. Oggi ci riappropriamo della memoria di questo popolo. Perché non dobbiamo perdere la memoria dell’umanesimo nell’amore rotondo, nutrendo il cervello con la memoria. Parlare oggi di Afghanistan è parlare di tutti i conflitti, è parlare di tutte le donne del mondo. Chi toglie la memoria toglie l’anima dell’essere e non lo possiamo accettare” con questa introduzione Anna Margareth Plastino, presidentessa dell’associazione La Melagrana – di donne per le donne-, ha introdotto il racconto della principessa Soraya Malek d’Afghanistan nell’incontro organizzato presso la Casa dell’aviatore a Roma.
“Ho sempre parlato della storia dell’Afghanistan ma in venti anni non ho mai parlato di politica perché raccontare quel che succedeva nella mia terra non sarebbe stato comprensibile, invece oggi voglio parlare anche della questione dei taliban”, ha spiegato la Principessa Soraya Malek d’Afghanistan introducendo il suo racconto: “ciò che succede oggi è frutto di azioni del passato. La distruzione odierna della catastrofe umanitaria è frutto di venti anni di inerzia e bombardamenti. Le ultime riforme illuminate per il Paese sono dovute al re Amanullah e alla regina Soraya. In questi venti anni ci hanno manipolati. Quello che possiamo fare oggi per l’Afghanistan è sostenere la cultura, perché dopo 20 anni di invasione americana non possiamo che ricostruire. Oggi parliamo dei soldi requisiti dagli americani al popolo afgano, soldi che volevano destinare alle vittime dell’11 settembre e che sono stati bloccati in questo intento dalla giustizia. Un’azione impensabile contro un popolo che soffre e muore di fame.
Non c’è più rabbia nelle mie parole ma abbiamo bisogno di soluzioni”.