(AGENPARL) – lun 25 aprile 2022 Reddito di cittadinanza, Cpi: stop assegno, soldi a imprese
Il presidente Tirelli: servono amnistia e condono per aiutare economia
ROMA – «Il Reddito di cittadinanza è la nuova questione meridionale. Le inchieste
della magistratura su indebite percezioni che vedono protagonisti soggetti in odore
di camorra, pregiudicati, spacciatori e, più in generale, uomini e donne che vivono
d’illegalità, stanno disegnando uno scenario che tra non molto diventerà insostenibile
sia dal punto di vista economico sia da quello dell’amministrazione della giustizia. È
urgente che il Parlamento riveda i meccanismi di riconoscimento dell’assegno di
assistenza cominciando, magari, dalla denominazione che genera una pericolosa
confusione: il reddito è per sua natura il frutto del lavoro prestato in un’opera, non un
bonifico che arriva dallo Stato».
A dirlo è Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo
e internazionale, già commentatore per la Bbc e per il New York Times su temi di
attualità e di politica giudiziaria.
«È sacrosanto garantire un aiuto a fasce deboli e famiglie in difficoltà – ha aggiunto
Tirelli – ma bisogna farlo con un criterio di proporzionalità e soprattutto con un
obiettivo di reinserimento dei beneficiari nel circuito produttivo. Cosa che ad oggi i
cosiddetti navigator non sono riusciti a fare».
«Bisogna immaginare politiche attive del lavoro che offrano contributi o sgravi
fiscali a imprenditori e datori di lavoro che vogliano assumere quanti hanno
percepito il Reddito di cittadinanza. In questo modo, lo Stato non finanzierebbe più
il singolo disoccupato ma l’impresa che se ne fa carico – ha proseguito il presidente
delle Camere penali internazionali –. Con la certezza che, senza assunzione, non ci
sarebbero trasferimenti di denaro fraudolenti».
«Approfittando del volano economico che si creerà con il Recovery fund, il Governo
dovrebbe lavorare a un condono tombale fiscale per le cartelle esattoriali emesse a
carico di chi, da almeno cinque anni, è fuori dal mercato del lavoro e per le imprese
che, a causa della crisi dovuta al coronavirus, si sono trovate in cattive acque. E
ancora: sarebbe auspicabile una detassazione completa per le nuove partite Iva
aperte da ex percettori del Reddito e un azzeramento della contribuzione
previdenziale per tre anni per lavoratrici e lavoratori over quaranta che oggi
rappresentano il vero elemento di criticità del mercato del lavoro».
«Può sembrare un piano fin troppo ambizioso, ma le risorse a mio avviso ci sono. Il
Pnrr metterà in moto un circuito virtuoso di crescita di cui dobbiamo approfittare
andando a muovere le leve fiscali con lungimiranza e spirito di intraprendenza.
Magari anche ipotizzando la costituzione di tre zone franche, a livello fiscale, in
Italia in aree depresse del Paese in grado di attirare nuovi investimenti anche
dall’estero».
«Stiamo parlando di una riforma che risponderebbe realmente allo spirito di offrire
una seconda occasione lavorativa a milioni di soggetti che, ad oggi, percepiscono
denaro senza offrire nulla in cambio alla collettività mentre imprenditori,
professionisti e dipendenti pubblici sono gravati da carichi fiscali tra i più alti
d’Europa. È una questione di giustizia sociale. Inoltre, sarebbe opportuno anche
iniziare a elaborare un progetto di amnistia o di indulto per aiutare l’amministrazione
della giustizia a smaltire gli enormi carichi di lavoro, derivanti dal blocco delle
attività giudiziarie per il Covid, e dalla cascata di indagini e di procedimenti penali
che, proprio a causa delle truffe sul Reddito di cittadinanza, si stanno moltiplicando
da Nord a Sud. Un modo – ha concluso Tirelli – per poter chiudere, sotto tutti i punti
di vista, la triste e fallimentare esperienza di una misura che non ha affatto abolito la
povertà, come suggerito improvvidamente dal ministro Luigi Di Maio, ma che ha
anzi creato le condizioni per un impoverimento complessivo del mercato del lavoro
e, di conseguenza, del tessuto produttivo di aree già sottosviluppate».
Roma, 25 aprile 2022
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