
(AGENPARL) – Roma, 01 marzo 2021 – Domenica 28 febbraio, dopo il TG delle 8,30, è stato trasmesso da Mediaset un breve programma sulla Civiltà Romana. Esso sarebbe stato interessante se non fosse intriso di imprecisioni, nonostante la relatrice fosse sedicente collaboratrice della Warwick University. Con notevole stupore in quanto un’emittente nazionale dovrebbe evidenziare i pregi del proprio Stato, senza inventarne i difetti, si apprezza comunque lo sforzo intellettuale ma si fanno di seguito alcuni commenti.
Innanzitutto l’arco come elemento architettonico non è prerogativa dei Romani, perchè in Etruria era un vero e proprio cavallo di battaglia : un esempio è quello di Perugia, ma ce ne sono un’infinità tra Spina e Capua, e, stando a quanto detto dal prof. Osanna, probabilmente anche a Pompei. L’ architettura romana non ha preso solo qualche spunto dall’arte greca, ma ha fuso quella greca con quella dei padri etruschi. Roma non è inferiore alla Grecia, anzi. L’arco è inoltre diffuso in Sumeria ed in Egitto.
Continuando, per la citazione di Giulio Cesare: il condottiero non è stato ucciso nel Foro Romano, ma nella Curia di Pompeo, l’odierna Largo Argentina, come riporta Svetonio: (libro I, par. 82: entrò in Curia prendendosi gioco dei timori del del mago Spurinna…, Plutarco, Vite Parallelle, 65- 66: Cassio guardò in silenzio la statua di Pompeo nell’edificio… mentre Cesare entrò in Curia il Senato si alzò… circondato, s’imbattè solo in armi e ferite, e cadde sotto la statua di Pompeo, – una testimonianza tanto chiara da far rabbrividire). Per quanto riguarda ancora il Generale, egli non assediò Alesia per gusto personale, come sostenuto dalla giovane della Warwick, ma perchè temeva che i Galli tutti avrebbero assalito l’esercito romano, avendo poi via libera di continuare sommosse, guerre fra tribù, saccheggi: non dimentichiamoci che, da quello che scrive Tito Livio( Ab Urbe condita, Libro V, parag. 40) della battaglia vinta dai Galli al fiume Allia, dell’arroganza del capo Brenno, che, dopo aver ucciso i Senatori al Campidoglio, pretese tutte le ricchezze di Roma, i Galli minacciavano continuamente la pace della penisola italica invadendo e rovinando: .. uno di essi tirò la barba al senatore Papirio, dignitosamente seduto, poi l’uccise….. E non è solo Livio, ma anche Eutropio ( Breviarium ab Urbe Condita,) e Vita di Camillo di Plutarco: il primo dice addirittura che da allora a Roma si diffuse il “metus gallicus” (il terrore dei Galli, per le violenze che usarono).
Giulio Cesare conobbe l’insubordinazione e le guerre fratricide dei Galli: ( G.Cesare, de Bello Gallico, libro 2, par. 5 e 6: Caesar Remos cohortatus liberaliterque oratione prosecutus… Cesare confortò i Remi con benevole parole – (erano minacciati da altri gruppi barbari -), i Remi gli chiesero aiuto. Ed ancora:” dall’accampamento la città di Bibracte distava otto miglia ( Ab his castris oppidum Remorum nomine Bibrax aberat… Id ex itinere magno impetu Belgae oppugnare coeperunt..) all’improvviso i Belgi l’assalirono violentemente”.
A proposito della violenza di Cesare : par. 28, libro 2 de Bello Gallico … gli anziani, alla rinfusa entro un recinto con donne e bambini, all’annuncio della battaglia mandarono a Cesare una delegazione, e si arresero…. Cesare per mostrare la sua misericordia verso donne ed inermi, li salvò tutti e concesse loro di restare nelle loro terre….: “…maiores natu..quos una cum pueris mulieribusque…. legatos ad Caesarem miserunt seque ei dediderunt… quos Caesar , ut in miseros ac supplices usus misericordia”…. Certamente in battaglia egli andava fino in fondo ma non più di tanti anche attuali, perchè l’uomo in guerra è sempre un mostro. Comunque, dopo Bibracte, Cesare:” his rebus gestis omnia Gallia pacata est…” con questa spedizione tutta la Gallia fu in pace, la minaccia gallica si evitò, ma purtroppo fino a Vercingetorige.
Alesia fu assediata ma invalidi e deboli furono lasciati liberi, si lasciò solo i Mandubi, perchè schierati contro i Romani nonostante si fossero dichiarati estranei, e Cesare non dette loro da mangiare quando si arresero. Le altre tribù furono vinte ma furono i Galli che consegnarono Vercingetorige a Cesare, dopo che il guerriero chiese loro se dovesse arrendersi o essere ucciso da loro. De Bello Gallico , libro 7, par. 89: “…. seu morte sua Romanos satisfacere seu vivum tradere velint”. Antonio La Penna, Cesare in Gallia, ed Loescher).
La parte che riguarda gli schiavi a Roma è anch’essa superficiale. Innanzitutto Spartaco provocò una vera e propria rivoluzione, della quale era a capo, e questo dice tutto. Scendendo in particolari circa la condizione servile, si sottolinea che la frase “ servo, ovvero strumento animato” è di Aristotele (Politica, 2- 6 ci mette insieme anche le donne ). La condizione femminile e servile in Grecia era veramente tragica. Ma gli Etruschi ed i loro discendenti Romani avevano un altro metro. I primi mandavano gli schiavi riccamente vestiti e raffinati, perchè erano lo specchio del benessere del padrone, una pubblicità ante litteram, e sia loro che i Romani ammettevano l’emancipazione, che faceva diventare “lautni, o liberti” gli schiavi, concedendo ad essi di esercitare le professioni tranne quella della magistratura, e di arricchirsi. L’obbligo era di prendere il nome dell’ex-signore, come l’obbligo per lo schiavo era, naturalmente, quello di non fuggire, pena la morte.
Quanti intellettuali ex-schiavi si contano a Roma antica? Drammaturghi come Livio Andronico o Terenzio, segretari particolari come Tirone, e la gran parte di filosofi, professori, bibliotecari, librai. Cosa dice di sè il poeta Orazio?: “libertino patre natus”, figlio di un liberto. C’erano vari tipi di schiavi e di liberti, ma il maltrattamento era di qualche padrone, non era generalizzato, così come riguardo alle donne spesso definite da storici di parte “oggetti sessuali”. Infatti bisogna fare presente che nell’antichità e presso tutti i popoli meno che in Mesopotamia o presso i Luvii, il sesso era naturale, non era né peccato, né punito. ( Sarah Richardson, il Lupanare di Pompei – Carocci).Anche le ultime scoperte avvenute a Pompei possono dimostrarlo (il palazzo con “la stanza dell’amore”). Il sesso demonizzato è quello della legge teodosiana dell’unica religione.(Tessalonica, 380 p.C.).
Bisogna rivedere tutta la Civiltà Antica e senza livore, senza pretese di essere attualmente i migliori. Uno storico non deve ragionare con i concetti odierni, ma si deve riferire alla mentalità del tempo, altrimenti fa un errore fuorviante. Sopra ogni cosa, un vero storico è sempre sincero.
Lo dichiara Marilù Giannone, critico d’arte, saggista, scrittrice, traduttrice, in una nota.