(AGENPARL) - Roma, 26 Novembre 2025La Corte di Cassazione francese ha confermato mercoledì la condanna dell’ex presidente Nicolas Sarkozy per finanziamento illegale della campagna elettorale del 2012, rendendo definitiva la pena di un anno di carcere — di cui sei mesi con sospensione — inflitta in appello. Si tratta di un nuovo, pesante colpo alla reputazione e all’eredità politica dell’ex capo di Stato.
La condanna riguarda lo sforamento, ritenuto fraudolento, dei limiti di spesa previsti dalla legge per la sua campagna di rielezione, fallita contro François Hollande. In base alle norme francesi, la pena può essere scontata a domicilio con braccialetto elettronico o secondo modalità alternative stabilite dal giudice. La Corte Suprema non ha riesaminato il merito della vicenda, ma ha verificato la correttezza dell’applicazione delle norme procedurali e legislative.
In un comunicato ufficiale, la Corte di Cassazione ha dichiarato di “confermare la sentenza della corte d’appello che condanna un candidato presidenziale, il suo responsabile della campagna elettorale e due dirigenti del partito politico che lo sosteneva per finanziamento illegale della campagna elettorale”.
La decisione arriva in un momento già delicato per Sarkozy, coinvolto in una serie di procedimenti giudiziari. Dal 16 marzo al 3 giugno si terrà il processo d’appello nel cosiddetto “caso Libia”, in cui a settembre un tribunale di Parigi lo ha condannato a cinque anni di carcere — di cui due da scontare — per associazione a delinquere. L’accusa sostiene che, tra il 2005 e il 2007, quando era ministro dell’Interno, Sarkozy abbia partecipato a uno schema illegale che prevedeva il finanziamento della sua campagna presidenziale con fondi provenienti dal regime libico di Muammar Gheddafi, in cambio di favori politici e diplomatici.
L’ex presidente è stato assolto invece da tre capi d’accusa, tra cui corruzione passiva e occultamento di fondi pubblici. L’inchiesta ha evidenziato contatti segreti nel 2005 tra collaboratori di Sarkozy e Abdullah al-Senoussi, allora capo dell’intelligence libica, figura legata a numerosi attentati negli anni ’80 e ’90.
Sarkozy ha respinto ogni accusa, descrivendo le sue esperienze detentive come “un incubo”. In un libro in uscita il 10 dicembre, Diario di un prigioniero, racconta la sua vita dietro le sbarre e definisce la prigione una prova “durissima”. In diversi interventi, tra cui un post su X, ha parlato di rumori continui, isolamento e “rafforzamento della vita interiore”.
Ulteriori complicazioni derivano da un’indagine del 2023, in cui Sarkozy è sospettato di aver esercitato pressioni su un testimone chiave — l’imprenditore Ziad Takieddine, morto nel 2024 — per ritrattare dichiarazioni relative ai presunti finanziamenti libici. Anche la moglie di Sarkozy, l’ex modella Carla Bruni, è stata incriminata per presunto coinvolgimento in tali pressioni ed è attualmente sotto sorveglianza giudiziaria, con divieto di contatti con altri implicati.
Il quadro giudiziario di Sarkozy è aggravato da una recente condanna definitiva per corruzione e traffico di influenze, legata a tentativi di ottenere informazioni riservate da un magistrato. In seguito a tale verdetto, gli è stata revocata la Legion d’Onore, la più alta onorificenza francese.
La conferma della condanna da parte della Corte Suprema segna una nuova tappa cruciale nella complessa vicenda giudiziaria dell’ex presidente, che continua a proclamare la propria innocenza nonostante l’accumularsi delle sentenze definitive.
