
La Republika Srpska si trova sull’orlo di una nuova e profonda crisi politica, innescata dal braccio di ferro tra il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik e le istituzioni centrali della Bosnia-Erzegovina. La maggioranza del Collegio dell’Assemblea nazionale della Republika Srpska (RS), su esplicito ordine di Dodik, ha indetto una sessione straordinaria per discutere il suo futuro politico. L’evento principale all’ordine del giorno è la possibilità di indire un referendum sulle decisioni della Corte della Bosnia-Erzegovina e della Commissione elettorale centrale (CEC) che hanno portato alla revoca del mandato di Dodik.
Questo passo, secondo l’opposizione, dimostra ancora una volta come la maggioranza parlamentare non sia altro che uno strumento nelle mani di Dodik per formalizzare le sue volontà. L’annuncio di un referendum, che l’opposizione ritiene privo di valore legale, viene visto come un disperato tentativo di Dodik di salvare la propria carriera politica, e come un’ulteriore manovra per incitare i suoi sostenitori in vista delle elezioni presidenziali anticipate.
Un referendum “ad personam”
L’annuncio di un referendum “ad personam” è la mossa più audace di Dodik. La domanda referendaria, formulata in modo retorico, chiede ai cittadini di esprimere il loro dissenso nei confronti delle decisioni dell’Alto Rappresentante Christian Schmidt, del tribunale e della CEC, considerate illegittime e anticonstituzionali. L’obiettivo è chiaro: presentare la revoca del mandato come un attacco esterno alla sovranità della Republika Srpska e del suo leader.
Tuttavia, gli esperti di diritto costituzionale, come il professor Milan Blagojević, avvertono che un referendum di questo tipo sarebbe incostituzionale. La Costituzione della RS stabilisce che l’Assemblea nazionale può indire un referendum solo su questioni di sua competenza. Un voto diretto su una sentenza definitiva di un tribunale non rientrerebbe in questo ambito. La decisione di procedere con un referendum del genere potrebbe spingere la Republika Srpska in una nuova fase di illegalità e isolamento internazionale.
Lo stallo istituzionale e le prossime sfide
Per superare lo stallo, Dodik ha già fissato una data per il voto e ha espresso la volontà di modificare la legge sul referendum con procedura d’urgenza. L’obiettivo è istituire una commissione speciale, bypassando così la Commissione elettorale della Repubblica, che ha visto scadere il mandato della maggior parte dei suoi membri.
Le mosse di Dodik continuano a suscitare preoccupazione tra l’opposizione e gli osservatori internazionali. La situazione è fluida e imprevedibile, ma la strada intrapresa dal governo serbo-bosniaco rischia di compromettere la stabilità politica e il rispetto delle istituzioni, mettendo a dura prova le basi democratiche della Bosnia-Erzegovina.