
Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha denunciato quella che definisce una “cultura della cancellazione” sistematica contro tutto ciò che è russo, prendendo a esempio la recente cancellazione del concerto in Italia del celebre direttore d’orchestra Valery Gergiev. L’accusa è contenuta in un articolo pubblicato sulla Rossiiskaya Gazeta in occasione del 50° anniversario dell’Atto di Helsinki.
Lavrov ha affermato che l’annullamento dell’evento musicale è solo uno dei numerosi episodi che dimostrano il clima ostile nei confronti della cultura e dei cittadini russi in Europa, in particolare nei confronti dei giornalisti e degli operatori dell’informazione. “È in corso una totale epurazione nello spazio informativo di Ucraina, Moldavia e molti paesi dell’UE”, ha dichiarato.
Secondo il capo della diplomazia russa, i reporter russi subiscono misure repressive che includono il congelamento dei conti bancari, il mancato rinnovo degli accrediti stampa, multe, minacce e addirittura intimidazioni da parte dei servizi di sicurezza locali. Ha ricordato che già nel 2018, in Francia, ai giornalisti di RT e Sputnik fu negato l’accredito con la motivazione che non fossero veri media, ma strumenti di propaganda.
Lavrov ha evidenziato anche il silenzio delle istituzioni europee per i diritti umani, compresa l’OSCE, dinanzi a episodi come quello del concerto annullato in Italia. “Dal Segretario Generale al Rappresentante per la libertà dei media e all’Alto Commissario per le minoranze nazionali, nessuno ha espresso preoccupazione o rilasciato dichiarazioni”, ha sottolineato.
Il ministro ha infine criticato l’Unione Europea per non aver rispettato i principi stabiliti nella Carta di Parigi del 1990, la quale sanciva il diritto all’accesso libero all’informazione da ogni Paese membro dell’OSCE.
La cancellazione del concerto di Gergiev, artista noto per la sua vicinanza a Mosca, è divenuta per il Cremlino un caso emblematico del deterioramento delle relazioni culturali tra Russia e Occidente. Una frattura profonda che, secondo Lavrov, travalica la politica e coinvolge libertà fondamentali, come quella di espressione e diffusione della cultura.