
Il Dipartimento di Giustizia (DOJ) degli Stati Uniti presenterà una dichiarazione di interesse nel caso antitrust intentato dalla Children’s Health Defense (CHD), organizzazione fondata da Robert F. Kennedy Jr., contro la Trusted News Initiative (TNI). La TNI è una partnership globale che include colossi della tecnologia e dell’informazione come Google, Meta, BBC, Associated Press, Reuters e il Washington Post, accusati di aver colluso per censurare contenuti alternativi nell’ambito della disinformazione.
Secondo l’accusa, le aziende coinvolte avrebbero messo in atto un boicottaggio di gruppo, violando lo Sherman Antitrust Act, negando alle voci dissidenti l’accesso alle principali piattaforme di comunicazione. Il DOJ, attraverso la sua divisione antitrust guidata da Gail Slater, ha affermato nella dichiarazione che è interesse degli Stati Uniti tutelare la libera concorrenza anche nel mercato delle idee, sottolineando che limitare i punti di vista alternativi costituisce un danno antitrust riconoscibile.
“La libertà individuale – e il benessere dei consumatori – traggono grandi benefici dalla concorrenza tra punti di vista”, si legge nella dichiarazione del DOJ. “La soppressione della concorrenza nel mercato delle notizie online rappresenta una minaccia per la democrazia americana.”
Il Dipartimento ha chiarito che la legge antitrust non esclude le organizzazioni giornalistiche e che accordi tra concorrenti che limitano caratteristiche dei prodotti informativi, anche nel nome della “verifica dei fatti”, possono essere considerati restrizioni anticoncorrenziali.
Il caso è ancora pendente presso la Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia. L’intervento del DOJ potrebbe giocare un ruolo cruciale nel valutare se la collaborazione tra media e big tech possa costituire una violazione della legge federale, alla luce delle limitazioni imposte a organizzazioni come CHD.
Kim Mack Rosenberg, consulente legale della CHD, ha commentato: “Il Dipartimento di Giustizia sta intervenendo per far proseguire il caso, e questo è un segnale importante per la difesa della concorrenza e della libertà di espressione.”
Il DOJ e la sua divisione antitrust hanno già affrontato Google in un caso analogo sulla ricerca online, sostenendo che il monopolio mantenuto dal gigante tech rappresenti una minaccia non solo per i mercati digitali ma per la libertà di pensiero negli Stati Uniti.