
(AGENPARL) – Mon 09 June 2025 “La giornata referendaria appena conclusa lascia sul tavolo un fallimento annunciato assieme alla certificazione plastica di uno strumento svuotato e usato per mettere in scena una partecipazione che nei fatti non esiste, e che anzi si trasforma sempre più spesso in un simulacro burocratico con costi reali e risultati pari a zero.
I promotori, che hanno scelto la strada del referendum abrogativo per rilanciare parole d’ordine fuori tempo massimo e sollevare bandiere ideologiche travestite da riformismo, si ritrovano oggi con un dato politico incontestabile. Nessuno li ha seguiti, e quel vuoto non è figlio del disinteresse, ma della lucidità. Una lucidità che ha spinto milioni di cittadini a non prestarsi a un gioco in cui la democrazia diretta viene evocata per poi ridursi a una prova muscolare tra gruppi dirigenti in cerca di visibilità.
L’astensione, scelta politica del tutto legittima, ha rappresentato in questo contesto una linea di difesa della serietà della partecipazione, che non può essere invocata a comando e piegata alle convenienze del momento. E oggi che le urne si sono chiuse lasciando il nulla, torna in primo piano una questione che è eminentemente politica: quanto ancora il Paese può permettersi consultazioni prive di impatto, disancorate da qualunque vera mobilitazione popolare e costrette in una griglia normativa che premia l’iniziativa anche quando è del tutto scollegata dalla realtà?
Chi vuole aprire un conflitto nel Paese non può poi scandalizzarsi se il Paese quel conflitto lo diserta. E chi immagina il referendum come strumento di lotta simbolica deve assumersi la responsabilità del vuoto che lascia, anche quando quel vuoto costa milioni di euro.
Servirà una riforma, certo, ma ancor prima servirà la maturità culturale che faccia distinguere il diritto alla proposta dalla pretesa di renderla obbligatoria per tutti, anche in assenza di contenuti, consenso e senso del tempo. La stagione dei referendum usati come megafono di minoranze organizzate si è conclusa nel silenzio generale di queste urne. E da questo silenzio, più che da qualunque dato percentuale, occorre ripartire.”
Così l’On. Antonio Maria Gabellone, deputato di Fratelli d’Italia.
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On. Antonio Maria Gabellone
Camera dei Deputati