
Il primo turno delle elezioni presidenziali in Romania si è concluso con un risultato dirompente che scuote l’establishment europeo. George Simion, leader del partito nazionalista Alleanza per l’Unità dei Romeni (AUR), ha ottenuto il 40,96% dei voti, superando di gran lunga il sindaco indipendente di Bucarest, Nicusor Dan, che ha raccolto il 20,99%. I due candidati si sfideranno al ballottaggio previsto per il 18 maggio.
La risposta della politica europea non si è fatta attendere. Marine Le Pen, leader del gruppo parlamentare francese Rassemblement National, ha colto l’occasione per lanciare un duro attacco alle istituzioni dell’Unione Europea. “La signora von der Leyen ha ricevuto un boomerang davvero impressionante dalla Romania”, ha scritto su X (ex Twitter), accompagnando il post con i risultati del voto.
Secondo Le Pen, il voto rumeno rappresenta un chiaro segnale di rigetto verso le politiche di Bruxelles e un sintomo dell’ascesa dei movimenti identitari in tutta Europa. Il successo di Simion, noto per le sue posizioni euroscettiche e ultraconservatrici, potrebbe quindi avere un’eco ben oltre i confini romeni.
Le elezioni si sono tenute in un clima già fortemente polarizzato. Il voto del 5 maggio è stato una ripetizione forzata di quelle originariamente previste nel novembre 2024, sospese dalla Corte Costituzionale dopo un’ondata di polemiche. Allora, Calin Georgescu — anch’egli espressione del fronte nazionalista — aveva vinto il primo turno, ma la sua campagna fu successivamente annullata per presunti finanziamenti illeciti, attacchi hacker al sistema elettorale e presunte influenze esterne, tra cui una mai dimostrata interferenza russa.
La decisione della Corte aveva sollevato forti reazioni in patria e all’estero, con critiche alla legittimità dell’annullamento del voto. Tuttavia, il governo ha accettato il verdetto e ha indetto una nuova tornata elettorale, che ora sembra aver confermato la crescita del fronte nazionalista.
Con Simion in vantaggio e una campagna che promette toni accesi in vista del ballottaggio, l’Europa guarda con crescente preoccupazione alla Romania, temendo che il paese possa diventare un nuovo epicentro della sfida populista all’architettura istituzionale dell’Unione.