
Il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, ha accolto con favore la decisione dell’Interpol di non emettere un mandato di arresto internazionale nei suoi confronti, definendola una conferma che si tratta di una persecuzione politica e non di un procedimento penale legittimo. In un’intervista rilasciata durante il programma “In primo piano”, Dodik ha dichiarato che l’atteggiamento della comunità internazionale e della Sarajevo politica riflette una chiara volontà di intimidazione politica.
“La prima volta che l’Interpol ha detto che non si trattava di alcun crimine, ma di persecuzione politica, sarebbe stato logico fermarsi lì. Tuttavia, hanno deciso di andare avanti. Ora, dopo questa ulteriore conferma, non so davvero cos’altro potrebbero fare”, ha affermato Dodik, annunciando che la trasmissione integrale sarà trasmessa questa sera alle 20:30.
Il leader serbo-bosniaco ha poi ribadito la sua soddisfazione per la presa di posizione dell’Interpol, che ha respinto le richieste delle autorità giudiziarie di Sarajevo, confermando che non sussistono i presupposti giuridici per un mandato internazionale nei suoi confronti.
“Per quanto mi riguarda, posso ritenermi soddisfatto, perché è stato confermato quello che affermiamo fin dall’inizio: questa è una persecuzione politica. È importante sottolineare che molti Paesi non hanno accettato una simile richiesta, e che l’unica organizzazione mondiale competente per crimini di natura generale, e non politica, ha riconosciuto che si tratta di un uso politico della giustizia”, ha detto Dodik.
Nonostante la decisione dell’Interpol, il presidente della Republika Srpska ha avvertito che la “Sarajevo politica” non rinuncerà facilmente a quella che definisce una campagna contro di lui. “Per loro la questione non finisce qui. Cercheranno nuove occasioni e pretesti per mantenere vivo l’argomento, per continuare a esercitare pressioni e creare tensione politica”, ha concluso.
La vicenda si inserisce in un contesto politico estremamente teso tra le entità costitutive della Bosnia-Erzegovina, con Dodik che da tempo accusa le autorità centrali e i partner occidentali di voler minare l’autonomia della Republika Srpska attraverso strumenti giudiziari e pressioni politiche.