
“Devo dire che non sono convinto dell’opportunità, della fondatezza del piano della Von der Leyen. Perché non vedo un serio passo nella direzione della costruzione di un coordinamento dei sistemi di difesa europea, perché continuare a dire ai Paesi, peraltro prevalentemente a quelli che non hanno capacità fiscale, perché gli altri lo stanno già facendo, di continuare a riarmare le strutture militari, non è la strada che fa dell’Europa un soggetto geopolitico più forte, più in grado di incidere. Noi abbiamo delle esperienze, nel recente passato, di un’Europa che si è presentata anche militarmente in ordine sparso”. Lo ha detto l’ex ministro del Lavoro ed esponente Pd Andrea Orlando a Tagadà su La7.
“Penso che ci sarebbe voluto un segnale più forte nella direzione della costruzione di strutture che magari funzioneranno più avanti – ha aggiunto l’ex ministro dem – ma che siano in grado di coordinare maggiormente i sistemi di difesa europea. Aggiungo che la strada di allentare il patto di stabilità per i diversi Paesi, senza avviare un progetto di costruzione di un sistema industriale di difesa europea, significa che ognuno si fa gli acquisti per i fatti suoi e si continuano ad acquisire tecnologie da Paesi che non è detto che saranno nostri alleati in futuro. Inoltre la scelta di togliere quei soldi dei fondi di coesione la considero il modo migliore per far fallire l’operazione nel suo insieme e concludo che c’è un tema invece di carattere generale perché l’Europa deve dire anche come si vuole posizionare dal punto di vista geopolitico. E questa è la cosa più complicata, perché noi dobbiamo decidere se l’Europa userà questo potenziale per essere un soggetto che vuole costruire un nuovo multilateralismo o semplicemente per sostituirsi agli Stati Uniti nella prosecuzione della guerra con l’Ucraina. Sono due opzioni che non sono dialetticamente contrapposte, però sono diverse”.
“Io non sono straconvinto del fatto che gli Stati Uniti saranno un imprescindibile interlocutore dopo Trump, anche con un’altra amministrazione. Perché uno shock come questo cambia le relazioni multilaterali in modo irreversibile. Se l’Europa vuole essere un soggetto che in qualche modo utilizza quel potenziale che vuole rafforzare, deve dire anche che in quale modo vuole lavorare per costruire un multilateralismo e costruisce qualcosa di alternativo a quello che c’è stato prima”.