«Quando nel 2006 si parlava di un importante progetto espositivo dedicato alla nautica da diporto previsto a Roma, che poi divenne il salone Big Blu con la prima edizione del 2007, pensai, da imprenditore, che la nautica da diporto aveva finalmente nel centrosud del Paese una grande opportunità di sviluppo. C’era già il Nauticsud a Napoli e l’arrivo di un altro importante salone avrebbe favorito lo sviluppo della media e piccola nautica da diporto anche nelle regioni del Mezzogiorno.
Purtroppo, nonostante il Nauticsud e il Big Blu viaggiassero a vele spiegate, la crisi della nautica degli anni 2011-2012 stroncò le gambe all’intero comparto produttivo con la sola esclusione dei grandi e mega yacht. I numeri di quegli anni erano tremendi: la domanda di ormeggi scese del 26 per cento, la manutenzione delle imbarcazioni del 30-40 per cento e, in particolare la spesa dei diportisti precipitò del 56%, portando il fatturato nazionale da 1,1 miliardi a 484 milioni di euro. La crisi, legata alla bolla dei contratti leasing, alle regole europee per l’accesso ai finanziamenti e la pressione fiscale del Governo sugli armatori, furono alcune delle principali cause della crisi.
In quel periodo presi due decisioni importanti: candidarmi alla guida dell’ANRC, attuale AFINA, e avviare un’azienda produttrice di battelli pneumatici. Una follia che però era alimentata da un desiderio: far diventare la piccola nautica tra i 5 e 12 metri, quella dei gommoni, dei gozzi e dei motoscafi, punto di riferimento della produzione nautica nazionale. L’azienda, creata e sviluppata con i miei figli, è oggi una valida realtà, ma dove ho realizzato il sogno è stato nel percorso dei miei primi 10 anni da presidente dell’Associazione Italiana Filiera della Nautica, con la quale oggi realizziamo i saloni internazionali Nauticsud e Navigare a Napoli e quello di Bologna.
Ma la gioia più grande, e lo dico senza remore, è giunta quest’anno a giugno quando ho rilevato il testimone di quel salone che a Roma non si svolgeva più da oltre 10 anni. Un successo, costruito con l’intero gruppo dei 254 soci di Afina che hanno creduto nell’impresa, che per me ha una importanza particolare. Ho sempre immaginato di rilanciare questo appuntamento nautico nella Capitale d’Italia e, grazie ad un’ottima intesa con la dirigenza di Roma Fiera Spa che ringrazio per la fiducia e il supporto, ora può finalmente prendere corpo un progetto ampio e completo per la piccola e media nautica da diporto.
Resto comunque sempre attento al futuro del comparto, nonostante i 33 miliardi di fatturato annui della nautica italiana da diporto registrati nel 2023, nonostante la leadership dell’Italia dell’export a livello mondiale e nonostante la crescita di posti lavoro che vedono un aumento di oltre 30 mila addetti negli ultimi tre anni. Il rischio di una crisi del settore, che negli ultimi anni abbiamo più volte indicato, si sta palesando a causa della mancanza di ormeggi e di Marina. Le strutture di accoglienza, i porti turistici, sono insufficienti a rispondere alla più elementare delle leggi di mercato domanda/offerta. Se si analizzano, ad esempio, le 4 regioni con il maggiore numero di porti, si vede che il numero dei porti turistici, detti Marina, sono sempre sottostimati. La Liguria, su 70 porti, ha solo 12 Marina, la Campania, sempre con 70 porti, ne conta 6, la Sicilia, con 142, ne ha solo 7 e il Lazio, con 42 porti, solo 3 porti turistici.
I ritardi legati allo sviluppo dei servizi, creati dall’iter della burocrazia delle pubbliche amministrazioni, ed alle leggi vincolanti per lo sviluppo delle infrastrutture necessarie, impediscono la realizzazione di nuovi porti turistici, rischiando così di fermare la crescita del comparto e mettere a rischio migliaia di posti di lavoro.
Da Roma, dal salone Nautico Internazionale di Roma, intendo quindi lanciare un grido d’allarme al Governo e alle istituzioni territoriali affinché recepiscano questa necessità, trovando le giuste e adeguate soluzioni per non fermare questo motore produttivo che proprio nel nuovo Mezzogiorno ha trovato realtà produttive che realizzano indotto e, per volano, sviluppano economie territoriali dove insistono.»
Presidente Gennaro Amato, Associazione Filiera Italiana della Nautica (AFINA)