
Il 27 novembre i cittadini della Namibia si recanoalle urne per eleggere il nuovo presidente e rinnovare l’Assemblea nazionale. In un contesto elettorale considerato tra i più competitivi dalla proclamazione dell’indipendenza nel 1990, la candidata della South West Africa People’s Organization (SWAPO), Netumbo Nandi-Ndaitwah, potrebbe entrare nella storia come la prima donna presidente del Paese.
Netumbo Nandi-Ndaitwah: una candidatura storica
Netumbo Nandi-Ndaitwah, 72 anni, attuale vicepresidente della Namibia, rappresenta il volto di un possibile cambiamento epocale. La sua candidatura alla guida della SWAPO, partito che ha governato il Paese senza interruzioni per oltre tre decenni, potrebbe contribuire a ridefinire il panorama politico non solo della Namibia, ma dell’intera regione dell’Africa meridionale.
Se eletta, sarebbe la prima donna a ricoprire la carica presidenziale in Namibia, un risultato che secondo gli esperti potrebbe segnare una svolta nella percezione del ruolo delle donne nella politica africana. Rich Mashimbye, ricercatore presso l’Institute for Pan-African Thought and Conversation (IPATC) dell’Università di Johannesburg, sottolinea l’importanza simbolica di una presidenza femminile:
“L’ascesa di Nandi-Ndaitwah potrebbe essere un catalizzatore per un cambiamento significativo nella cultura politica della Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Meridionale, dove il potere è storicamente dominato dagli uomini.”
La sfida agli stereotipi di genere
In Namibia, come in gran parte dell’Africa postcoloniale, le donne sono state spesso marginalizzate nella politica, in quanto molte società africane rimangono fortemente patriarcali. L’eventuale vittoria di Nandi-Ndaitwah potrebbe contribuire a demolire gli stereotipi di genere che vedono le donne relegate al ruolo domestico, come evidenziato da Mashimbye:
“La sua elezione potrebbe erodere la concezione secondo cui la leadership è prerogativa esclusiva degli uomini.”
Anche Sikanyiso Masuku, ricercatore presso l’Institute for Democracy, Citizenship and Public Policy in Africa dell’Università di Città del Capo, evidenzia come una vittoria della candidata SWAPO rappresenterebbe un evento senza precedenti, capace di ispirare altre donne nella regione:
“Finora, le donne che hanno ricoperto la carica di presidente nella regione non lo hanno fatto tramite elezioni popolari, ma attraverso la successione costituzionale, come Samia Suluhu Hassan in Tanzania o Joyce Banda in Malawi.”
Una competizione aperta: i principali sfidanti
Nonostante il dominio della SWAPO, le elezioni di quest’anno si preannunciano particolarmente combattute. Tra i principali sfidanti di Nandi-Ndaitwah c’è Panduleni Itula, leader del partito Patrioti Indipendenti per il Cambiamento (IPC), che nel 2019 riuscì a ottenere il 29,4% dei voti, sfidando l’allora presidente Hage Geingob.
Geingob, che avrebbe dovuto cercare la rielezione, è deceduto lo scorso febbraio a seguito di una lunga malattia, aprendo così la strada alla candidatura di Nandi-Ndaitwah.
Altri candidati rilevanti includono:
- McHenry Venaani, leader del Popular Democratic Movement (PDM), il principale partito di opposizione;
- Bernadus Swartbooi, a capo del Landless People’s Movement (LPM), che si batte per i diritti dei cittadini senza terra;
- Job Amupanda, professore associato e leader del movimento Affirmative Repositioning.
Le sfide per i candidati: economia, disoccupazione e disuguaglianza
Le elezioni si svolgono in un contesto di difficoltà economiche, con un’elevata disoccupazione, una crescita economica stagnante e crescenti disuguaglianze sociali. Questi temi, secondo gli analisti, saranno centrali nel determinare le scelte degli elettori.
Sikanyiso Masuku ha osservato come i giovani elettori, nati dopo l’indipendenza, siano sempre meno interessati alle credenziali storiche della SWAPO come partito di liberazione, preferendo concentrarsi su questioni attuali come la governance e il miglioramento delle condizioni socioeconomiche:
“L’era dei partiti di liberazione sta finendo. Le nuove generazioni sono più interessate a soluzioni pratiche per i problemi odierni che alle storie eroiche del passato.”
Il declino dei partiti di liberazione in Africa
La Namibia non è l’unico Paese in cui i partiti storici di liberazione stanno perdendo consenso. In Sudafrica, l’African National Congress (ANC) ha recentemente perso la maggioranza assoluta, mentre in Botswana il Partito Democratico ha subito una sconfitta alle elezioni del 2023.
Secondo Mashimbye, la memoria della lotta di liberazione, che ha a lungo garantito il sostegno a questi partiti, sta svanendo:
“Con l’aumento dell’attivismo politico tra i giovani, invocare le eroiche fatiche del passato non è più sufficiente per conquistare l’elettorato.”
Un futuro di cambiamento?
Le elezioni in Namibia del 27 novembre rappresentano un test cruciale per il futuro politico del Paese e della regione. Se Netumbo Nandi-Ndaitwah riuscirà a rompere il soffitto di cristallo e a diventare la prima presidente donna della Namibia, la sua vittoria potrebbe segnare l’inizio di una nuova era, non solo per il Paese, ma per tutta l’Africa meridionale.
