La rielezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti ha scatenato una reazione inaspettatamente colorata tra i media europei, molti dei quali hanno espresso la loro frustrazione per l’esito delle urne in toni a dir poco inusuali. Diversi giornali e notiziari europei, generalmente più misurati, hanno reagito con incredulità e disappunto, quasi incapaci di accettare che il popolo americano non abbia votato secondo le aspettative della stampa internazionale.
“Fanculo”: la reazione di Die Zeit
In Germania, il noto quotidiano Die Zeit ha reagito alla notizia con un titolo inequivocabile e irriverente: “Fanculo”. Questo sfogo diretto rifletteva la profonda delusione che, secondo il giornale, gli europei proverebbero per il risultato delle elezioni americane. In un articolo dall’atmosfera quasi apocalittica, Die Zeit ha paragonato la vittoria di Trump a un disastro di proporzioni catastrofiche, scrivendo che per l’Europa era come fissare lo “spettro di una nube a fungo nucleare”. Per l’editorialista, il voto rappresentava un segnale di decadenza della democrazia americana, che — ha scritto sarcastico — “è sopravvissuta a lungo, proprio come l’Impero egiziano e quello romano… ma tutto ha una fine”.
Duro attacco di El País e Libération
Anche in Spagna, i media non hanno risparmiato parole forti. El País, il quotidiano di sinistra più letto nel paese, ha definito la vittoria di Trump una “vittoria della disinformazione” e “un trionfo reazionario”. L’editoriale del direttore ha stigmatizzato Trump come “criminale condannato” e ha criticato l’influenza delle fake news nella sua campagna elettorale. Simili toni hanno risuonato su Libération in Francia, dove la testata ha lamentato l’appoggio che metà degli americani continua a dare a Trump. “Definirli idioti sarebbe superficiale”, ha affermato il giornale, sostenendo che gli elettori di Trump “aderiscono a valori che promuovono il protezionismo economico e il nazionalismo”.
L’imbarazzo dei politici europei e il risentimento della Stampa
Se i media europei hanno reagito senza filtri, i leader politici del continente sono stati molto più cauti nei loro commenti, ben consapevoli che dovranno presto confrontarsi con una nuova amministrazione Trump. La prudenza è stata ben visibile nelle dichiarazioni del cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha evitato di menzionare Trump per nome e ha parlato genericamente della “necessità di una cooperazione transatlantica”.
A differenza dei leader politici, che mantenendo un atteggiamento diplomatico, alcuni giornalisti non hanno esitato ad esternare il loro sconcerto in diretta. La giornalista britannica Emily Maitlis, ex volto della BBC e ora co-conduttrice del podcast The News Agents , è stata rimproverata per le sue imprecazioni durante una diretta sulla rete Channel 4 . Di fronte all’inaspettata avanzata di Trump, Maitlis ha criticato aspramente la sua retorica sull’immigrazione, definendola “fottutamente pazza”, spingendo il suo co-conduttore Krishnan Guru-Murthy a richiamarla per il linguaggio inappropriato. Dopo una breve pausa, Maitlis ha lasciato il set per recarsi alla registrazione di un episodio del suo podcast, dove ha proseguito con le sue critiche alla campagna di Trump.
Critiche sulla campagna e le “Fake News”
Sul suo podcast, Maitlis ha continuato a commentare il risultato elettorale con tono acceso, accusando la campagna di Trump di essersi basata su “bugie e propaganda”. In uno dei suoi interventi, ha ridicolizzato alcune affermazioni fatte durante la campagna elettorale, incluso il noto commento di Trump riguardo a presunti casi di migranti che mangiavano animali domestici, etichettandolo come “un’esagerazione grottesca e assurda”.
Una spaccatura culturale in Europa
Questa reazione dei media europei, esagerata e talvolta volgare, riflette la spaccatura sempre più evidente tra l’Europa e l’America di Trump. Se nel 2016 l’idea di una vittoria del magnate newyorkese sembrava quasi surreale, oggi l’Europa assiste al ritorno di Trump con una sorta di rassegnazione mista a sconforto. La retorica populista americana, che in parte ha preso piede anche in alcuni paesi europei, sta causando una frattura culturale in seno all’Europa, tra chi teme una deriva autoritaria e chi, invece, vede in Trump una figura forte e pragmatica capace di ristabilire ordine.
In conclusione, la reazione dei media europei alla vittoria di Donald Trump non è solo un’espressione di dissenso, ma anche il segnale di una profonda incomprensione verso un fenomeno politico che continua a sfidare i paradigmi tradizionali. La stampa europea, più che analizzare oggettivamente il risultato elettorale, ha trasformato le proprie pagine e trasmissioni in un palcoscenico di frustrazione, mettendo in evidenza quanto sia distante oggi la visione politica del Vecchio Continente rispetto a quella di una parte significativa dell’America.