
(AGENPARL) – gio 02 maggio 2024 Prot. n.______ Federico Marini
CERAMICA – Tipica, di design e moderna: 118 realtà e oltre 200
addetti. La ceramica sarda tra tradizione e nuove normative europee.
Marco Franceschi (Segretario Confartigianato Oristano): “Promuovere
le realtà territoriali e rendere le produzioni attrattive per tutta l’Isola”.
Associazioni Sono 118 le imprese che in Sardegna si occupano di fabbricazione di prodotti in
Territoriali ceramica e porcellana per uso moderno o tradizionale. Circa 200 gli addetti. Del totale
Sud Sardegna
delle attività ben 100, l’84,7% sono artigiane. Le aziende gestite dalle donne sono il
Cagliari 47,2%. L’Isola, con questi numeri, si classifica al 9° posto in Italia per consistenza del
Via Riva Villasanta 241
433, mentre è al primo posto come incidenza delle imprese artigiane. Il panorama
Oristano
Via Campanelli, 41 delle produzioni è vario: pezzi artistici e vasellame, di uso domestico e da toletta, ma
Nuoro confezionamento di merci, articoli sanitari e pezzi isolanti.
Via Brig.Sassari, 37 E’ questo, in sintesi, ciò che emerso dal dossier realizzato dall’Ufficio Studi di
Confartigianato Sardegna, dal titolo “Ceramica ad alta vocazione artigiana in
Sassari Sardegna”, che ha analizzato i dati di UnionCamere-Infocamere e Istat del 2023, che è
Via Alghero, 30
Franceschi, durante la tavola rotonda dal titolo “Artigianato nella nostra storia rurale.
Gallura Olbia
Via Sangallo 67 Arti e mestieri”, organizzata dal Comune di Ollastra (OR), nell’ambito delle iniziative
A livello territoriale, 55 imprese (47 artigiane) operano nella vecchia provincia di
Cagliari, 32 realtà (29 artigiane) in quella di Nuoro, 23 in quella di Sassari-Gallura (17
artigiane) e 8 a Oristano (7 artigiane).
“Creare sinergie e reti sulla ceramica sarda, artistica e di design ma anche tipica e
tradizionale, rappresenta quel valore aggiunto di cui abbiamo bisogno per valorizzare le
eccellenze isolane – ha affermato Marco Franceschi, Segretario di Confartigianato
Imprese Oristano, durante il suo intervento – c’è la volontà di promuovere le realtà
territoriali e rendere questi prodotti elementi distintivi e altamente attrattivi di tutta
l’Isola”. “Con l’approvazione e l’avvio del percorso attuativo del Regolamento sulle
indicazioni geografiche per i prodotti artigianali, anche per la ceramica ad alta
vocazione artigiana si apre uno dei più importanti capitoli fortemente caratterizzati da
un legame inscindibile e duraturo con i territori – ha proseguito il Segretario di
Confartigianato Imprese Oristano – si tratta di specificità che testimoniano la storia e
la tradizione delle nostre produzioni e che, contemporaneamente, esprimono la capacità
di innovarsi e di affrontare costantemente le sfide del cambiamento nei mercati”. “La
valorizzazione e la protezione delle indicazioni geografiche tipiche – ha sottolineato
Franceschi – non è una rivendicazione sterile, ma un modo per rendere riconoscibile un
modo di vivere, di pensare, di credere, di agire, di intraprendere, di produrre, di
Confartigianato Imprese Sardegna
modificare il mondo intorno a noi, come parte integrante della nostra contemporanea
identità culturale”.
Caro energia – Il settore della ceramica fa parte dei comparti manifatturieri a
maggiore intensità energetica insieme ad alimentare, carta, chimica, gomma e materie
plastiche, metalli, vetro e cemento. Per questo nel settore il 68% delle imprese ha adottato
buone pratiche nel digitale nel 2023 mentre ben il 40,3% delle aziende ha investito in
prodotti e tecnologia per il risparmio energetico (67,5% miglioramento del processo
produttivo, 61% miglioramento del prodotto finale, 28% riduzione consumo di energia e
materiale)
A livello nazionale le imprese della ceramica generano un fatturato di 450 milioni
di euro, di cui il 62,4% viene esportato (quota superiore di 16,0 punti percentuali rispetto
al 46,5% del Manifatturiero), ed un valore aggiunto di 182 milioni di euro. Per quanto
riguarda l’occupazione, il comparto della ceramica conta 5.815 addetti, di cui 3.511 sono
nell’artigianato rappresentando il 60,4% degli addetti del comparto.
Nel loro complesso, le micro e piccole imprese (MPI) originano l’82,3%
dell’occupazione, il 62,0% del valore aggiunto ed il 55,8% del fatturato del settore.
Nel 2023 nelle professioni legate alla produzione di ceramica le micro e piccole
imprese richiedono 860 lavoratori, di cui 540, pari al 62,8% sono di difficile reperimento,
quota che supera di 14,7 punti il 48,1% del totale entrate in MPI.
Oltre 4 imprese della ceramica su 10 sono guidate da donne. Il comparto ha una
elevata presenza di imprese femminili: si tratta di 1.132 imprese attive che rappresentano
il 41,6% delle imprese del comparto, quasi il doppio del 22,7% del totale economia e
oltre il doppio rispetto al 18,0% del Manifatturiero. Tra le maggiori regioni per imprese
del comparto della ceramica, la quota di imprese femminile nella ceramica è più elevata e
superiore alla media in Emilia-Romagna con il 51,0%, Sardegna con il 47,2% e
Lombardia con il 45,3%.
Il made in Italy della ceramica. Secondo le ultime evidenze disponibili relative ai
12 mesi terminanti a novembre 2023, le esportazioni del comparto della ceramica
ammontano a 318 milioni di euro, di cui 233 milioni in prodotti in ceramica per usi
domestici e ornamentali (73,3%) e 85 milioni in altri prodotti in ceramica (26,7%).
L’Italia è il 6° esportatore europeo del comparto della ceramica con una quota
dell’8,7% sul totale Ue. In chiave dinamica, nei primi 11 mesi del 2023 le vendite del
made in Italy crescono del 2,1%, in controtendenza rispetto al -2,8% della media Ue. In
crescita le vendite nei primi tre mercati: Germania a +7,3%, Francia a +3,0% e Stati Uniti
a +1,6%.
“L’avvio del percorso di riconoscimento delle IIGG – ha concluso il Segretario di
Confartigianato Oristano – avrà, quindi, un ruolo fondamentale per mantenere alta la
competitività del made in Italy, mettendo in evidenza le produzioni realizzate da aziende
radicate sul territorio, con tradizioni manifatturiere secolari, capacità di proporre
prodotti che si adattano alle esigenze della clientela, superando la logica della
standardizzazione. Per questo, siamo orgogliosi di essere “attori indispensabili” di
questo processo affinché il percorso di attuazione del Regolamento comunitario 2411 del
2023 possa prendere rapidamente il suo cammino”.
Confartigianato Imprese Sardegna
L’artigianato artistico della Sardegna.
Tolto il settore della ceramica, l’artigianato tipico e tradizionale della Sardegna, pur
rappresentando una piccolissima parte di tutto il comparto, rappresenta l’immagine vera e
propria della cultura e delle radici dell’Isola. E’ la sensazione che gli altri hanno della
nostra regione. Le imprese regolari sono poche (prevalentemente oreficeria, tessuti,
ceramiche, legno, pelle, metalli non preziosi, coltelleria, vetro, pietra, intreccio), in
rappresentanza di meno dell’1% di tutto l’artigianato regionale. Con una media di 2,2
addetti per azienda, possiamo contare circa 400 addetti ufficiali. Il valore aggiunto
(stimato) è di circa 95 milioni di euro (diretto, indotto e nero) con un valore aggiunto, sul
totale dell’artigianato sardo, del 4,4%. Il valore dell’export (tra certificato e stimato) di
prodotti in legno e sughero, coltelleria, mobili, tessuti, porcellana, ceramica, vetro, vale
oltre 25 milioni di euro. Due i punti dolenti del settore: le 1500 “entità” non regolari, non
registrate alle Camere di Commercio, e il “falso”, circa il 50% dei prodotti non è di
produzione regionale. In 5 anni sono arrivati in Sardegna oltre 27 milioni di euro di
prodotti contraffatti (la maggior parte oreficeria).
L’artigianato artistico costituisce un grande patrimonio culturale ed economico e
rappresenta nel mondo l’emblema del gusto, della creatività, dell’unicità del made in
Sardegna. Il “fatto ad arte sardo”, per la sua capacità di essere pezzo unico e su misura è
per la nostra regione un’enorme risorsa creativa e reattiva contro l’omologazione del
gusto indotta dalla globalizzazione e rappresenta la difesa della memoria, dell’identità e
della diversità. Ma l’artigianato d’arte, è anche tra i settori a maggiore rischio
d’estinzione, a causa degli alti costi d’impresa, delle difficoltà burocratiche e degli oneri
nella trasmissione dell’attività e nella formazione dei giovani, dei problemi nella
commercializzazione e del fenomeno, come abbiamo detto, della contraffazione.
L’attività artigiana delle imprese del tipico e tradizionale sardo, nei vari territori, è
importante dal punto di vista dell’attrattività e del mantenimento della tradizione e della
memoria. Di certo con possiamo dire altrettanto per il valore economico che questo
settore porta in dote.
La maggior parte di queste micro attività troppe scompaiono nel silenzio perché
non reggono il ritmo delle produzioni industriali e perché, se economicamente valide, la
loro diffusione commerciale è limitata. Da anni diciamo che tali professionalità avrebbero
bisogno di due elementi basilari: i fondi e le strutture. Il primo fattore servirebbe a
riequilibrare economicamente l’attività, ovvero renderla competitiva da punto di vista
commerciale, affinché mantenga la propria identità artigianale, mentre il secondo sarebbe
necessario per farla “vivere”, esercitandola, ad esempio, in contesti che stiano all’interno
di spazi espositivi.
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