
Quasi ogni studente che ha intrapreso il percorso di studi universitario è arrivato al punto di farsi la domanda relativa al proseguimento degli studi in specialistica o meno. La laurea magistrale, ad oggi, è detta anche laurea specialistica perché, in linea di principio, andrebbe a completare e approfondire le conoscenze acquisite durante la laurea triennale. Questo quesito riguarda studenti e studentesse a partire dal 1999, anno della riforma dell’Università che ha introdotto l’oggi canonico 3+2 (dall’impatto non positivo, numeri alla mano). Questo percorso di studi è così strutturato per gli atenei tradizionali come la Sapienza ma anche per quelli telematici (completamente o in parte) come l’Università degli Studi Niccolò Cusano. Come spesso accade quando ci si pongono interrogativi del genere, è impossibile dare risposte univoche valide per tutti gli studenti. Il prosieguo di un percorso di studi, o viceversa il suo stop, riguarda strettamente il singolo ed è una decisione estremamente soggettiva. Tuttavia, ci sono alcuni elementi che possono essere considerati e intorno ai quali è possibile interrogarsi per capire se continuare negli studi oppure fermarsi al percorso triennale.
Una discriminante importante è data dal tipo di triennale conseguita. Esistono, ad esempio, le cosiddette “lauree professionalizzanti”, vale a dire quelle che, al termine del triennio, permettono l’ingresso nel mondo del lavoro nell’ambito studiato. È il caso di tutte le triennali afferenti al mondo sanitario: da infermieristica al tecnico di laboratorio ad esempio. Vi è anche in questi casi la possibilità di accedere al percorso specialistico, così da ambire a promozioni interne, anche tramite concorso. Si tratta di un aspetto da valutare anche strada facendo, ciò significa che il titolo magistrale non è necessario per intraprendere questo percorso lavorativo. Rimanendo in ambito sanitario, ci sono master riconosciuti dall’ex MIUR (oggi MUR) anche online che permettono di acquisire un titolo tale da divenire coordinatore all’interno delle strutture, un passaggio che invece non è garantito dalla laurea magistrale, grazie alla quale si può concorrere per divenire dirigente.
Diversamente, se il riferimento va all’ambito umanistico, il prosieguo del proprio percorso di studi includendo una laurea magistrale è spesso caldeggiato. Il principale sbocco lavorativo per questi studenti può essere l’insegnamento e i crediti acquisiti durante il percorso triennale non sono sufficienti ad ottenere l’inserimento delle classi di concorso (tema, tra l’altro, spesso oggetto di riforme).
Tralasciando però gli aspetti legati strettamente al futuro, è bene interrogarsi anche su quelle che sono le volontà del singolo studente. Prima di tutto chiedendosi se è rimasta intatta la voglia di studiare, un aspetto assolutamente non secondario: ogni discorso fatto fino a questo momento, infatti, decade nel caso in cui lo studente non riesca più a studiare con profitto. Se studiare sui libri diventa un obbligo autoimposto, è bene riflettere sulla possibilità di fermarsi dopo il percorso triennale. Un altro aspetto che può avere una certa importanza riguarda la questione temporale: posto che i tempi per laurearsi dipendano strettamente dal singolo individuo, è sempre preferibile una laurea in corso piuttosto che fuori corso (soprattutto se di diversi anni). Questo, perciò, apre alla possibilità di prendersi una pausa dallo studio appena concluso il percorso triennale e trovare il tempo necessario per chiedersi se effettivamente la laurea specialistica è quello che si vuole, senza buttarsi a capofitto nel nuovo corso di studi.
