
(AGENPARL) – ven 23 giugno 2023 [image: 91df4ad2-7155-4895-ac1e-b3cb1228d3b5.png]
*Il veleno dopo lo sparo**, quando la caccia uccide due volte*
*Una mostra al Museo di Scienze Naturali di Bergamo per raccontare i danni
da avvelenamento da piombo sulla fauna del nostro Paese*
*Il Veleno dopo lo sparo*
24 giugno-15 ottobre 2023
Museo di Scienze Naturali E.Caffi
piazza Cittadella 2, Bergamo
Ingresso 3€
Ogni anno, nella sola Unione Europea, almeno 1 milione di uccelli
acquatici, la maggior parte dei quali anatre, oche e cigni muore a causa
del piombo disperso nell’ambiente. Muoiono, non per gli effetti diretti
della caccia, ossia perché vengono abbattuti dagli spari dei cacciatori, ma
per effetti indiretti: muoiono, cioè, per avvelenamento da piombo,
intossicati dal metallo contenuto nelle cartucce esplose dai fucili dei
cacciatori, ingerito insieme al nutrimento presente sul fondo di stagni e
laghetti.
Non solo. Ogni qualvolta un cacciatore spara a un capriolo, lasciando i
visceri sul terreno, il rischio che questi contengano schegge di proiettili
di piombo è molto elevato raggiungendo il 75% dei casi. Questo rappresenta
una minaccia costante e spesso mortale per quei rapaci attirati da una
facile fonte di cibo. Non c’è dunque da stupirsi se i dati raccolti da
ERSAF-Direzione Parco Nazionale dello Stelvio e dalla Provincia di Sondrio
dimostrano che il 60% dei grandi rapaci trovati morti in Italia negli
ultimi 15 anni presentano valori di piombo indicativi di intossicazione. Se
pensiamo che in Italia, ogni anno, si abbattono col piombo diversi milioni
di individui di uccelli e mammiferi, il fenomeno appare di una portata
incredibilmente vasta.
E infine: sulla nostra tavola, talvolta ci finisce anche la cacciagione e
la tossicità delle carni contaminate, può essere trasmessa anche all’uomo,
che immette piombo, seppure in quantità moderate, nel proprio organismo con
tutti i rischi che questo comporta alla salute delle persone.
*“La caccia, quindi, uccide due volte. – *commenta l’Assessora alla
Cultura *Nadia
Ghisalberti* -* La prima è connessa all’atto venatorio, legale e
regolamentato nel nostro Paese, la seconda è assolutamente evitabile ed è
dovuta all’intossicazione da piombo ingerito dalle vittime in quanto
disperso nell’ambiente e negli animali feriti che possono sfuggire durante
l’attività venatoria. La mostra, seppur limitata a una sola sala del Museo,
è dimostrazione di un nuovo indirizzo, un nuovo corso intrapreso dal Caffi,
ovvero quello di arricchire il dibattito su tematiche di stretta attualità,
ma anche di sensibilizzare sui rischi ambientali, sui temi della
biodiversità, portando all’attenzione del pubblico dati e analisi di
esperti”.*
Nell’Unione Europea, annualmente, vengono disperse nell’ambiente circa
14.000 tonnellate di piombo, attraverso l’attività di caccia. Una volta
rilasciato, il piombo finisce sul suolo e i suoi frammenti restano per
decenni nello strato superficiale del terreno prima di alterarsi; pertanto,
gli uccelli possono raccoglierli e ingerirli. Secondo l’European Chemical
intossicazione. Considerati i tempi lunghi con i quali il piombo delle
munizioni si altera una volta depositato nel suolo, possiamo considerarlo
come una sorta di "regalo" indesiderato per le generazioni future. Questi
effetti sull’ambiente si riverberano, come è evidente, non solo sugli
animali, ma anche sull’uomo, attraverso l’alimentazione e non solo.
E proprio questo è il tema della mostra “*Il veleno dopo lo sparo*” che il
Museo di Scienze Naturali di Bergamo propone in una delle sue sale di
Brescia Capitale Italiana della Cultura.
*“La mostra mette in risalto le risultanze di studi ambientali che
testimoniano l’effetto deleterio dell’uso di piombo a scopi venatori e come
questa pratica comporti, seppur inconsapevolmente, conseguenze drammatiche
per le specie di rapaci più rare e minacciate anche di estinzione (come gli
avvoltoi) per le quali sono in atto progetti internazionali di tutela *–
spiega il direttore del Museo *Marco Valle.* –* È una mostra contro la
caccia? No. Il tema è quello del danno da piombo, le soluzioni tecniche per
abolire questo metallo così nocivo all’ambiente ci sono, alcuni Stati si
sono già adeguati (penso ad esempio alla Danimarca, che da tempo ha
eliminato il piombo dalle munizioni sia per gli uccelli sia per gli
ungulati) e speriamo che questo avvenga al più presto anche in Italia”.*
La mostra – che occupa una delle sale del Museo Caffi, nel cuore di Bergamo
Alta – si compone di un percorso didascalico che spiega gli effetti tossici
del piombo usato nella caccia; una quindicina di pannelli rendono conto
delle principali ricerche effettuate in Italia e in Europa e completano le
vetrine che il Museo ha realizzato per mostrare e raccontare gli effetti
che il metallo provoca su alcune specie, come il gipeto, l’aquila reale, il
grifone e altre ancora. Una selezione di reperti documentali raccolti in
natura e filmati mostrano, infine, in maniera inequivocabile gli effetti
dell’intossicazione.
In Italia i buoni esempi non mancano. Oltre al divieto per la caccia con il
piombo introdotto nel 2007 per la caccia nelle zone umide all’interno della
Rete Natura 2000, sono state adottate iniziative per limitare l’uso dei
proiettili al piombo per l’abbattimento degli ungulati. In alcune realtà
quali la Riserva Naturale Statale Tenuta di Castelporziano (RM), il Parco
Naturale Regionale Naturale Gola della Rossa e di Frasassi (AN), il Parco
Naturale La Mandria (TO) e il Parco Nazionale dello Stelvio (SO e BZ),
vengono utilizzate da anni munizioni senza piombo per le attività di
controllo numerico degli ungulati selvatici.
Dal 2011 la Provincia di Sondrio (prima in Italia) ha parzialmente bandito
le munizioni con piombo per la caccia agli ungulati lasciando tuttavia la
possibilità di continuare ad utilizzarle obbligando però a sotterrarne i
visceri. Questa restrizione si è rivelata tuttavia fallimentare poiché, in
assenza di controllo, le prescrizioni sono state disattese ampiamente: ne è
prova il fatto che il numero di aquile reali intossicate è risultato
addirittura raddoppiato dall’entrata in vigore della norma.
*L’avvelenamento da piombo*
L’avvelenamento da piombo negli uccelli acquatici è noto da oltre due
secoli. Fu il naturalista e senatore del Regno d'Italia, Paolo Savi, a
descrivere e ipotizzare l’avvelenamento da piombo negli uccelli sulla base
di osservazioni e l’analisi del comportamento dei germani reali, nei cui
stomaci si trovavano decine di pallini da caccia, svolte in Italia dal 1786
al 1829 e pubblicate postume nel 1876. Negli Stati Uniti, nel 1919, venne
pubblicato dal Ministero dell’Agricoltura a cura dell’ornitologo Alexander
Wetmore “*Lead poisoning in waterfowl*”, un documento dove veniva messa in
evidenza l’importanza del saturnismo come ricorrente causa di morte per
molti uccelli acquatici.
Il piombo metallico delle munizioni da caccia, una volta ingerito dalle
diverse specie di uccelli, si dissocia in forma ionica a causa dell’elevata
acidità dei succhi gastrici presenti nello stomaco. In tal modo, entra
nella circolazione sanguigna e porta l'animale a una rapida intossicazione.
Le analisi necroscopiche effettuate in laboratorio consentono di
distinguere l’esposizione cronica (riscontrabile nelle ossa) da quella
acuta (sangue, fegato e rene) e valutare l’insorgenza di eventuali anomalie
comportamentali (cervello).
La patologia derivante dall’esposizione al piombo, il saturnismo – il cui
nome deriva da "Saturno" dio romano associato a questo metallo dagli
alchimisti -, è da tempo nota anche per l’uomo e considerata una malattia
professionale per minatori, imbianchini, tipografi e pittori che erano
costantemente esposti a questo metallo. La malattia si manifesta con
sintomi aspecifici quali nausea, vomito, diarrea, insufficienza renale,
convulsioni, edema cerebrale, anemia, encefalopatia e disturbi
neuropsichiatrici. Nei casi più gravi il saturnismo conduce a coma e morte.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non esiste un livello
di esposizione al piombo noto per essere privo di effetti nocivi.
La manifestazione Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 vede
Intesa Sanpaolo e A2A nel ruolo di Main Partner, Brembo nel ruolo di
Partner di Sistema, Ferrovie dello Stato Italiane e SACBO quali Partner di
Area. Il Ministero della Cultura e Regione Lombardia sono partner
istituzionali insieme a Fondazione Cariplo, Fondazione della Comunità
Bresciana e Fondazione della Comunità Bergamasca.
[image: sodapdf-converted_Page_1.jpeg]