[lid] Per i caratteri di ANICIA Mario Donato Cosco, allievo di Francesco De Bartolomeis (che il 20 gennaio 2023 ha compito 105 anni), pedagogista e “maestro smodato del novecento”, ha appena pubblicato La Massoneria tra filosofia e pedagogia, le cui origini, “costituiscono, ancora oggi, uno dei problemi più dibattuti e irrisolti della ricerca storica”.
Al di là dell’itinere storico, attraverso le tappe illuminate di Lessing, Herder, Goethe e Fichte, dell’opera di Cosco si segnalano le pagine finali relative alla “percezione sociale della Massoneria”, una volta superato lo scoglio della figura di Giuliano Di Bernardo, eletto Gran Maestro del GOI per il triennio 1990-1992, succedendo ad Armando Corona, e dimissionario “fragorosamente”, nel mese di aprile 1993, per abbandonare il Grance Oriente d’Italia e dare vita alla Gran Loggia Regolare d’Italia.
Di estrema concretezza il giudizio di Cosco sul professore ordinario di Filosofia della Scienza nella Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento: “Resta il fatto che non sostiene mai le sue “dichiarazioni” con alcun tipo di documentazione. Non indica mai, peraltro, fatti e circostanze specifiche; né mai formalizza, in merito, denunce alla magistratura”.
Di quell’epoca rimane una certezza: “Le sue “divulgazioni”, però, un effetto lo ottengono: minano notevolmente la credibilità della Massoneria italiana ed il discredito che ne segue è grande è duraturo”.
Da qui lo sforzo di Mario Donato Cosco per spiegare le ragioni della diffusa percezione negativa della Massoneria riuscendo ad affrontare serenamente pure la questione dei “Protocolli dei Savi di Sion”, “un falso che riaccende la propaganda antimassonica, questa volta, in chiave antisemitica”: plagio smascherato da Philip Graves che dimostra, nel 1921, che la fonte è il libro di Maurice Joly, “Dialogo agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu” del 1864.
Qualificato il rapporto tra Massoneria e Massoni Cosco avverte: “L’idea stessa, platonicamente intesa, di Massoneria, che si offre ai Massoni, sarà da questi percepita nella giusta prospettiva? Fino a che punto? Sicuramente non da tutti allo stesso modo: ci sarà chi saprà fare dei principi della Massoneria il proprio abito quotidiano e, quindi, ottenere un guadagno etico e sociale che gli consente di divenire un degno discepolo dell’Idea; altri, invece, non saranno in possesso dell’energia necessaria per raggiungere mete significative lungo il proprio viaggio iniziatico”: un semplice “nucleo di iscritti alla Massoneria”, alla fine.
Dopo la lettura delle 183 pagine del volume in questione si rimane però con del fiele in bocca: l’ultima frase di Cosco sembra più che una certezza un antico desiderio da storico e studioso, sepolto tra le sei nutrite pagine di bibliografia: la Massoneria, sistema velato da simboli, “continua a perseguire la sua prospettiva disegnata con un occhio mantenuto fermamente sulla tradizione iniziatica e con l’altro rivolto alla lettura dei tempi correnti. Continua a proporsi come spazio spirituale, appunto, al cui interno ogni affiliato può giovare e vincere la scommessa della propria storia esistenziale, perseguendo il perfezionamento dell’umanità per costruire un percorso tra l’uomo e la Divinità”, signoreggiando e sconfiggendo il vizio, per aggredire e vincere l’ignoranza e, quindi, scoprire la Verità.
All’Autore si offre un’idea: sarebbe il caso con la ristampa di far sapere se il Dubbio indicato è fondato o se si è trattato di una lettura parziale, essendo ben velati i veri fini spirituali.