(AGENPARL) – mer 05 aprile 2023 Globalizzazione e frammentazione
facile separare. Allo stesso modo ha generato e genera critiche, entusiasmi e paure che
Fatta questa premessa, credo che seguire l’evoluzione di questo processo dal punto
contribuire al nostro dibattito di oggi, indicando, o almeno cercando di indicare, i rischi
viviamo oggi in un mondo fortemente interconnesso. La globalizzazione ha accresciuto
conoscenze, informazioni. Ha contribuito a promuovere una crescita duratura e a ridurre
mia età non può aver dimenticato il drammatico spettacolo della privazione materiale in
cui viveva cinquanta o sessant’anni fa gran parte della popolazione mondiale; gli appelli
Le cose sono cambiate molto da allora, tanto nelle condizioni di vita dell’umanità quanto
nelle relazioni tra paesi. L’incidenza globale delle persone in condizioni di malnutrizione,
per esempio, si è ridotta dal 34 al 13 per cento nell’ultimo mezzo secolo (e la popolazione
è più che raddoppiata). Considerando una misura più generale di privazione economica,
e un periodo meno lungo, la Banca Mondiale stima che la globalizzazione ha permesso
a oltre un miliardo di persone di uscire da condizioni di estrema povertà tra il 1990
. L’apertura al commercio e all’economia di mercato ha consentito a giganti
formidabili; di vedere fortemente ridotta la distanza dalle economie avanzate; di sedersi
Per lungo tempo la maggiore integrazione economica si è accompagnata a un
a preservare la pace e a creare le condizioni adatte per uno sviluppo condiviso.
Il miglioramento dei rapporti diplomatici tra la Cina e l’Occidente dopo la salita al
potere di Deng Xiaoping e la normalizzazione dei rapporti con i paesi dell’ex blocco
come fòro privilegiato per il coordinamento globale delle politiche economiche può
essere considerato il simbolo di un processo che in qualche modo sembrava sancire,
sia del predominio economico indiscusso dei tradizionali paesi avanzati, sia della rigida
Più di recente, però, la corsa all’integrazione ha perso slancio. Nei paesi avanzati si è
un rallentamento della crescita degli stessi paesi e di un acuirsi delle disuguaglianze;
l’economia mondiale ha cominciato a essere percepita sempre più come un terreno di
forse si era sperato in Occidente. Indebolitasi la cornice politica che l’aveva favorita,
e forse venuti meno alcuni dei fattori che l’avevano accelerata nei decenni precedenti,
Queste preoccupazioni, che avevano già trovato alimento nelle ripercussioni della crisi
russa dell’Ucraina nel 2022 ha messo in discussione il principio della convivenza
e alimentando in molti paesi l’angoscia della dipendenza e la ricerca
Elementi di frammentazione cominciano a essere percepibili. Sotto la spinta dei due shock
dello scorso triennio, la crescita globale ha subito fasi alterne di arresto e ripresa; gli scambi
internazionali, che avevano ricominciato a espandersi dopo la pandemia, sono tornati
in corso (1,8 per cento la crescita reale del commercio prevista dalla Banca d’Italia per
essa sta comportando, ha diviso profondamente la comunità internazionale. La macchina
della cooperazione globale, dal G20 alle grandi istituzioni multilaterali, ne ha subito gli
Nel resto di questo intervento vorrei richiamare per sommi capi le vicende che hanno
svolgere qualche considerazione su alcune delle cause di quest’ultimo; esporre il dibattito
attuale sugli scenari che si aprono per il futuro; e con questo domandarmi, pur conscio
dei limiti invalicabili della nostra capacità di ragionare sul futuro, quali ne possano essere
Molti processi produttivi hanno cominciato ad articolarsi in modo più complesso
sfruttando vantaggi comparati localizzati a livello della singola fase produttiva piuttosto
che dell’intero processo (“catene globali del valore”). Anche quando è stato guidato
dalla riorganizzazione di gruppi multinazionali, il fenomeno ha coinvolto innumerevoli
I fattori istituzionali, tecnologici ed economici che hanno guidato questa forte
“iperglobalizzazione”,
– sono molteplici
primi tra tutti la caduta dei regimi comunisti in Europa e l’apertura della Cina ai mercati
internazionali. Essi hanno tra l’altro consentito alle aziende occidentali l’accesso a
manodopera specializzata a basso costo, favorito il trasferimento all’estero degli
stabilimenti produttivi (
), creato le condizioni per una crescita dell’economia
internazionali, infatti, a partire dalla seconda metà degli anni ’80 sono state smantellate
The Globalization Paradox: Democracy and the Future of the World Economy
. New York and London:
L’abbattimento dei costi e l’enorme incremento di capacità della comunicazione
conseguiti grazie ai progressi della tecnologia hanno facilitato alle imprese il
coordinamento tra strutture produttive organizzate su scala globale. Allo stesso modo
social
hanno impresso una spinta ulteriore all’integrazione digitale, moltiplicando le
Nel periodo
il commercio mondiale è cresciuto a ritmi doppi
ai semilavorati. Secondo misure elaborate dai ricercatori delle Banca d’Italia, la quota di
, globalizzazione lenta. Del
resto, la fase più veloce era stata alimentata, come dicevo, da eventi eccezionali; venuti
su scala globale delle catene del valore, era forse naturale attendersi un’attenuazione
Oltre che da meccanismi intrinseci, tuttavia, la globalizzazione è stata frenata anche
segni di un graduale cambio di rotta delle politiche, che nei paesi avanzati sono divenute
meno incondizionatamente favorevoli alla libera circolazione di beni e persone. Questo
scettici, quando non apertamente ostili, verso il fenomeno. Nelle economie avanzate, in
poco salienti, appena notati nonostante la loro vastità e pervasività, dati quasi per scontati;
invece taluni costi connessi all’integrazione internazionale, soprattutto se concentrati in
. Soprattutto, è aumentata
Considerando l’intero genere umano come un’unica comunità, la riduzione della
disuguaglianza realizzata negli ultimi decenni è stata in realtà straordinaria
e il
contributo della globalizzazione a questo fenomeno innegabile. Ma l’andamento della
dei paesi, soprattutto dei paesi avanzati, è, a dir poco, assai
più controverso. In alcuni casi (Stati Uniti, Regno Unito) gli indici della distribuzione
Borin, A. e M. Mancini.
Follow the Value Added: bilateral gross export accounting
. Temi di Discussione, 1026, Banca
Milanović, B.
Global Inequality: A New Approach for the Age of Globalization
, Harvard University Press. Harvard
del reddito mostrano una tendenza alla concentrazione a partire dagli anni ’80 del secolo
scorso; un altro indicatore spesso citato e molto evocativo, la quota del reddito percepito
dal primo 1 per cento della popolazione, è anch’esso nettamente aumentato. Nei paesi
dell’Unione europea e in Giappone la tendenza è meno chiara. Per esempio in Italia
la disuguaglianza, misurata dall’indice di Gini, è diminuita fortemente tra il 1970 e il
livello dei primi anni 2000. In alcuni paesi però l’andamento della disuguaglianza ha
Questi fenomeni hanno cause complesse. In che misura l’aumento della disuguaglianza,
dove c’è stato, sia dipeso dalla globalizzazione, in particolare dalla concorrenza di paesi
dove è più basso il costo del lavoro, è questione molto dibattuta in seno alla professione
insicurezza, specie delle classi medie, ha di certo contribuito anche il succedersi di forti
per diverse vie l’idea che un’illimitata apertura internazionale possa essere pericolosa.
dell’abbigliamento e degli articoli in pelle è calata di un terzo; il numero di occupati
si è quasi dimezzato. Nel lungo periodo è presumibile che le risorse si riallochino è il
guadagno di benessere si generalizzi. Ma nell’immediato, se il danno circoscritto ha un
i libri di economia) sarebbe sempre possibile compensare il primo e, nonostante ciò,
preservare in larga misura i secondi; all’atto pratico, però, non è né concettualmente
più recenti, qualche conseguenza tangibile. Insieme all’accentuarsi di rivalità strategiche a
livello globale, questa tendenza ha cominciato a indebolire la cooperazione multilaterale.
Lo stallo dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e il fallimento dei negoziati su
Cristadoro, R.
The unintended consequences of globalization and technological progress
International Macroeconomics
in the Wake of the Global Financial Crisis
L. Ferrara, I. Hernando e D.Marconi (eds.),
Gli eventi degli ultimi anni hanno acuito, in ogni parte del mondo, le preoccupazioni
sull’esposizione delle economie agli shock globali, e hanno contribuito a una tendenza
Lo scoppio della pandemia di Covid-19 ha reso evidenti alcune vulnerabilità
connesse con l’approvvigionamento dall’estero di beni essenziali. Durante la ripresa
rischi legati a produzioni dislocate su più paesi o caratterizzate dalla concentrazione
in pochi snodi critici. Ad esempio, il blocco delle produzioni causato in molte branche
della manifattura dalla scarsità di semiconduttori è stato uno dei fattori che hanno
discussione, su una scala da tempo inusitata, principi chiave delle relazioni internazionali;
ha fatto venir meno l’illusione che le interdipendenze economiche tra paesi potessero
interdipendenze, lo stesso decentramento produttivo che aveva consentito l’abbattimento
Non sappiamo ancora se i cambiamenti indotti dalla guerra saranno più duraturi di quelli
economica. Diversi sondaggi condotti dalla Banca d’Italia suggeriscono che poche delle
nostre multinazionali avevano deciso di rivedere radicalmente le proprie strategie di
localizzazione a seguito allo shock pandemico
; la maggior parte di esse aveva cercato
fonti di approvvigionamento. Non è una sorpresa: sia la teoria, sia l’evidenza empirica
suggeriscono che esista inerzia nelle scelte di localizzazione degli impianti e dei fornitori,
ha un forte incentivo a non rivedere le proprie scelte a seguito di uno shock, seppur
Crescenti spaccature nelle relazioni politiche e diplomatiche tra i paesi possono però
mostrino ancora segnali limitati di una frammentazione in atto – con l’eccezione
dei paesi colpiti da sanzioni come la Russia –, il numero di misure protezionistiche
. Nei propri
Di Stefano, E., Giovannetti, G., Mancini, M., Marvasi, E. e G. Vannelli.
Reshoring and plant closures in Covid-19 times:
Evidence from Italian MNEs.
International Economics
172, 255-277, 2022. Sulle strategie di approvvigionamento delle
Trade Elasticity and Vertical Specialisation
Temi di Discussione, Banca d’Italia, 924, 2013.
rapporti con gli investitori, gli amministratori delle imprese quotate dichiarano di star
”, “
” o “
” in risposta alle
In ogni caso, la necessità di preservare la sicurezza degli approvvigionamenti strategici
In Europa, la Commissione si è mossa sulla base del principio che perseguire l’obiettivo
dell’autonomia strategica richieda lo sviluppo di catene di approvvigionamento robuste
semiconduttori, terre rare); e richieda al tempo stesso anche una maggiore capacità di
parole della Presidente della Commissione,
Ursula von der Leyen
, dovrà essere assicurato
un quadro normativo e di policy “coordinato tra gli Stati membri e le Istituzioni europee
Non va sottovalutata la capacità del tessuto produttivo di reagire autonomamente.
Come ho già osservato, le aziende stanno già adottando misure per rendere le proprie
linee di approvvigionamento più resistenti. Secondo un sondaggio della Banca d’Italia
condotto lo scorso anno su un campione di imprese manifatturiere con almeno
20 addetti, circa il 60 per cento delle aziende aveva aumentato, o prevedeva di
Pare consigliabile che le politiche pubbliche si concentrino negli ambiti in cui ci si può
attendere che le risposte private siano meno soddisfacenti, per l’esistenza di esternalità
È in ogni caso da augurarsi che, su scala globale, la tutela degli interessi nazionali eviti di
In linea di principio, è appunto questa la scelta che ha compiuto la UE, approntando
una politica di “autonomia strategica aperta”. È importante sottolineare il concetto di
, che presuppone la volontà di perseguire, per quanto possibile, un ordine
internazionale basato sulla cooperazione e su un sistema di regole condivise. Non ci si
Si veda il rapporto dell’International Relation Committee:
The EU’s Open Strategic Autonomy from a central banking
von der Leyen
sulle relazioni sino-europee tenuto presso il
Mercator Institute for China
I rischi legati a una possibile una frammentazione radicale sono palesi. Un accrescersi
stimolato la crescita e ridotto la povertà globale negli ultimi decenni. Secondo il Fondo
considera l’ulteriore impatto che avrebbero, in questo scenario, la probabile riduzione
una maggiore capacità indiscriminata di resistere agli shock. La questione in realtà è
. Diversi studi, tra cui
un recente lavoro di ricercatori della Banca d’Italia
, hanno confermato che l’integrazione
shock di origine domestica, seppure al costo di una maggiore reattività delle produzioni
di soluzioni praticabili per la produzione di beni pubblici globali, come la transizione
. In assenza di un governo universale dotato di
pare consistere nella cooperazione fra entità sovrane: in altre parole, in politiche coordinate
). È una strada intrinsecamente irta
il 28 settembre 2003. Come alcuni ricorderanno, quel giorno la caduta accidentale di un albero interruppe la fornitura
di energia proveniente dalla Svizzera; questa interruzione determinò un sovraccarico sul resto della rete, che a sua volta
causò l’interruzione di diverse altre linee energetiche transfrontaliere e dei generatori locali. L'intero Paese piombò nel
buio e vi rimase per ore, ma con l’eccezione della Sardegna (oltre a qualche isola minore): l'isolamento della rete elettrica
Of dogs, black swans and endangered species:
Borin, A., Mancini, M., D. Taglioni.
Measuring Exposure to Risk in Global Value Chains
. Policy Research Working Paper;
Si veda in proposito Rajan R.
Che fare dunque? Come sarà, come vorremmo che fosse, il “mondo di domani”? Non
Il 24 febbraio del 2022 è stato, inutile negarlo, uno spartiacque. Da quel momento in
poi la ricerca della sicurezza strategica, tradizionale preoccupazione degli stati-nazione,
è tornata a fare sentire con forza il proprio peso sulle decisioni di politica economica.
forse avrà luogo, o per
ma è dubbio che questo processo possa cambiare in modo radicale la divisione
internazionale del lavoro, dati gli ingenti investimenti del passato e la straordinaria
L’alternativa del
certi anelli essenziali, in paesi considerati amici, può essere entro certi limiti praticabile;
ma si scontra, oltre che col peso degli investimenti irrecuperabili del passato, con la
In particolare, preservare l’integrazione commerciale tra i soli paesi avanzati non sembra
attuali si può del funzionamento delle istituzioni multilaterali, a partire dal G20, dal
Fondo monetario internazionale, dalla Banca mondiale, dall’Organizzazione mondiale
del commercio. L’accesso alle risorse naturali, il trasferimento della tecnologia, l’ordinato
Non che ci si possa illudere di avere a portata di mano un percorso lineare e stabile.
Ciò non toglie, credo, che sia consigliabile adoperarsi per mantenere, per quanto lo
consentiranno considerazioni politiche e strategiche di carattere più generale (delle
paesi che condividono i valori fondanti delle democrazie occidentali, ma anche con tutti
interagire nel gioco economico internazionale sulla base di un insieme minimo di regole
Raghuram Rajan, si dovrebbe lavorare per “creare spazi sicuri in cui paesi pur con valori
o dalle tensioni internazionali”
di tutti, non è certo da un lato solo che occorrono buona volontà, ragionevolezza e
Nella storia, fasi di apertura e chiusura economica si sono alternate più volte. Forse non
è del tutto fuor di luogo ricordare in questo contesto, riandando con la mente a tempi
lontanissimi, quella globalizzazione
sui generis
che si instaurò in Europa e intorno alle rive
del Mediterraneo al tempo dell’impero romano, e che con esso si dissolse in una miriade
così luogo alle
“etadi grosse” di Dante e a secoli di
regresso economico (oltre che civile).
Per venire però a tempi più vicini, è celebre, almeno fra gli economisti (magari non
varrebbe nemmeno la pena di citarlo qui per esteso), un passaggio di Keynes del
1919. Nei primi anni del Novecento, scrive Keynes, un londinese “poteva sorseggiare
il proprio tè a colazione e al contempo ordinare via telefono prodotti da ogni parte
del mondo, che gli sarebbero stati consegnati sulla porta di casa; poteva allo stesso
modo investire la propria ricchezza in risorse naturali o nuove imprese [dislocate]
rendimenti futuri”
degli scorsi decenni; lontana, invece, da quella che si
nubi che si addensavano nel cielo della cooperazione internazionale. Quali
seguirono, seppure per un tempo assai più breve di quelle dell’alto medioevo,
La ricostruzione avviata nel secondo dopoguerra trovò il suo fondamento e principale
fattore di stimolo nella cooperazione internazionale. Nascevano in quegli anni il Fondo
monetario internazionale, la Banca mondiale e le Nazioni Unite; si apriva una fase di
progressiva apertura e di crescente prosperità destinata a durare più di 60 anni. Voglia
“The inhabitant of London could order by telephone, sipping his morning tea in bed, the various products of the
he could at the same moment and by the same means adventure his wealth in the natural resources and new
enterprises of any quarter of the world, and share, without exertion or even trouble, in their prospective fruits and
advantages; or he could decide to couple the security of his fortunes with the good faith of the townspeople of any
substantial municipality in any continent that fancy or information might recommend”. (
J.M. Keynes
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