
(AGENPARL) – Roma, 20 mar 2023 – Gentili signore e signori, la Comunicazione con la quale la Commissione europea ha riavviato, dopo la fase acuta del Covid, il processo di riforma della governance economica si pone l’obiettivo di conciliare sostenibilità delle finanze pubbliche e crescita economica, superando un approccio che non è riuscito, nella prassi, a contemperare l’equilibrio dei conti pubblici e l’indispensabile sostegno agli investimenti.
Come ho già detto in Parlamento, la proposta rappresentasicuramente il punto di partenza, non certo quello di arrivo, della riforma della governance economica europea. L’Italia sta partecipando al dibattito, nei tavoli istituzionali del Consiglio, conanalisi e proposte di tipo costruttivo finalizzate a migliorare le linee di riforma.
È un approccio realistico, perché tornare alle regole sospese 3 anni fa non è coerente con l’elevato livello dei debiti pubblici accumulato a seguito della pandemia. Lo sforzo fiscale richiestodalle precedenti regole per ridurre di un ventesimo all’anno il rapporto debito/PIL sarebbe stato infatti già molto complicato da realizzare, con dati pre-covid (irrealistico oggi, alla luce dello shock che ha replicato in termini quantitativi di finanza pubblica quello della crisi finanziaria post 2008) .
Lo schema delle linee guida sulla riforma è complessivamente bilanciato. Bisogna però lavorare su alcuni aspetti per individuare un assetto caratterizzato da regole trasparenti e credibili, che possano essere applicate in maniera realistica, che non ostacolino la realizzazione degli investimenti e la crescita e lascino agli Stati membri margini di bilancio che, se opportunamente utilizzati, possano anche migliorare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
Gli interventi degli autorevoli esperti che avete avuto modo di ascoltare nel corso della tavola rotonda di questa mattina hanno fornito un quadro chiaro dei vari aspetti della proposta, evidenziando aspetti a favore e contro la riforma, e delle implicazioni di governance che il nuovo sistema richiede per poter funzionare al meglio.
Mi limiterò pertanto a fornire un aggiornamento sullo stato dei lavori a seguito delle riunioni tenute la scorsa settimana a Bruxelles e a esprimere alcune valutazioni.
Al termine delle due giornate di incontri dei Ministri delle finanze europei che si sono tenuti la scorsa settimana, abbiamo auspicato che la riforma delle regole di bilancio europee sia approvata entro l’anno per poter affrontare la transizione del 2024 con un quadro di regole chiaro che preveda obiettivi realistici.
La Commissione presenterà entro breve una proposta legislativa sulla quale avremo ancora modo di confrontarci per realizzare gli obiettivi indicati nella Comunicazione e raggiungere un adeguato consenso tra gli Stati.
Le conclusioni del Consiglio Ecofin sintetizzano gli elementidella Comunicazione condivisi per l’elaborazione della proposta legislativa di riforma.
Mi riferisco in particolare all’orizzonte di medio termine eall’integrazione della programmazione di bilancio e di politica economica attraverso l’elaborazione di piani nazionali strutturali, elementi che permetteranno di concentrarel’attenzione sulla crescita e sulle sue ricadute in termini dievoluzione del rapporto tra il debito e il PIL.
Ampia condivisione è stata evidenziata anche verso la previsione di percorsi di aggiustamento differenziati per ciascun paese, che consentirà di superare le complicazioni e le incongruenze emerse nell’applicazione di regole comuni graduate da numerose eccezioni e clausole di flessibilità.
Come auspicavamo, rispetto alla Comunicazione della Commissione è stato fatto un passo avanti riguardo ai margini di flessibilità dei piani nazionali. Per evitare che la riforma possa introdurre elementi di eccessiva rigidità rispetto alla responsabilità politica di adattare gli interventi nel tempo, si è convenuto che i piani nazionali potranno essere allineati al ciclo elettorale interno, per consentire di aggiornarli a seguito di cambi di governo o del verificarsi di circostanze oggettive, pur mantenendo l’obiettivo della riduzione del debito.
Un ulteriore fattore di flessibilità è rappresentato dalla esplicita previsione di una clausola di salvaguardia country-specific per shock asimmetrici, assente nel precedente set di regole. La proposta legislativa dovrà ora definire criteri e procedure di attivazione che consentano di valutare le condizioni eccezionali.
Inutile osservare quanto sia opportuno questo aspetto da noi evidenziato in relazione alle vicende di questi giorni.
Vi sono poi altri elementi sui quali, sebbene siano condivisibili le finalità, sarà necessario trovare un’adeguataformulazione nell’ambito della proposta legislativa della Commissione.
L’individuazione di un unico indicatore per la sorveglianza fiscale, la spesa primaria netta, rappresenta una notevole semplificazione che consentirà al saldo di bilancio di adattarsi alle condizioni del ciclo economico. Il nuovo sistema dovrebbe evitare inoltre problemi di compliance in caso di turbolenze sui mercati finanziari, che pertanto non richiederanno aggiustamentidi bilancio, perché l’aggregato di riferimento è calcolato al netto della spesa per interessi sul debito pubblico. Restano, però, da chiarire il perimetro dell’aggregato di spesa sottoposto al tetto e le modalità di verifica del rispetto dei piani concordati. Occorrerà infatti valutare con attenzione quali spese possano essere esclusedall’aggregato di riferimento, in particolare rispetto alle diverse tipologie di ammortizzatori sociali.
È emersa inoltre la necessità di individuare meccanismi che,nel caso l’aggregato unico di riferimento sia definito in termini nominali, tengano conto di andamenti non previsti e non soggetti al controllo da parte dei singoli Stati, come gli effetti di un’inflazione più alta di quanto precedentemente stimato.
È molto importante che le conclusioni dell’Ecofin sottolineino che le future regole di bilancio dovranno assicurare un maggior grado di “titolarità” nazionale. Per farlo, sarà però necessario prevedere momenti di dialogo tra le Autorità europee e gli Stati membri che consentano di confrontare, a livello tecnico e politico, gli andamenti macroeconomici e di finanza pubblica e individuare il percorso di aggiustamento più adatto alle sfide di ogni paese. In questa direzione muovono già le indicazioni di bilancio per il 2024 pubblicate recentemente dalla Commissione,dove si prevede che sia lo Stato membro a proporre il sentiero di aggiustamento.
Vi sono poi aspetti tecnici della Comunicazione rispetto aiquali è necessario effettuare maggiori approfondimenti e ulteriori discussioni.
Concordo sulle perplessità che sono state sollevate sull’Analisi della sostenibilità del debito utilizzata dallaCommissione per definire i percorsi “tecnici” di aggiustamento.
Mettendo da parte elementi che sono stati già ben evidenziati, mi limito ad aggiungere una considerazione più generale. Sebbene non sia contestabile che Stati con un più elevato rapporto debito/PIL debbano seguire, compatibilmente con l’obiettivo di una crescita sostenuta e sostenibile, un percorso di aggiustamento più ambizioso rispetto a quelli con un debito minore, questo non dovrebbe però risolversi in un ampliamento dei divari economici. L’attuale negoziato è stato di fatto bloccato dalla posizione tedesca tesa ad introdurre un common quantitative bench mark. Tale richiesta potrà essere valutata solo nella misura in cui essa a priori non prefiguri le condizioni di questo ampliamento. La costruzione di un nuovo framework dovrebbe pertanto assicurare un adeguato coordinamento dell’intonazione delle politiche fiscali perseguite nell’ambito dell’Area euro che garantisca la sostenibilità degli sforzi fiscali nazionali. Su questo aspetto lavoreremo nelle sedi opportune perché una capacità fiscale centralizzata, sul modello del Dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza (Recovery and Resilience Facility – RRF), possa essere riproposta in futuro per rafforzare l’Unione economica e monetaria, pur nel rispetto delle regole costituzionali di tutti gli Stati membri.
In diverse occasioni ho già avuto modo di sostenere che sarebbe infatti auspicabile predisporre uno strumento comune per finanziare i beni pubblici europei e gli investimenti che hanno una valenza strategica per l’intera Unione.
A tale fine, stiamo proponendo ai nostri partner un rafforzamento e un’ulteriore armonizzazione del quadro europeo sugli strumenti finanziari e le garanzie che, nell’interesse sia dell’Unione sia nazionale, favorisca il coinvolgimento di capitali privati e stimoli gli investimenti. Si tratta di un importante posizione negoziale italiana che consentirebbe di agevolare la realizzazione di operazioni finanziarie innovative come quella recentemente definita per l’ammodernamento della tratta ferroviaria Palermo-Catania, che sarà realizzata grazie alla partecipazione di InvestEU, Banca Europea per gli Investimenti, Cassa Depositi e Prestiti e Intesa San Paolo. Colgo pertanto l’occasione per congratularmi con il dott. Micillo per l’importante contributo fornito alla realizzazione dell’operazione.
Vorrei anche sottolineare quanto sia importante la dimensione delle GARANZIE al fine della effettiva disponibilità di soggetti attuatori dei progetti del PNNR. Stiamo infatti dando un imponente impulso alla domanda pubblica in presenza di una offerta fragile. Come ebbi modo di dire due anni fa a Cernobbio OGGI SERVE UNA POLITICA ECONOMICA DELL’OFFERTA.
Trovo inoltre opportuno che, coerentemente con l’obiettivo di promuovere una crescita sostenibile e resiliente, le conclusionidell’Ecofin facciano riferimento agli investimenti da effettuare in settori strategici, come quelli relativi alla transizione digitale e green, nonché la costruzione di una difesa comune.
Il tabù deve essere superato ed è necessaria coerenza tra impegni comuni di strategia geopolitica e praticabilità in termini di bilancio.
Le sfide che dovremo affrontare nei prossimi annirichiederanno infatti notevoli investimenti in un contesto generale di rientro dagli elevati debiti pubblici. Sarà quindi necessario trovare un giusto equilibrio tra crescita e sostenibilità. In questo contesto le modalità di finanziamento degli investimentinon saranno neutrali: se fossero finanziati solo a livello nazionale, potrebbero configurarsi rischi di frammentazione dell’areadovuti alla disomogeneità degli spazi di bilancio disponibili per i vari Stati membri.
Mi accingo a concludere.
La riduzione realistica, graduale e duratura dello stock di debito pubblico è indispensabile per liberare spazi fiscali da utilizzare per il perseguimento di politiche che consentano di tenere il passo degli altri partner europei, affrontare le sfide della competitività e fronteggiare eventuali situazioni di emergenza.
La proposta della Commissione offre l’opportunità di superare alcuni dei limiti delle regole di bilancio vigenti, in particolare automatismi e parametri uniformi che hanno finora limitato lo spazio di azione delle politiche di bilancio alla ricerca di soluzioni di breve periodo. A livello interno la nuova governance implicherà pertanto, come già evidenziato nel corso della tavola rotonda, un cambio di approccio alle politiche dibilancio e al modo di programmare e realizzare riforme e investimenti.
Il Governo è costantemente impegnato nelle sedi istituzionali europee a realizzare un coordinamento più efficace delle politiche economiche e di bilancio che, facendo perno sull’interdipendenza tra gli Stati Membri, non si limiti alle sole esigenze di consolidamento fiscale ma possa innalzare il potenziale di crescita dell’economia, condizione indispensabile di qualsiasi strategia credibile di riduzione del debito pubblico in rapporto al PIL.