[lid] – È necessario sviluppare proposte concrete e immediate per ridurre l’uso eccessivo di antibiotici attraverso test diagnostici rapidi basati sull’evidenza europea e su esperienze di successo. Il test della proteina C-reattiva (PCR) nel sangue può ridurre il margine di incertezza e orientare la corretta prescrizione.
Milano, 21 marzo 2023 – ENASPOC, European Network for Antibiotic Stewardship at the Point of Care, un’iniziativa creata con il supporto di Abbott, è la rete multidisciplinare europea istituita nel 2022 con l’obiettivo di valutare e implementare soluzioni comprovate per combattere la resistenza antimicrobica. L’uso dei test PCR rapidi è stato oggetto della Consensus Conference ENASPOC, tenutasi a Bruxelles, che ha riunito clinici specializzati in malattie infettive e antibiotico-resistenza e stakeholder della sanità pubblica provenienti da tutta Europa, Italia compresa, per discutere le soluzioni per facilitare una più ampia adozione di queste soluzioni diagnostiche contro l’uso eccessivo di antibiotici.
È il caso dei test diagnostici rapidi per la determinazione quantitativa della proteina C-reattiva (PCR) nel sangue; utili per ridurre il margine di incertezza diagnostica e per guidare il processo decisionale sulla terapia antibiotica.
Gli antibiotici sono tra i farmaci più importanti al mondo e preservarne l’efficacia è fondamentale per mantenere le persone in salute. Una quota consistente di antibiotici viene utilizzata a livello territoriale da persone con sintomi di infezioni del tratto respiratorio[i]. Tuttavia, si stima che un’ampia percentuale di queste prescrizioni non sia efficace, perché le infezioni sono virali o batteriche autolimitanti[ii],[iii]. Ciò facilita lo sviluppo di batteri “resistenti” e riduce l’efficacia di questi farmaci, portando all’antibiotico-resistenza[iv],[v] che ogni giorno causa la morte di circa 100 persone in Europa[vi].
Una problematica che riguarda da vicino l’Italia, dove la resistenza antimicrobica (AMR) rimane tra le più alte in Europa, con 11.000 morti all’anno[vii]. Si impone, quindi, un cambiamento culturale a cui istituzioni, medici, pazienti e cittadini devono contribuire per proteggere la nostra salute e il nostro futuro.
“Iniziamo col dire che è dimostrata una relazione stretta tra l’utilizzo di antibiotici in una popolazione ed il tasso di batteri resistenti in quella popolazione, sottolinea Ivan Gentile, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e membro dell’ENASPOC. In pratica gli antibiotici oltre ad avere un effetto sul singolo individuo hanno anche un’azione sull’ecologia dei batteri nella società. Non sorprende, quindi, che l’Italia non solo sia uno dei Paesi con il più alto consumo di antibiotici, ma che vanti anche uno dei più alti tassi di resistenza in Europa[viii]. Nel nostro Paese, la maggior parte degli antibiotici viene utilizzata a livello territoriale, dove sono assenti strumenti di precisione diagnostica, con un gradiente di utilizzo che aumenta da Nord a Sud[ix], collocandoci al quinto posto tra i Paesi ad alto reddito più a rischio[x] e con un consumo altissimo degli antibiotici ad ampio spettro, gravati da un maggior impatto sulle resistenze, rispetto altri paesi europei[xi]. Uno degli interventi di più immediata attuazione, semplici ed economici che possiamo mettere in atto è l’utilizzo a livello di cure primarie di test PCR rapidi (i cui risultati siano disponibili al momento della visita) in grado di orientare una più appropriata prescrizione”.
Un utilizzo eccessivo di antibiotici li rende meno efficaci, aumentando il rischio di non essere più in grado di trattare infezioni che oggi possono essere curate. Un rischio che riguarda anche la popolazione pediatrica. In Italia, circa 4 bambini su 10[xii] ricevono almeno una prescrizione di antibiotici all’anno. “Il ricorso eccessivo agli antibiotici è prevalente tra i bambini piccoli, soprattutto dai 2 ai 6 anni, anche se può portare a conseguenze negative per la salute, riducendo la diversità del microbioma[xiii],[xiv], spiega Annamaria Staiano, Professore di Pediatria all’Università di Napoli Federico II, Direttore dell’UOC di Pediatria del Policlinico Federico II, Presidente Società Italiana di Pediatria (SIP) e membro ENASPOC. “È fondamentale, quindi, sensibilizzare le famiglie e i medici a un uso più appropriato di questi farmaci. Questo significa che i genitori dovrebbero evitare di ricorrere automaticamente agli antibiotici non appena il bambino manifesti un’alterazione febbrile e i pediatri dovrebbero utilizzare dispositivi di rilevazione della PCR, che possano supportare la corretta prescrizione antibiotica, riducendola fino al 44%[xv]”.
Il problema è grave non solo tra i bambini ma anche tra gli adulti, soprattutto nel Sud Italia, con la Campania che è la regione con il più alto tasso di consumo di antibiotici pro capite8. “L’uso eccessivo è la causa principale della drammatica situazione in cui si trova l’Italia in termini di resistenza agli antibiotici”, afferma Silvestro Scotti, Segretario Generale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG). “I test rapidi possono aiutare i medici ad arrivare a una diagnosi accurata e a un’azione più rapida contro le malattie infettive che non possono essere identificate solo dai sintomi”.
È dimostrato che l’uso di test rapidi, come il test Afinion per la proteina c-reattiva (PCR) di Abbott, comporta vantaggi economici, sia per i sistemi sanitari nazionali che per la comunità. In particolare:
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· nell’UE, la resistenza antimicrobica costa ai sistemi sanitari 1,1 miliardi di euro all’anno[xvi];
· investire 1,5 euro pro capite all’anno in un piano di lotta alla resistenza antimicrobica eviterebbe circa 27.000 decessi, di cui quasi uno su tre solo in Italia, generando un risparmio di circa 1,4 miliardi di euro all’anno nei Paesi UE/SEE14;
· in Italia, il costo della resistenza antimicrobica è compreso tra 4,1 e 4,8 euro pro capite14.
“È necessaria un’azione collettiva su più fronti per affrontare l’AMR: dobbiamo mettere a disposizione delle aggregazioni funzionali territoriali (AFT) o delle farmacie collegate agli studi medici i dispositivi per il test della PCR, come è stato fatto con successo in altri Paesi europei, e supportare gli operatori sanitari con una formazione specifica. A livello di sistema, dobbiamo garantire un flusso costante di informazioni tra i prescrittori e le autorità sanitarie preposte alla sorveglianza; a livello di opinione pubblica, dobbiamo sensibilizzare i cittadini sui rischi di un consumo eccessivo di antibiotici”, sottolinea Silvestro Scotti. “Oggi in Italia abbiamo 8 milioni di euro già stanziati per l’AMR e 255 milioni non ancora spesi per la diagnostica su obiettivi precisi come la lotta all’antibiotico-resistenza. Questi fondi potrebbero essere destinati a un progetto pilota, in regioni selezionate per attuare queste azioni concrete. Pur sapendo cosa è necessario fare, è ora fondamentale intervenire tutti insieme – decisori, autorità sanitarie e operatori della salute – per definire una strada concreta volta ad un migliore utilizzo degli antibiotici”.