
[lid] – Il Giornale dell’Umbria deve vivere intitolava Popoff «Il Giornale dell’Umbria deve vivere» con un articolo firmato da Checchino Antonini il 26 Maggio 2015.
«Il padrone lo vuole chiudere per via di un buco del bilancio tutt’altro che incolmabile. Popoff sta dalla parte di chi lavora al Giornale dell’Umbria».
Si legge nell’articolo «Dai colleghi de “Il Giornale dell’Umbria” riceviamo, e volentieri rilanciamo, il comunicato che annuncia lo stato di agitazione della redazione in seguito alla ventilata chiusura della testata da parte dell’editore per un buco in bilancio, pare, tutt’altro che incolmabile. Popoff è contro chi deturpa il paesaggio mediatico».
Dal Cdr e dall’Assemblea del personale dipendente del Giornale dell’Umbria.
«Il personale giornalistico e poligrafico del Gruppo Editoriale Umbria 1819 che edita Il Giornale dell’Umbria e giornaledellumbria.it, riunitosi in Assemblea alla presenza dei rappresentanti di Associazione Stampa Umbra e Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, preso atto di una comunicazione scritta dell’Azienda e di una serie di informazioni verbali dei suoi rappresentanti, inerenti la situazione attuale e le prospettive immediate legate alla sorte della testata, ha deliberato di indire lo stato di agitazione, con mandato al Cdr di attuare le forme di protesta che si riterranno più adeguate».
«L’Assemblea esprime preoccupazione per l’estrema incertezza delle volontà e strategie aziendali più volte rappresentate al Cdr, che potrebbero portare in tempi brevi al venir meno di una significativa voce di informazione nel panorama regionale».
«L’Assemblea fa dunque appello alle Istituzioni, alle forze politiche, al mondo economico e sociale, affinché contribuiscano fattivamente alla definizione di un percorso che possa continuare a garantire la presenza di questa voce, nel primario interesse dei Lettori, di tutta la comunità umbra e del pluralismo dell’informazione».
Ricordiamo che i soggetti attivi che possono quindi essere rei di false comunicazioni sociali sono gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione documentazione contabile, nonché i sindaci e i liquidatori.
Per quanto riguarda il liquidatore, il dottor Luigi Camilloni, come è noto è stato nominato nell’assemblea del 14 gennaio 2016.
Ed è proprio nell’assemblea del 14 gennaio 2016 del Gruppo editoriale Umbria 1819 srl che venivano posti in evidenza l’assenza del TFR aziendale e di avviare la revisione di tutti gli atti dei precedenti amministratori alla luce delle evidenze emerse di cui in relazione per ricevere entro il 31 marzo 2016 idonea documentazione dal Liquidatore – supportate dal parere legale dello studio Marrocco – per deliberare l’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori precedenti ove ricorrano i presupposti.
E come è altrettanto noto aveva intenzione di perseguire civilmente gli ex amministratori ma è stato fermato con l’arrivo del curatore fallimentare del Gruppo editoriale Umbria 1819 srl che non ha proseguito la strada intrapresa da Camilloni.
A questo punto sorgono alcune domande.
La prima è che ha fatto la Guardia di Finanza dopo la pubblicazione dell’articolo da titolo «Il Giornale dell’Umbria deve vivere» firmato da Checchino Antonini il 26 Maggio 2015 dove si parlava di buco di bilancio? Ha aperto subito un’indagine visto che riguardava il Giornale dell’Umbria che percepiva soldi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri? Ha quindi ascoltato il il Cdr e i dipendenti di GEU 1819?
La seconda, ma il reato di falso in bilancio non è procedibile d’ufficio?
Terzo perché il curatore fallimentare, Eros Faina, non ha proceduto civilmente contro gli ex amministratori del Gruppo Editoriale Umbria 1819 srl?
Ah a saperlo….