(AGENPARL) - Roma, 22 Febbraio 2022

(AGENPARL) – Roma, 22 febbraio 2022 – La Russia ha riconosciuto l’indipendenza delle Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk (DPR e LPR) e ha concluso con esse accordi di amicizia, cooperazione e assistenza. Lunedì sera il presidente russo Vladimir Putin ha firmato i documenti corrispondenti di mondovisione.

In precedenza, rivolgendosi alla nazione, il capo di stato russo ha chiesto all’Ucraina di fermare immediatamente tutte le ostilità nel Donbass, sottolineando che altrimenti «il regime al potere ucraino sarà interamente e interamente responsabile della possibile continuazione dello spargimento di sangue», avvertendo che in assenza di risposte costruttive dell’Occidente alle proposte sulle garanzie di sicurezza, Mosca avrà pieno diritto di “prendere misure di ritorsione”.

Putin ha affermato che il riconoscimento della sovranità di DPR e LPR è stata una “decisione a lungo in attesa” e ha chiesto al parlamento di sostenerla e di ratificare gli accordi di amicizia e assistenza reciproca con entrambe le repubbliche.

«E chiediamo che coloro che hanno preso e mantengono il potere a Kiev fermino immediatamente tutte le ostilità. In caso contrario, il regime al potere ucraino sarà interamente e interamente responsabile della possibile continuazione dello spargimento di sangue», ha avvertito il presidente russo.

«La Russia ha fatto di tutto per preservare l’integrità territoriale dell’Ucraina» ha detto Putin, anche combattendo per l’attuazione degli accordi di Minsk, ma invano.

Mosca ha tutte le ragioni per presumere che l’adesione dell’Ucraina alla NATO sia solo una questione di tempo, ha osservato il leader russo. “Spiegherò che i documenti di pianificazione strategica degli Stati Uniti […] prevedono un’opzione del cosiddetto attacco preventivo sui sistemi missilistici nemici. E sappiamo chi è il principale nemico per USA e NATO. È la Russia. Documenti NATO ufficialmente , dichiarano chiaramente la Russia come la principale minaccia per la sicurezza euro-atlantica e l’Ucraina fungerà da punto d’appoggio per un tale attacco”, ha affermato.

A dicembre, la Russia ha lanciato l’iniziativa di concludere documenti legalmente vincolanti sulle garanzie di sicurezza reciproca con gli Stati Uniti e la NATO. Mosca si aspettava che la NATO non si espandesse verso est e non ammettesse l’Ucraina nei suoi ranghi, oltre a introdurre restrizioni al dispiegamento di armi offensive serie sul suo territorio. Come ha sottolineato il presidente russo, quelle proposte sono rimaste sostanzialmente senza risposta e in queste condizioni la Russia “ha il pieno diritto di intraprendere misure di ritorsione al fine di garantire la propria sicurezza”. “Questo è esattamente il modo in cui procederemo”.

La stessa Russia non entrerà mai a far parte della NATO – nel 2000, l’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton era “molto riservato” quando Putin “gli chiese come avrebbe reagito l’America all’idea di ammettere la Russia nella NATO”. Ciò è dovuto al fatto che gli Stati Uniti non hanno bisogno di “un paese così grande e indipendente come la Russia” e questa è “la fonte della politica tradizionale americana sulla pista russa”, ha affermato Putin.

La parte principale del discorso del presidente è stata dedicata alla storia della creazione dell’Ucraina moderna e alle critiche al regime di Kiev. Putin ha ribadito che l’Ucraina moderna è stata “interamente e interamente creata dai <…> bolscevichi, la Russia comunista”, anche a spese dei territori storici russi. “Ora i discendenti riconoscenti hanno demolito i monumenti a Lenin in Ucraina. Questo è ciò che chiamano de-comunizzazione. Vuoi la decomunizzazione? Bene, questo ci sta proprio bene. Ma non devi fermarti a metà strada. Siamo pronti a mostrarti ciò che è genuino de-comunizzazione significa per l’Ucraina”,

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, la Russia ha sempre collaborato con l’Ucraina “apertamente, onestamente e nel rispetto dei suoi interessi”, ma a Kiev “il parassitismo ha cominciato a prevalere sul partenariato”, ha affermato il presidente russo. “La corruzione, che è, senza dubbio, una sfida e un problema per molti paesi, inclusa la Russia, ha acquisito una natura speciale in Ucraina. Ha letteralmente permeato ed eroso la statualità ucraina, l’intero sistema e tutti i rami del potere”, ha affermato il leader russo .

La strategia militare dell’Ucraina prevede essenzialmente la preparazione di azioni militari contro la Russia, mentre la recente minaccia di Kiev di sviluppare le proprie armi nucleari non è solo un atto, Mosca non può ignorare questa minaccia, ha sottolineato il presidente.

Lunedì, i capi di LPR e DPR Leonid Pasechnik e Denis Pushilin hanno rivolto a Putin un appello a riconoscere la sovranità delle repubbliche. In seguito, si è tenuta una sessione del Consiglio di sicurezza al Cremlino con i suoi membri che hanno sostenuto questa decisione.

Detto questo, il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolay Patrushev ha proposto di dare all’Occidente l’ultima possibilità di far applicare gli accordi a Kiev. La sua idea è stata sostenuta dal primo ministro Mikhail Mishustin e dal direttore del servizio di intelligence estero russo (SVR) Sergey Naryshkin.

Il ministro dell’Interno Vladimir Kolokoltsev ha esortato a riconoscere l’indipendenza delle repubbliche entro i confini “prima dell’occupazione da parte delle forze armate ucraine”, cioè entro i confini delle regioni di Donetsk e Lugansk.

Come riportato lunedì mattina, Putin e il suo omologo statunitense Joe Biden potrebbero incontrarsi nel prossimo futuro con la mediazione del presidente francese Emmanuel Macron che domenica sera ha parlato due volte con Putin. Non è chiaro se un nuovo vertice russo-americano sia possibile nelle nuove condizioni.

Lunedì sera, Putin ha tenuto colloqui telefonici con Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, parlando loro dei suoi piani per firmare un documento sul riconoscimento delle repubbliche del Donbass. Secondo il Cremlino, i suoi interlocutori sono rimasti delusi da questa svolta degli eventi, ma hanno indicato la disponibilità a continuare i contatti.

Era il 20 maggio del 2020 quando Agenparl pubblicò un mio editoriale dal titolo «CORONAVIRUS, QUALI SARANNO GLI SCENARI INTERNAZIONALI DEL DOPO PANDEMIA? PERCHE’ NON FAR ENTRARE LA RUSSIA NELLA NATO?».

Lo ripropongo.

Le principali capitali occidentali non sono solo preoccupate per il rischio di una ripresa nei casi di coronavirus, ma per altri motivi.

Infatti, con la maggior parte dei paesi europei, ormai sicuri di aver superato il peggio della pandemia, la loro attenzione si sta rivolgendo sulla possibile ripresa del coronavirus, una volta che si tornerà ad una parvenza di normalità.

Ma al di là delle sfide epidemiologiche, ci si trova di fronte ad una minaccia che sta lentamente crescendo ma che non è di natura patologica, bensì economica, politica e militare.

Questa potrebbe essere la seconda ondata geopolitica e le sue implicazioni sta già iniziando a interessare i leader occidentali.

Mi spiego meglio. Immaginiamo uno scenario di tipo questo. Proprio nel momento che l’Europa e gli Stati Uniti iniziano a capire che il coronavirus è ormai sotto controllo, la pandemia scoppia e di impossessa dei paesi in via di sviluppo.

Esausti, indebitati e disperati a causa della crisi che ha colpito le loro economie, i leader nazionali spingono affinché i rispettivi Paesi ritornino rapidamente ai livelli pre-Covid.

In tale scenario che i leader non riescono ad aiutare i Paesi in via di sviluppo in quanto sono impegnati a salvaguardare il benessere dei loro cittadini.

Ne consegue il panico. I migranti si radunano nell’Europa meridionale, che sta ancora lottando per uscire da una crisi economica indotta dal coronavirus pari alla Grande Depressione del 1929.

Da qualche parte del mondo, uno Stato inadempiente non riesce a pagare i propri debiti detenuti in gran parte dalle istituzioni finanziarie occidentali. Gli Stati Uniti non sono più disposti a prendere il comando e lasciano alla Cina la leadership e quindi il compito di risolvere i problemi.

Questo è solo uno scenario (inventato) che potrebbe creare molte preoccupazioni nelle capitali occidentali.

Anche se pochi esperti dubitavano che arriverà una seconda ondata di Covid, la preoccupazione è quella della zona dove potrebbe accadere la seconda ondata.

La storia è fatta di azioni e reazioni.

A grandi cambiamenti scatenano reazioni a catena: Il crollo di Wall Street del 1929 inaugurò l’era del New Deal; La vittoria alleata nel 1945 creò le condizioni per la guerra fredda.

Quindi, ogni evento crea scosse e tendenze politiche che si possono vedere solo in seguito.

Il decennio successivo alla crisi finanziaria del 2008 ha visto vacillare la zona euro che l’ha portata sull’orlo del collasso, la Gran Bretagna ha votato per lasciare l’Unione europea e Donald Trump è stato eletto presidente degli USA.

Oggi l’economia globale ha subito un altro attacco improvviso, modificando la geopolitica mentre le tensioni USA-Cina sono aumentate, il commercio internazionale è rallentato notevolmente e le divisioni strutturali tra nord e sud Europa si sono ampliate.

La domanda, quindi, è cosa potrebbe accadere nel decennio successivo a questa crisi?

Il Covid-19 è indubbiamente visto come un grande evento che avrà delle forti ripercussioni.

Tra le preoccupazioni ci sono quelle di come agirà la Russia e il suo leader, Vladimir Putin, una paura echeggiata da alcune delle voci più influenti nella politica estera britannica, che temono che la seconda ondata geopolitica di COVID-19 colpirà l’Europa più duramente.

Una Russia indebolita economicamente, colpita dal recente crollo i prezzi del petrolio, rappresenta un pericolo maggiore per gli interessi della sicurezza occidentale.

Cosa succederebbe se il leader russo, spaventato dall’economia in rovina del paese, avesse l’opportunità di testare la NATO?

Altri analisti pensano che la crisi potrebbe non incoraggiare la Russia, ma paralizzarla, lasciandola più dipendente dalla Cina e portando la sfera di influenza di Pechino ai confini dell’Europa continentale.

Secondo me, una mossa saggia sarebbe quella di far entrare la Russia di Putin nella NATO, anche se qualche americano poco «sveglio e lungimirante» si è, in un passato non tanto lontano, opposto a questo ingresso.

Oggi sarebbe il momento giusto per fare questa grande – ed intelligente – operazione cioè quella di accogliere la Russia nella NATO in funzione anti-CINA o meglio anti Xi Jinping, perchè ci sono tutte le condizioni internazionali a questo ingresso.

Il ruolo fondamentale di tutto questo sarà proprio la crisi che metterà in movimento la storia.

La gamma di possibili conseguenze della seconda ondata è da capogiro: a partire dalla prospettiva della malattia che sta prendendo piede in un paese in via di sviluppo del G20 come l’India.

Inoltre il Coronavirus potrebbe raddoppiare rapidamente in Europa e negli Stati Uniti; l’impatto incerto dei progressi tecnologici in campi come l’intelligenza artificiale in quanto vengono utilizzati per aiutare a combattere la diffusione della malattia; una recessione che crea tensioni tra il Sud povero dell’Unione europea e il nord ricco.

Per non parlare dell’instabilità dell’Africa occidentale che passa anche attraverso il Medio Oriente e l’Asia, dove negli ultimi anni conflitti e tensioni hanno costretto migliaia e migliaia di persone a fuggire.

Inoltre, potremmo anche avere una sorta di resa dei conti con la Cina, vuoi anche per la responsabilità di non aver comunicato in tempo lo scoppio della pandemia.

Per non parlare della Gran Bretagna, della Germania, della Francia e altre importanti economie europee (l’Italia) che fanno affidamento sull’ombrello della sicurezza americana ma che vogliono mantenere forti legami economici con la Cina, di fronte alla difficoltà di gestire le conseguenze della politica anti-cinese dell’amministrazione Trump. Una tensione che può solo continuare ad aumentare.

Questo è il mondo in cui paesi tra cui anche l’Italia devono pensare alla loro visione strategica futura perché le azioni che metteranno in campo oggi si ripercuoteranno fra dieci anni.

Alcune delle sfide potrebbero essere del tutto nuove, ma molte altre sono già in atto e sono state solo accelerate dalla pandemia, come il peggioramento delle relazioni tra Washington e Pechino.

La verità vera è che per i governi occidentali esiste una semplice realtà di fondo alla seconda ondata geopolitica che è quella del denaro o della sua mancanza. In altre parole hai più problemi ma hai meno soldi per affrontarli e risolverli.

Dopo più di un decennio di tagli alla spesa pubblica, ad esempio, l’Italia non è in grado di poter potenziare la sua sanità e dare un’assistenza sanitaria e sociale ai cittadini in maniera adeguata.

Facendo un altro esempio, l’esercito britannico, in grado di aiutare gli Stati Uniti a invadere l’Iraq e l’Afghanistan meno di 20 anni fa, si è trasformato in una forza “one shot” che non è in grado di sostenersi per più di sei mesi la presenza al di fuori dell’Europa. Come sarà la sua capacità dopo un’altra serie di tagli?

La Gran Bretagna e la Francia hanno richiesto il sostegno americano per intervenire in Libia nel 2011.

La domanda a questo punto è: potrebbe una forza europea congiunta farlo di nuovo ovunque lungo il confine sulla costa nordafricana? E questo potrebbe anche riguardare un intervento a titolo puramente sanitario, come lo è stato durante l’epidemia di Ebola nel 2014.

E’ chiaro che un Governo si debba concentrare su alcuni aspetti che riguarderanno il futuro del loro Paese.

E tornando alle questioni domestiche italiche i nostri funzionari di Roma dovranno concentrarsi maggiormente su «Cosa possiamo permetterci?» e meno su «Cosa vogliamo fare?». Sicuramente su cosa non possiamo più permetterci, ci dovrà essere quella di non continuare a sperperare denaro dei contribuiti ed essere più oculati nelle spese privilegiando l’efficienza ma soprattutto la loro efficacia a breve, medio e lungo periodo.

In UK, all’interno di Downing Street, la preoccupazione per la seconda ondata geopolitica di COVID -19 è reale, è i loro funzionari sono già al lavoro per prevedere le potenziali minacce e prepararsi per esse.

Il governo britannico prevede un aumento del protezionismo, il ripristino delle catene di approvvigionamento sotto il controllo nazionale, il rafforzamento degli stati-nazione e il rapporto tra Stati Uniti e Cina diventerà più conflittuale.

Se la pandemia provoca cambiamenti rivoluzionari o semplicemente accelera le situazioni già in atto che scorrono sotto la superficie, la seconda ondata epidemiologica non è l’unica di cui dobbiamo preoccuparci.

Bisogna cominciare a vedere, prevedere ma soprattutto provvedere.

Tutto chiaro?