(AGENPARL) – Roma, 22 nov 2022 – Ringrazio il Presidente della Camera dei Deputati Lorenzo Fontana per aver organizzato questa iniziativa in vista della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ovviamente mi spiace molto non poter partecipare in presenza, ma ci tenevo in ogni caso ad inviare il contributo del Governo che rappresento.
Saluto e ringrazio le colleghe che interverranno, i relatori, tutti i parlamentari presenti.
Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito questa Giornata e ha scelto di fissarne la celebrazione il 25 novembre: una data che ricorda l’assassinio di Patria, Minerva e Maria Teresa, le tre sorelle Mirabal che nel 1960 vennero seviziate e uccise dal regime del dittatore dominicano Rafael Leónidas Trujillo Molina.
I dati delle Nazioni Unite parlano chiaro e ci dicono che, nell’arco della propria vita, una donna su tre ha subito abusi e violenza, fisica o psicologica. Donne, ragazze e bambine continuano ad essere, in molte aree del mondo, anche in situazioni di conflitto armato e di emergenze, vittime di discriminazioni, violenze, abusi e sfruttamento.
Ogni giorno viviamo il dramma dei conflitti dove le donne e le bambine sono esposte spesso in prima linea alla brutalità crescente e alla rivalsa delle diverse fazioni. È una realtà, quella degli stupri in zone di guerra, che con l’aggressione russa all’Ucraina si è riaffacciata in tutta la sua atrocità anche qui in Europa.
Tema che non lascia indifferente questo Governo e che sarà al centro di un incontro, organizzato dai Ministeri delle Pari opportunità e degli Esteri, per giovedì 24 novembre e che vedrà la partecipazione di autorità delle Nazioni Unite e di rappresentanti della Corte penale internazionale dell’Aja.
Gli stupri di guerra sono un’arma vera e propria, un’arma tremenda che riduce le donne a territorio da possedere, che crea ferite insanabili, rancori che permangono nel tempo, spesso per tutta la vita. Su questo è urgente un impegno di tutta la comunità Internazionale: l’Italia partecipa a numerosi programmi delle Nazioni Unite che hanno l’obiettivo di tutelare i diritti di donne e delle bambine e assicurare giustizia alle vittime di abusi e violenze.
Le battaglie contro le mutilazioni genitali e i matrimoni precoci e forzati hanno visto da sempre l’Italia in prima linea. Così come è fondamentale riflettere, non solo a livello internazionale ma anche in casa nostra, sul rapporto fra violenza e appartenenza ideologica, soprattutto con riferimento alle donne immigrate.
Maltrattamenti fisici, limitazioni nell’abbigliamento, divieto di andare a scuola, imposizione di matrimoni non voluti, abusi, omicidi vengono giustificati dagli autori perché ritenuti conformi alla religione o alla cultura del Paese di origine. Un assunto inaccettabile perché nessuna cultura può definirsi tale se contempla la violenza sulle donne: è un concetto che non dobbiamo aver paura di ribadire con forza. Così come dobbiamo sostenere il desiderio di libertà e le battaglie che, in alcune Nazioni, dall’Afghanistan all’Iran, le donne stanno portando avanti con coraggio e determinazione e per rivendicare il proprio ruolo nella società.
Purtroppo, anche in Italia il quadro rimane preoccupante e impone da parte delle Istituzioni la massima attenzione. Il femminicidio è il gesto finale della violenza sulle donne. È la forma estrema della violenza più brutale, e più evidente, quella fisica, che ha molti possibili modi di esercitarsi: dalle minacce alla persecuzione, dai maltrattamenti agli stupri. Le donne non sempre denunciano, perché sono ricattate dalla presenza dei figli, perché non sono autonome economicamente, perché hanno paura, perché si illudono che l’uomo cambierà, perché c’è di mezzo un rapporto affettivo, perché si credono deboli o perché si sentono sole.
È su questi ultimi due punti che noi possiamo incidere di più: far toccare con mano alle donne che non sono sole, che la società le sostiene, che crede alle loro denunce, che è in grado di fornire vero sostegno. È necessario aiutare le donne a scoprire che non sono deboli ma che sono in grado di ribellarsi, di trovare in sé stesse la forza di andare avanti, di cambiare la propria vita e quella dei figli che assistono alle violenze e ne sono direttamente vittime. È un tema, quello della violenza assistita, che non va assolutamente ignorato. Sarebbe imperdonabile farlo: studi e statistiche ci dicono, infatti, che i bambini e gli adolescenti che assistono a episodi di violenza in famiglia possono avere gravissime conseguenze sulla loro crescita e sul loro benessere. E non è difficile crederlo. Si è riscontrato, purtroppo, che bambine e adolescenti femmine tendono nell’età adulta a tollerare la violenza subita, mentre i bambini o adolescenti maschi vittime di violenza assistita hanno maggiori probabilità di diventare partner aggressivi.
Questo Governo è e sarà sempre in prima linea per combattere la violenza sulle donne e la terribile piaga del femminicidio. C’è molto lavoro da fare e intendiamo portarlo avanti a 360 gradi, incentrando il nostro impegno su tre pilastri d’azione: prevenzione, protezione e certezza della pena. Questo Esecutivo rifinanzierà i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio; ci impegneremo per attuare la legge 53 del 2022 sulla raccolta dei dati statistici sulla violenza contro donne, che ancora necessita dei decreti attuativi e di attività tecniche. È fondamentale un quadro quanto più dettagliato possibile per costruire politiche efficaci di prevenzione e contrasto, risolvendo le criticità, monitorando il fenomeno e stimando anche la parte sommersa dei diversi tipi di violenza.
Faciliteremo l’adozione di protocolli e migliori pratiche nei Tribunali per un’applicazione sempre più efficace della normativa sul “codice rosso”. Lavoreremo per garantire la certezza della pena, per potenziare le misure di protezione delle vittime e rafforzare il ricorso allo strumento dei braccialetti elettronici, che spesso non vengono applicati perché semplicemente non ce ne sono. Investiremo sulla formazione degli operatori – Forze dell’Ordine, magistrati, avvocati, medici, assistenti sociali, docenti e personale sanitario – e sulla cooperazione tra le diverse figure professionali per trovare le soluzioni più adeguate al singolo caso concreto e gli interventi più efficaci per proteggere gli eventuali minori coinvolti. Ci impegneremo in apposite campagne di sensibilizzazione e informazione per far conoscere alle donne gli strumenti di assistenza ai quali possono rivolgersi: dai Centri Antiviolenza e dalle Case Rifugio al numero verde 1522. Così come intendiamo rafforzare il Piano anti-tratta per un’azione più incisiva a difesa e protezione delle vittime.
È necessario, e vado verso la conclusione, combattere le nuove forme di oppressione e dominio sulle donne che nel nostro tempo si stanno sempre di più affermando. Siamo qui per superare le ingiustizie e lottare contro tutte le forme di violenza.
Io so che le donne ce la possono fare e ce la faranno. Sono certa che il coraggio, la tenacia e la volontà delle donne siano grandi risorse di cui disponiamo e che vadano valorizzate, nella società e in politica.
Siamo qui per questo. Sono qui per questo.
Grazie e buon lavoro a tutti.