
(AGENPARL) – Roma, 19 nov 2020 – Non serve solo avere tanti giovani nella macchina dello Stato. Serve un approccio giovane. Serve vedere il mondo in modo diverso e ciò si collega al tornare a vivere i piccoli borghi, ma anche alla necessità di riconcepire l’organizzazione del lavoro; per questo puntiamo sul lavoro agile.
Anche i giovani hanno diritto a bilanciare tempi di vita e di lavoro, per questo la Pa deve offrire una modalità di lavoro differente, per vivere i borghi, ma anche le città in modo diverso.
Stiamo accelerando per colmare il digital divide. Il cambiamento va indirizzato e accompagnato. Il capitale umano giovane va introdotto in modo deciso dopo 10 anni di blocco del turn over e di tagli anche alla formazione. Oltre al lavoro sulla banda ultra larga, vanno ripensati in digitale i passaggi del back office per snellire gli oneri burocratici. Stiamo tornando ad assumere, al netto del blocco contingente per la pandemia, ma stiamo facendo concorsi tutti digitalizzati e stiamo cercando nuove competenze.
Dobbiamo porci in modo diverso rispetto all’utenza, anche attraverso la comunicazione, soprattutto quella digitale. Le amministrazioni devono usare di più i social media, ma penso anche ai chatbot che orientano sui servizi e per fissare appuntamenti con i cittadini.
Dobbiamo rendere la Pa attrattiva per i giovani, che devono vedere la macchina dello Stato non solo come soluzione per il posto fisso, ma come luogo di realizzazione delle loro aspettative di vita. Ecco perché ho insistito affinché la Sna faccia il corso-concorso ogni anno, per dare una prospettiva certa ai nostri ragazzi.
Penso, anzi, che l’Italia possa farsi capofila di una cooperazione amministrativa con gli altri Paesi per condividere esperienze e scambiare i lavoratori della Pubblica amministrazione. Bisogna valorizzare la mobilità all’interno dell’Europa: così i giovani potranno formarsi all’estero e poi magari tornare per rendere migliore la nostra Pa.