(AGENPARL) - Roma, 13 Dicembre 2025Confessiamolo: non tutti sapevamo di essere così ricchi. O forse lo eravamo, ma semplicemente non ne eravamo informati. Eppure i numeri parlano chiaro. La Banca d’Italia detiene riserve auree tali da collocare il nostro Paese al terzo posto a livello mondiale, subito dopo Stati Uniti e Germania. Se poi si include anche il Fondo Monetario Internazionale, l’Italia scivola “solo” al quarto posto. Un risultato che, a ben vedere, ha dell’incredibile.
Il quantitativo complessivo di oro custodito ammonta a 2.452 tonnellate, tra lingotti e monete: 95.493 pezzi che, al 31 dicembre 2024, avevano un valore stimato di 197,9 miliardi di euro. Ma non è tutto. A queste riserve auree si aggiungono anche riserve valutarie per circa 57 miliardi di euro. Una ricchezza imponente, solida, reale.
Siamo ricchi, dunque, e non lo sapevamo. Ora però lo sappiamo. Non perché lo affermi chi scrive, ma perché la notizia è stata riportata – quasi ovunque – dai principali organi di informazione. L’emendamento alla manovra economica, a firma del capogruppo di Fratelli d’Italia Lucio Malan, ha superato il vaglio di ammissibilità della Commissione Bilancio del Senato. A breve verrà votato e stabilirà un principio tanto semplice quanto simbolicamente potente: le riserve auree appartengono allo Stato, in nome del Popolo Italiano.
Non è ancora legge, è vero, ma il voto finale si avvicina. E sì, lo ammetto: sono felice. Felice non solo per l’aspetto giuridico o politico del provvedimento, ma per la consapevolezza improvvisa di far parte di una nazione che occupa il podio mondiale anche in termini di ricchezza reale. Terzi al mondo. Che potenza.
È una felicità curiosa, quasi ingenua, simile a quella che provai quando scoprii di essere arrivato primo – a mia insaputa – al momento del concepimento. Eravamo in milioni a competere e, in qualche modo, avevo vinto io, superando ostacoli, strettoie e barriere impensabili. La stessa gioia delle prime tempeste ormonali, dei primi amori ricambiati. Perché, in fondo, la vera felicità è amare ed essere amati.
Qualcuno potrebbe obiettare: davvero ti basta così poco per essere felice? Eppure è noto che la felicità non dipende dalla quantità delle cose, ma dal modo in cui le si guarda. Sta tutta nella testa e nel cuore.
Naturalmente non mancano i detrattori del provvedimento. C’è chi intravede pericoli, chi paventa rischi per la stabilità finanziaria del Paese. Ma, come ricordava Winston Churchill, essere ottimisti significa vedere opportunità in ogni pericolo. Le riserve auree rappresentano una ricchezza stabile e duratura; quelle valutarie sono una riserva di liquidità e di potere d’acquisto essenziale per la stabilità finanziaria di una nazione. Dov’è, allora, il pericolo?
Se anche solo alcuni milioni di italiani – quelli che leggono, approfondiscono e riflettono – avranno provato un moto di orgoglio e di felicità nello scoprire quanto è ricca e quanto è forte, sotto molti aspetti, questa nostra Italia martoriata, allora io godo con loro.
Mi rattrista, piuttosto, pensare agli eterni insoddisfatti, ai pessimisti cronici, a chi attraversa la vita senza saper gustare i piccoli piaceri che essa offre, spesso a nostra insaputa. Piccoli piaceri che, messi insieme, costruiscono un Paradiso.
E gli altri? Beh, che continuino pure a lamentarsi. Per conto loro.
