(AGENPARL) - Roma, 11 Dicembre 2025(AGENPARL) – Thu 11 December 2025 Interrogazione di Enrico Melasecche (Lega), l’assessore Francesco De
Rebotti risponde: “la Giunta effettua un presidio costante ed
intransigente verso Rfi, la data del giugno 2026 è invalicabile. Per
la metropolitana di superficie ci sono ostacoli tecnici e per il
collegamento con la rete ferroviaria nazionale dovrebbe essere
aumentata la portata massima dei binari”
(Acs) Perugia, 11 dicembre 2025 – Nella seduta odierna dedicata alle
interrogazioni a risposta rapida (question time), il consigliere
regionale Enrico Melasecche (Lega) ha interrogato l’assessore
Francesco De Rebotti sul presente e sul futuro della Ferrovia centrale
umbra. In particolare per sapere “da cosa è derivato, a distanza di
un anno dall’insediamento della nuova giunta, lo slittamento degli
impegni presi da RFI, inclusi il completamento da parte di Ater della
riqualificazione delle stazioni previste e il loro riutilizzo nella
nuova logica ferroviaria e turistica. E quali sono le intenzioni
dell’attuale Giunta in merito alla cessione della FCU ad RFI”.
Melasecche ha chiesto notizie anche circa il “progetto dell’anello
turistico ciclo-ferroviario, collegamento diretto della FCU con la
Terni-Rieti-L’Aquila-Sulmona e sulla conferma della attivazione
contemporanea all’inaugurazione del servizio di metropolitana di
superficie Terni-Sangemini-Acquasparta con l’attivazione delle
relative ciclabili che andranno a completare l’anello di alta
valenza turistica di cui sopra”.
“Il cantiere relativo alla completa ricostruzione FCU nella tratta
Sud, Terni-Ponte San Giovanni avrebbe dovuto essere concluso entro la
fine dell’anno in corso – ha ricordato Melasecche in Aula – cui
avrebbero dovuto seguire senza soluzione di continuità i lavori per
l’installazione della tecnologia ERTMS in modo da concludere i
cantieri finanziati con i fondi PNRR entro giugno 2026 attivando i
servizi con i Minuetto rigenerati e la linea elettrica entro quella
data. I lavori per la ricostruzione della tratta Nord Città di
Castello-Sansepolcro avrebbero dovuto iniziare a gennaio 2026 e
concludersi entro l’anno; al pari della metropolitana di superficie
Ponte San Giovanni-Sant’Anna si attende la realizzazione della ex
metropolitana Cesi-Terni, i cui lavori la Regione iniziò nel 1999 ma,
mai inaugurati, dopo aver ricostruito l’intera ferrovia ad
iniziativa della passata giunta, avrebbe dovuto essere attivata con
l’apertura della linea in modalità elettrica con la nuova
previsione trasportisticamente migliore Terni-Sangemini-Acquasparta.
Tale progetto di utilizzo metropolitano, già programmato e in fase
realizzativa, faceva parte dell’accordo fra Regione e la partecipata
Umbria Mobilità quando la giunta Marini trasferì nell’estate del
2019 ad RFI, in un clima di grande confusione, la realizzazione
tecnica strutturale dell’intera linea, dopo aver precedentemente
privatizzato il ramo gomma assegnandolo a Busitalia. Mancano ormai sei
mesi allo scadere della data del possibile utilizzo dei fondi PNRR e,
in considerazione dei collaudi vari e omologazioni necessarie, appare
indispensabile fare il quadro della situazione onde informare
correttamente la pubblica opinione che attende da oltre otto anni il
ripristino della intera linea, con tutti i comuni collocati lungo la
ferrovia che attendono con ansia la sua riattivazione. Fu presa in
esame nel quinquennio precedente anche l’ipotesi di una cessione
della proprietà della intera linea ad RFI, rinviata a causa della
mole enorme di progetti di ricostruzione in corso e di finanziamenti
da utilizzare con scadenze ravvicinate, cessione che era da esaminare
in tutti i dettagli, pretendendo da RFI la certezza del mantenimento e
del potenziamento di servizi moderni, attrattivi, efficienti,
economicamente redditizi in modo da un lato di alleggerire il bilancio
regionale ma in contemporanea, attivando flussi rilevanti di turisti,
conditio sine qua non per valutare un’operazione storica di tale
portata. Tale ipotesi andrebbe ponderata in modo puntuale e condivisa
con tutta l’Assemblea legislativa, oltre con entri locali,
sindacati, operatori vari, anche per inserire in tale accordo
l’eventuale realizzazione del collegamento denominato ‘sfondamento
a Nord’, completando la linea da Sansepolcro ad Arezzo in modo da
rendere la Fcu ulteriormente attrattiva quale ramo alternativo della
attuale linea ferroviaria nazionale”.
L’assessore De Rebotti ha risposto: “Abbiamo ben chiara la portata
storica della ex Ferrovia centrale umbra. Restituiremo agli umbri e ai
turisti un’infrastruttura moderna ed efficiente. La Giunta effettua un
presidio costante ed intransigente verso Rfi. La data del giugno 2026,
termine ultimo per i fondi Pnrr, è un vincolo invalicabile su cui non
concederemo sconti. La campagna per la rigenerazione delle stazioni è
parte integrante della nostra strategia, anche vendendo aree limitrofe
per reperire fondi. Rispetto alla tratta S.Gemini-Acquasparta,
dobbiamo rilevare il limite infrastrutturale degli scambi e dei
raddoppi, che non supportano la doppia frequenza e non permettono i
passaggi ravvicinati (30 minuti). Gli interventi svolti in passato non
hanno risolto il problema. Lo sfondamento verso Arezzo, così come il
collegamento diretto su Orte, potrà essere realizzato solo quando la
rete umbra sarà uniformata alla rete nazionale in merito alla portata
massima dei binari, che dovrebbe essere elevata da 16 a 18 tonnellate.
Questo consentirebbe anche di abbattere i tempi di percorrenza dei
treni nazionali, che potrebbero utilizzare un percorso diretto
nord-sud. Rispetto alla cessioni della linea a Trenitalia, si tratta
di una ipotesi sul tavolo. Solo la caratterizzazione nazionale della
linea permetterà di procedere con gli interventi necessari. La
cessione dovrà essere autorizzata dal Ministero ma noi chiederemo
previste garanzie rispetto ad un futuro ulteriore salto di qualità.
Abbiamo già scelto le immagini dell’Umbria che verranno utilizzate
per le nuove livree dei treni regionali”.
Il consigliere Melasecche ha replicato: “La questione della portata
è un problema di Rfi. Quando abbiamo chiesto fondi sufficienti
l’obiettivo era eliminare i treni a diesel ma anche ridare un futuro
a questa linea. Solo successivamente Rfi ha chiesto ulteriori 100
milioni per il consolidamento dei binari rispetto a convogli più
pesanti. Mi ritengo parzialmente soddisfatto”. MP/
link alla notizia: http://consiglio.regione.umbria.it/node/81463
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