(AGENPARL) - Roma, 4 Dicembre 2025(AGENPARL) – Thu 04 December 2025 RAPPORTO CNEL L’ATTRATTIVITÀ DELL’ITALIA PER I GIOVANI DEI PAESI AVANZATI
4 dicembre 2025
NOTA PER LA STAMPA
N.B. In allegato la nota stampa integrale
Presentato oggi a Villa Lubin il Rapporto CNEL 2025 “L’attrattività dell’Italia per i giovani dei Paesi avanzati”. L’Italia sta perdendo una parte quantitativamente e qualitativamente importante della sua generazione giovane e qualificata: un esodo strutturale, non episodico, non compensato da arrivi equivalenti dagli altri sistemi economico-sociali avanzati. Il Rapporto misura l’impatto sul capitale umano, redige l’indice di attrattività dei singoli territori e indica leve e strumenti per invertire la rotta.
TRA IL 2011 E IL 2024 EMIGRATI 630MILA GIOVANI
In Italia tra il 2011 e il 2024 sono emigrati 630mila giovani (18-34enni), il 49% dalle regioni del Nord e il 35% dal Mezzogiorno. Il saldo al netto degli immigrati è pari a -441mila. Nel 2024 i giovani che hanno lasciato il Paese sono stati 78mila. Il saldo al netto degli immigrati è pari a -61mila. Nel 2024 il numero degli expat è il 24% del numero delle nascite. Complessivamente, i giovani andati all’estero nel 2011-24 corrispondono al 7% dei giovani residenti in Italia nel 2024. È quanto emerge dal Rapporto CNEL 2025 “L’attrattività dell’Italia per i giovani dei Paesi avanzati”, presentato oggi a Villa Lubin.
TRA I GIOVANI EMIGRATI QUOTA FEMMINILE AL 48,1%
La quota femminile dei giovani emigrati nel 2024 è il 48,1%, in aumento rispetto al 46,6% medio dell’intero periodo. I valori più alti della quota femminile si hanno nel Nord-Est con il 50,5%, cui segue il Nord-Ovest e il Centro con il 49,3% e il Mezzogiorno con il 44,9%. Tra le regioni e province autonome svettano Alto Adige (52,5%), Trentino (51,5%) e Marche (51%), con Veneto, Emilia-Romagna e Toscana sopra il 50% e Lombardia poco sotto. In fondo Campania (43,2%), Puglia (43,5%) e Sicilia (44,5%).
IL 42,1% È LAUREATO
Sono il 42,1% i laureati tra i giovani emigrati nel triennio 2022-2024, in aumento rispetto al 33,8% dell’intero periodo 2011-24. Al di sopra o vicini alla metà Trentino (50,7%), Lombardia (50,2%), Friuli-Venezia Giulia (49,8%), Emilia-Romagna (48,5%) e Veneto (48,1%). Le quote più basse si registrano in Sicilia (26,5%) e Calabria (27,2%).
SCARTO TRA LAUREATE E LAUREATI PIÙ MARCATO NEL MEZZOGIORNO
Relativamente al segmento femminile, le laureate sono il 44,3% tra le emigrate nel triennio 2022-24, contro il 40,1% dei maschi. La differenza maggiore tra la quota femminile e quella maschile si raggiunge tra le regioni del Mezzogiorno, segno che le giovani istruite hanno maggiore coscienza del divario di genere più ampio rispetto al Nord ed emigrano per superarlo. La differenza è di 9,5 punti percentuali in Campania (42,5% contro 33,0%) e di 9,4 punti in Puglia (42,9%, 33,5%), 9,3 in Abruzzo (43,1%, 33,8%), 8,6 in Sardegna (37,8%, 29,2%), 8,4 punti in Calabria (31,8%, 23,4%) e Basilicata (42,4%, 34,0%).
IL VALORE DEL CAPITALE UMANO ESPATRIATO PARI A 159,5 MILIARDI DI EURO
Ammonta a 159,5 miliardi di euro il valore del capitale umano uscito dal nostro Paese nel 2011-24, stimato sul saldo migratorio e come costo sostenuto dalle famiglie e, per la sola istruzione, dal settore pubblico, per crescere ed educare i giovani italiani emigrati. 77 miliardi per il Nord e 58 per il Mezzogiorno. Le tre regioni con il valore maggiore sono Lombardia (28,4 miliardi), Sicilia (16,7) e Veneto (14,8).
IL 7,5% DEL PIL
In termini di PIL il valore del capitale umano uscito nel 2011-24 è pari al 7,5%. Così misurata l’uscita più grande è quella dell’Alto Adige (17% del PIL), seguito da Calabria (16,6%) e Sicilia (15,1%). Quella più piccola è del Piemonte (2,3%), con a ruota Emilia-Romagna e Lazio (4,8%). Il peso medio annuo nel triennio 2022-24 è invece pari allo 0,8% del PIL. L’aumento del numero e del grado di istruzione dei giovani emigrati italiani ha incrementato a 16 miliardi il valore dell’uscita annua in tale periodo. In quota del PIL i picchi sono in Alto Adige (1,7%), Calabria (1,6%) e Molise (1,5%) e i minimi per Lazio (0,45%), Emilia-Romagna (0,54%) e Toscana (0,6%).
NOVE ITALIANI IN USCITA PER UNO STRANIERO IN ENTRATA
Nove italiani in uscita per uno straniero in entrata. Nel 2011-24 si registrano 55mila arrivi in Italia di giovani cittadini delle prime dieci nazioni avanzate verso cui vanno i giovani italiani, cioè in ordine alfabetico: Austria, Belgio, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Svizzera e USA. Nello stesso periodo in quegli stessi Paesi sono andati 486mila giovani italiani. L’Indice Sintetico dei Flussi Migratori (ISFM) dell’Italia per i giovani è pari a 9. L’ISFM misura l’attrattività di un Paese o territorio ed è dato dal rapporto tra le sue uscite verso le principali nazioni avanzate e gli arrivi da quelle medesime nazioni. Più basso è l’ISFM e maggiore è l’attrattività, perché arriva un numero di giovani stranieri più vicino a quello dei giovani italiani che emigrano.
ATTRATTIVITÀ PIÙ BASSA NELLE REGIONI MERIDIONALI
Le regioni meridionali mostrano un alto ISFM e quindi una bassa attrattività. Valori elevati nel Settentrione si registrano per il Friuli-Venezia Giulia e il Veneto. Ecco i dati regione per regione:
- Toscana 4,7
- Lazio 4,8
- Alto Adige 5,8
- Lombardia 6,2
- Liguria 6,4
- Emilia-Romagna 6,5
- Trentino 7,8
- Umbria 8,1
- Piemonte 8,1
- Molise 8,4
- Valle d’Aosta 9,4
- Friuli-Venezia Giulia 10,0
- Veneto 10,4
- Marche 12,6
- Abruzzo 13,6
- Sardegna 14,6
- Puglia 15,7
- Basilicata 18,9
- Campania 23,6
- Sicilia 28,2
- Calabria 29,9
REGNO UNITO PRIMA DESTINAZIONE DEI GIOVANI ITALIANI
Prima destinazione dei giovani italiani emigrati è il Regno Unito, con una quota pari al 26,5%. La seconda è la Germania, con il 21,2% e a seguire Svizzera (13,0%), Francia (10,9%) e Spagna (8,2%). Le percentuali variano molto tra le diverse regioni italiane. Quasi la metà degli altoatesini vanno in Austria e oltre un quarto in Germania. Dal Meridione si parte soprattutto per la Germania (30,4%, con 39,1% dalla Sicilia) e il Regno Unito (24,5%), poi in Svizzera (12,6%).
IL 20% DEI GIOVANI EUROPEI E STATUNITENSI SCELGONO LA GERMANIA
Il 20% è la percentuale di giovani europei e statunitensi che scelgono la Germania, il 16,9% opta per il Regno Unito, il 15,4% per la Spagna, il 15,1% per la Francia e il 14,7% per la Svizzera. L’Italia è scelta solo dall’1,9%, preceduta da Danimarca (3,2%) e Svezia (3,4%), che sono però molto più piccole per popolazione ed economia.
DAL MEZZOGIORNO AL CENTRO-NORD 484MILA GIOVANI
Nel 2011-24 si sono trasferiti dal Mezzogiorno al Centro-Nord, al netto di quelli che sono arrivati, 484mila giovani italiani. 240mila sono andati nel Nord-Ovest dal resto d’Italia, 163mila nel Nord-Est e 80mila nel Centro. Il deflusso record è quello della Campania, pari a 158mila, poi Sicilia con 116mila e Puglia con 103mila. L’afflusso top è stato in Lombardia, con 192mila, seguito dall’Emilia-Romagna (106mila) e Piemonte (41mila).
IL CAPITALE UMANO TRASFERITO DAL MEZZOGIORNO AL NORD CORRISPONDE A UN VALORE DI 147 MILIARDI DI EURO
Il giovane capitale umano trasferito nel 2011-24 dal Mezzogiorno al Nord corrisponde a un valore di 147 miliardi di euro, di cui 79 miliardi relativo al trasferimento dei giovani laureati, 55 a quello dei diplomati e 14 a quello dei non diplomati. La Lombardia è la regione che ha ricevuto più capitale umano giovane dai movimenti interni, pari a 76 miliardi, seguita dall’Emilia-Romagna con 41 miliardi, dal Lazio con 17 e dal Piemonte con 15. La Campania è la regione che ha perso più capitale umano giovane dai movimenti interni: 59 miliardi. Poi viene la Sicilia con 44 miliardi, la Puglia con 40 e la Calabria con 24.
HANNO LASCIATO LA CAMPANIA 196MILA GIOVANI, LA SICILIA 163MILA, LA PUGLIA 130MILA
Ammontano a 12mila i giovani che se ne sono andati dal Veneto verso l’estero o il resto d’Italia, facendone così la regione meno attrattiva tra le grandi del Nord, perché non è riuscita a compensare con gli afflussi netti dall’interno quelli verso il resto del mondo. 196mila è invece il numero record di giovani che hanno lasciato, per altre regioni o per l’estero, la Campania, seguito dai 163mila della Sicilia e dai 130mila della Puglia.
SERVE UN SALTO QUALITATIVO PER UNA NUOVA FASE DI SVILUPPO
Il focus sui flussi migratori di giovani tra l’Italia e gli altri Paesi avanzati realizzato dal CNEL nasce da due domande di fondo: tali flussi sono parte della normale circolarità dei movimenti esistenti tra tali Paesi? Quali fattori spingono e attraggono i giovani? Le risposte che emergono dal Rapporto sono le seguenti: l’Italia non partecipa alla circolarità dei movimenti, perché è fornitrice di giovani e non ricettrice; i fattori sono molto diversi a seconda delle condizioni dei luoghi di partenza e dei luoghi di arrivo e del divario tra tali condizioni, per cui un conto sono le differenze tra l’Italia e gli altri Paesi avanzati, un altro conto sono quelle tra l’Italia e i Paesi molto più poveri per reddito e struttura economica, oltre che per istituzioni democratiche e legali. L’Italia può e deve aspirare a chiudere il primo tipo di differenze, per fare quel salto qualitativo che le permetterebbe una nuova fase di sviluppo.
L’ATTRATTIVITÀ NEI CONFRONTI DEI GIOVANI CITTADINI DEI PAESI AVANZATI
L’Italia, come tutti i Paesi avanzati, da un lato è destinataria di copiosi arrivi di persone originarie di Paesi economicamente e istituzionalmente più poveri, che cercano migliori opportunità di lavoro e di vita; dall’altro lato, ogni anno partono dal nostro Paese decine di migliaia di giovani cittadini italiani, diretti verso altri Paesi avanzati, senza che da questi contemporaneamente arrivino altrettanti giovani. È quest’ultimo aspetto che ci distingue in negativo. In definitiva, l’Italia è inserita nelle correnti delle migrazioni internazionali, ma la loro disaggregazione consegna uno spaccato meno rassicurante, di scarsa attrattività nei confronti dei giovani cittadini dei Paesi avanzati.
L’ARTICOLAZIONE DEL RAPPORTO CNEL
Il Rapporto CNEL inquadra le dinamiche migratorie recenti, focalizzandosi sulle persone 18-34enni, fornisce il contesto demografico, quantifica le uscite e il saldo rispetto agli ingressi, precisa i profili di genere, nascita, titolo di studio e i luoghi di partenza dei nuovi emigranti italiani, stima il costo in termini di investimento privato e pubblico per la crescita e l’istruzione dei giovani usciti, considera anche i movimenti interni all’Italia, classifica le regioni italiane in base al loro grado di attrattività rivelato dalle scelte dei giovani italiani e stranieri, definisce un nuovo semplice Indice di Simmetria dei Flussi Migratori (ISFM) quale metro dell’attrattività, calcola il rapporto tra partenze di giovani italiani e giovani stranieri cittadini dei Paesi avanzati (rapporto che è alla base dell’ISFM) e considera la circolazione di giovani all’interno dei principali Paesi europei.
INFORMAZIONI STATISTICHE INEDITE
Il Rapporto contiene anche alcune informazioni statistiche inedite, perché tutti i dati sono disaggregati a livello di macro-area, regione e provincia, con una granularità fine. Inoltre, delinea punti di vista nuovi, come le differenze di genere e la distinzione dei giovani emigrati italiani per luogo di nascita, anziché per luogo di residenza da cui sono partiti dall’Italia. Infine, si riportano i risultati di tre sondaggi di opinione tra vari insiemi di giovani, nel segno di ascoltare la loro voce, solo vero modo per comprenderne motivazioni, disagi, percezioni, aspirazioni.
LA PAROLA AI GIOVANI: TRE SONDAGGI
Le statistiche fotografano la realtà della nuova emigrazione italiana nelle sue diverse sfaccettature, ma poco riescono a dire sui fattori che la plasmano, ossia le motivazioni, gli incentivi, le valutazioni, le condizioni di chi sceglie di emigrare. Fattori che è fondamentale conoscere per agire con politiche, pubbliche e private, indirizzate e migliorare l’attrattività dell’Italia per i giovani. L’unico modo per conoscerli è intervistare i diretti interessati, ossia i giovani stessi, con sondaggi demoscopici, che sono quindi indispensabili non meno delle analisi dei dati. Nel Rapporto CNEL ce ne sono tre, molto diversi tra di loro per metodologia, soggetti intervistati e tipologia di domande. Da tutti, comunque, arriva lo stesso messaggio di bassa attrattività dell’Italia.
FORTE SPINTA AD ANDARE ALL’ESTERO
Il primo sondaggio è stato condotto tra i giovani in Italia, Spagna, Francia, Germania e Regno Unito riguardo al desiderio/spinta di andare all’estero (molto più elevata in Italia) e all’attrattività dell’Italia rispetto al proprio Paese (decisamente bassa ovunque, soprattutto tra i giovani tedeschi). Il sondaggio conferma che i giovani italiani mettono sì al primo posto le migliori opportunità lavorative come motivazione per andare via, ma non molto sopra la maggiore efficienza dei sistemi pubblici, il riconoscimento dei diritti civili e la superiore qualità della vita, e per queste risposte sono simili agli spagnoli, tranne che per la percezione del rispetto dei diritti civili.
MAGGIORE PROPENSIONE A EMIGRARE TRA CHI HA TITOLI DI STUDIO PIÙ ELEVATI
Il secondo sondaggio è stato svolto presso un sottoinsieme molto specifico, ma ugualmente interessante, di giovani italiani: quelli dei Collegi di Merito, ossia persone che per merito e condizioni economiche sono state aiutate negli studi universitari. Solo un terzo di esse vive in Italia, gli altri sono emigrati, confermando la maggiore propensione a emigrare tra chi ha ottenuto titoli di studio più elevati. Tra le loro valutazioni e motivazioni spiccano la deficienza di meritocrazia in Italia, l’insoddisfazione per le esperienze lavorative italiane, la ricerca di opportunità di carriera migliori più che di superiore retribuzione, mentre chi ha deciso di restare o di tornare in Italia è stato guidato da motivi personali-affettivi. Infine, la superiore attrattività del lavoro all’estero dipende certamente dalla remunerazione (meritocraticamente determinata), tuttavia molto contano la libertà di scegliere il metodo di lavoro, l’orario, le condizioni fisiche dei luoghi lavoro, la relazione con il management, la governance dell’impresa e l’ascolto dei suggerimenti avanzati.
I SUGGERIMENTI DI POLICY
L’ultimo sondaggio è stato realizzato presso gli italiani che sono tornati in Italia. A loro sono stati chiesti, vista la fresca esperienza estera, suggerimenti di policy, che sono stati inclusi, assieme ad altre proposte, nelle conclusioni del Rapporto CNEL. Conclusioni che non sono un semplice tirare le fila delle analisi condotte nei vari capitoli, ma soprattutto indicano l’agenda del che fare, che è una sorta di tabella a doppia entrata, perché coinvolge nelle varie azioni tutti i soggetti che formano la classe dirigente del Paese: governi nazionale e locali, università, imprese, sindacati.
GLI AUTORI
Il Rapporto è stato voluto dal Presidente del CNEL, Prof. Renato Brunetta, ed è stato curato da Valentina Ferraris e Luca Paolazzi (REF), con i contributi ideativi e realizzativi di Marco Marsili, Francesca Licari (ISTAT), Delfina Licata (Fondazione Migrantes), Eliana Viviano (Banca d’Italia), Alessandro Rosina (Università Cattolica e CNEL), Serenella Caravella (SVIMEZ), Attilio Di Battista (chEuropa), Francesco Titotto e Edoardo Osti (CNEL), Claudio Palomba (Ministero dell’Interno), Pierluigi Simonetti (Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale).