(AGENPARL) - Roma, 20 Novembre 2025(AGENPARL) – Thu 20 November 2025 “InCittà – Spazi che cambiano, economie urbane che crescono”
Intervento del Presidente
Carlo Sangalli
Bologna, 20 novembre 2025
Care amiche, cari amici, illustre ministro Piantedosi, caro Presidente Fedriga, caro Sindaco Lepore, gentilissima Presidente Tinagli, grazie, grazie davvero per essere oggi qui con noi.
Ci ritroviamo per una intensa due giorni sul tema delle città, con tanti importanti relatori, e che abbiamo programmato da tempo, nell’ambito del nostro progetto Cities. Un progetto che vuole mettere a sistema la stretta connessione tra Confcommercio e il tessuto urbano.
Crediamo sia una scelta che dimostra come la nostra rappresentanza economica e sociale nelle città, possa esserlo anche delle città.
E le città sono nodi di un intreccio sempre più inevitabile tra locale e globale, dai temi dell’impresa diffusa così come della cittadinanza consapevole.
Viviamo una stagione di profonda e drammatica incertezza.
Una “guerra mondiale a pezzi” come ripeteva Papa Francesco e i nuovi equilibri geopolitici si riflettono sul commercio internazionale. E tutto questo dentro le grandi transizioni del nostro tempo, quella ambientale e quella digitale.
Tanto che ora parliamo di never normal.
Che in qualche modo vale anche per i nostri settori, fin dentro il tessuto urbano.
“Ogni città è fatta di pietre e storie – scrive Claudio Magris – Andare in un luogo significa viaggiare due volte: con le gambe e con la mente. E ogni passo, ogni viale, ogni bar può diventare parte del nostro romanzo personale”.
Il nostro romanzo personale e collettivo è fatto di una storia di tante storie, di cui, da 80 anni, in ogni angolo del Paese, Confcommercio interpreta l’anima, non solo economica.
Dal commercio al turismo, dai servizi alle professioni, dai trasporti alla cultura.
Certo, oggi il sistema distributivo italiano continua a pagare un prezzo alto per la fragilità della spesa delle famiglie.
È un dato che conosciamo e che abbiamo più volte richiamato: la domanda interna resta vulnerabile e questo si riflette sull’intero tessuto economico e sociale.
Proprio per questo, oggi più che mai, va ribadito un punto fermo: le attività economiche di prossimità sono parte dell’identità delle nostre città e dei territori, generano lavoro, relazione sociale, qualità della vita. Lo conferma anche la nostra indagine con Swg.
E tu, caro Ministro Piantedosi, lo sai bene: le nostre imprese sono anche presidi insostituibili di sicurezza e contrasto al degrado.
La collaborazione con le istituzioni e le forze dell’ordine è decisiva anche per temi come l’abusivismo, la contraffazione, la criminalità economica.
Proprio per questo, lo anticipo subito, la stessa agenda urbana nazionale non è un’opzione: è una priorità.
Serve, infatti, una visione strategica e coordinata che consideri commercio, turismo e servizi nelle città come “bene comune”.
Certo, le città sono in continua trasformazione, talvolta senza un disegno organico. E con rischi “contrapposti”.
Da un lato, ad esempio, la desertificazione imprenditoriale, per cui hanno chiuso oltre 140 mila esercizi commerciali negli ultimi 12 anni.
Dall’altro lato, il cosiddetto overtourism, laddove l’affitto breve senza regole non solo penalizza le imprese dell’accoglienza. Ma finisce per riscrivere un equilibrio instabile tra luoghi e flussi, residenza e funzioni urbane, tra rendite immobiliari e crisi degli alloggi, come ripete anche la Presidente Tinagli.
Ed ancora le contraddizioni tra prossimità e e-commerce, tempi e gli spazi della “città faber”, che si allunga, dall’impatto del lavoro agile fino alla cosiddetta “mala movida”.
E qui la Confcommercio ha scelto politiche associative dedicate e capaci di sintesi.
Così, reagire, alla desertificazione commerciale, che tocca centri storici e periferie, non solo è possibile, ma è necessario.
E per farlo è fondamentale livellare il campo da gioco: regole chiare, stabili, eque.
Perché senza regole, non c’è mercato. Senza mercato, non ci sono le imprese.
Senza imprese, non c’è crescita.
Senza crescita, non c’è coesione.
Senza coesione, non c’è futuro condiviso.
A partire dalla nostra idea di pluralismo distributivo, che mette a sistema le varie dimensioni d’impresa. Pluralismo distributivo che è poi l’eccezionalità del nostro modello italiano di sviluppo.
Senza il nostro tessuto economico, dal commercio ai trasporti, dal turismo, alla ristorazione fino ai servizi, l’Italia non sarebbe l’Italia delle piazze, scelta ogni giorno dai turisti di tutto il mondo perché scelta dai nostri cittadini.
E’, in fondo, il nostro tema del Sense of Italy, che ricostruisce la filiera del valore, dalla manifattura, ai servizi, a partire da quelli turistici.
Una ragione in più per un turismo regolato, innovativo, sostenibile. Città, territori, comunità: sono il perimetro naturale della nostra rappresentanza.
Per questo, è fondamentale il rapporto con le istituzioni locali, come le Regioni e i Comuni, e le stesse Camere di commercio.
Lo ha ricordato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella all’Assemblea dell’ANCI, accorciare le distanze e includere è una priorità nazionale.
Se vogliamo città coese e competitive dobbiamo riattivare il circuito virtuoso tra urbs e civitas, tra città fisica e la comunità che la viva, tema che penso di poter dire tutti i Sindaci qui presenti conoscono bene a partire dal Sindaco Lepore.
Per attivare questo circolo virtuoso, servono politiche attive e coerenti: regole chiare, formazione adeguata, fiscalità e incentivi responsabili.
Innovazione, certo, ma senza smarrire i valori comunitari del pluralismo distributivo che ha reso le nostre città vive e attrattive.
Ecco perché il lavoro sull’agenda urbana europea e sulla nuova politica di coesione è fondamentale — e ringrazio il Vicepresidente della Commissione, Raffaele Fitto, per l’attenzione e l’impegno.
Ma questo impegno ha davvero senso solo se si traduce in una coerente agenda urbana nazionale, sostenuta da una governance dedicata, stabile e certa.
Questo è il patto che proponiamo: istituzioni, imprese e cittadini — pubblico e privato insieme — per le città.
È un patto — che porta avanti il Presidente Postacchini — come nostra precisa responsabilità associativa a tutti i livelli.
A livello nazionale serve un coordinamento stabile e un’integrazione delle risorse in un’unica strategia per la rigenerazione urbana.
A livello regionale serve armonizzare l’esperienza dei Distretti Urbani dello Sviluppo Economico, come sa bene il presidente Fedriga.
A livello comunale servono Programmi Pluriennali per l’Economia di Prossimità.
Questa è la nostra visione: città che crescono valorizzando l’impresa e imprese che fanno crescere la città.
Una visione di responsabilità condivisa e di collaborazione istituzionale che mette al centro la persona.
La persona, imprenditori e lavoratori sono, ad esempio, al centro nei nostri contratti collettivi nazionali, che, a differenza di quelli in dumping, garantiscono le imprese e sostengono il reddito disponibile delle famiglie.
A questo patrimonio di parti sociali, imprese e lavoratori aggiungiamo un welfare integrativo, che contribuisce alla “qualità” della vita nelle città.
Perché, in fondo, parliamo sempre della stessa cosa: città, comunità e persone.
Ed è proprio in questo percorso che Confcommercio c’è: mettendo a disposizione delle politiche nazionali e locali una rete diffusa, capace di rappresentare interessi diversi, costruire e ricostruire ponti economici e sociali, nell’interesse delle città e dei territori.
E arriviamo a questi 80 anni di Confcommercio con la consapevolezza che rappresentiamo un’identità in evoluzione, un modello di vita e di lavoro che dà forma alle nostre città e alla qualità del vivere comune.
Ci sentiamo parte responsabile del bene comune.
Presidio di civiltà economica e sociale.
Creatori di crescita diffusa, di opportunità per giovani e donne.
Costruttori di comunità.
Tassello indispensabile della storia e del presente del Paese.
E — per usare le parole del Presidente Mattarella — “protagonisti del divenire d’Italia”.
Su questo impegno e su questa responsabilità noi ci siamo sempre stati in questi 80 anni, ci siamo oggi e ci saremo in futuro.
