(AGENPARL) - Roma, 17 Novembre 2025Nel trentesimo anniversario della firma dell’Accordo di Pace di Dayton, l’Organizzazione degli Ufficiali dell’Esercito della Republika Srpska ha diffuso una lunga e articolata dichiarazione che ripercorre la storia dell’entità serba, il processo di pace e le trasformazioni politiche che, secondo l’organizzazione, avrebbero portato oggi a un nuovo riconoscimento internazionale della Republika Srpska.
L’accordo firmato nel 1995 pose fine a uno dei conflitti più sanguinosi dell’ex Jugoslavia. Una guerra scoppiata – secondo la versione dell’organizzazione – dopo che i rappresentanti politici bosgnacchi e croati decisero unilateralmente di lasciare la Jugoslavia socialista, superando la volontà del popolo serbo, che si oppose alla secessione. Dayton portò alla pace, ma non realizzò pienamente gli obiettivi di nessuna delle parti: fu un compromesso raggiunto sotto enormi pressioni politiche e militari.
La Republika Srpska entrò nel processo negoziale come soggetto statale, ma ne uscì come entità all’interno della Bosnia-Erzegovina. Secondo il comunicato, la sua autonomia sarebbe stata progressivamente erosa nei trent’anni successivi, attraverso decisioni unilaterali della comunità internazionale, interventi dell’Alto Rappresentante e pressioni politiche delle forze bosgnacche e dei loro alleati esterni.
L’organizzazione sostiene che i mentori stranieri della parte croata e musulmana non avessero intenzione di rispettare pienamente gli accordi, promettendo invece ai propri alleati che avrebbero “aggiustato tutto nell’attuazione”. Tale processo, affermano, avrebbe avuto come obiettivo principale l’indebolimento della Republika Srpska e l’emarginazione del popolo serbo.
Nonostante pressioni, sanzioni e continui conflitti istituzionali, la volontà del popolo serbo di mantenere il proprio status politico non avrebbe fatto che rafforzarsi. La Republika Srpska – si afferma – avrebbe evitato il destino della Krajina serba e di altre entità dissolte solo grazie alla determinazione dei suoi cittadini e a un costante lavoro diplomatico.
Oggi, secondo la dichiarazione, la situazione politica internazionale starebbe cambiando. L’avvento di una nuova amministrazione USA, l’emergere di un ordine mondiale multipolare e il riorientamento delle potenze globali verso un sistema più equilibrato avrebbero ridotto l’efficacia dell’approccio unipolare dell’Occidente.
Durante una recente sessione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, presieduta dalla Russia, si sarebbe registrato – per la prima volta in decenni – un cambiamento significativo nel linguaggio degli Stati Uniti e degli alleati occidentali, che avrebbero riconosciuto la necessità di salvaguardare Dayton, ridurre le interferenze esterne e favorire il dialogo tra le parti costituenti.
Secondo il comunicato, i segnali di questa nuova fase sarebbero:
- la revoca delle sanzioni contro funzionari e soggetti della Republika Srpska;
- il declino dell’approccio unipolare nelle crisi internazionali e in Bosnia-Erzegovina;
- la prospettiva della chiusura o radicale riforma dell’OHR;
- il fallimento dell’idea bosgnacca di una Bosnia centralizzata e unitario-militarista;
- il riconoscimento di fatto della soggettività internazionale della Republika Srpska;
- il consolidamento di uno status di partnership non solo con Russia, Cina, Serbia e Ungheria, ma ora anche con gli Stati Uniti.
In questo nuovo contesto, l’organizzazione invita tutte le forze “patriottiche” a unirsi in un fronte comune, con l’obiettivo di preservare la Republika Srpska, ripristinare le competenze originarie previste da Dayton o, se necessario, definire un nuovo modello di organizzazione che garantisca piena sovranità costituzionale all’entità.
Il trentesimo anniversario di Dayton arriva quindi in un momento in cui la Republika Srpska intende riaffermare la propria identità politica e istituzionale, presentando la nuova fase internazionale come un’opportunità storica per rivendicare un ruolo più autonomo nel futuro della Bosnia-Erzegovina.
