(AGENPARL) - Roma, 13 Novembre 2025(AGENPARL) – Thu 13 November 2025 COMUNICATO STAMPA
DIABETE E LAVORO
In occasione della Giornata Mondiale del Diabete -14 novembre-, un’analisi da parte
della SC Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro (PSAL) di ATS Bergamo
Bergamo, 13 novembre 2024 –
Il diabete è una patologia che colpisce il 6,6% della popolazione italiana, circa
1 abitante su 15. Di questi, 3 sono a conoscenza della propria condizione
mentre 1 non è stato ancora diagnosticato e, di conseguenza, non è in
terapia.
Il diabete è una malattia attualmente non guaribile ma curabile: in molti casi la
terapia ed il controllo dietetico consentono di avere una qualità della vita
sovrapponibile a quella di chi non è affetto da questa patologia.
L’introduzione di nuove tecnologie, quali microinfusori d’insulina e sensori per
la glicemia in continuo, hanno permesso di ridurre notevolmente i problemi
generati da fenomeni quali ipoglicemie ed iperglicemie. Sono tali
condizioni a risultare un pericolo nella vita di tutti i giorni, di conseguenza
anche nell’attività lavorativa in quanto, in particolare le ipoglicemie,
possono causare nei casi più gravi confusione fino a perdita di coscienza.
Avere il diabete non vuol dire essere soggetti necessariamente ad iper o
ipoglicemie gravi. Esistono forme di diabete che sono ben controllate con i
farmaci o che non espongono al rischio di ipoglicemie in quanto non trattate
da terapia insulinica. Pertanto, avere il diabete non necessariamente si
traduce in una serie di divieti e limitazioni in ambito lavorativo.
Il diabete non è controindicazione assoluta a turni notturni o lavoro in altezza.
Il medico competente, in sede di visita periodica, sulla base delle condizioni e
della storia clinica, valuterà caso per caso come tutelare il lavoratore.
Distinguiamo il diabete in due macrocategorie:
il diabete mellito di tipo I (insulino-dipendente)
il diabete di tipo II (insulino-resistente), che può essere a sua volta
trattato con farmaci ipoglicemizzanti o con insulina. Genericamente, il
trattamento con insulina espone maggiormente a rischio di ipo o
iperglicemie, mentre il trattamento con iperglicemizzanti orali di nuova
generazione no.
Anche la risposta al trattamento varia molto. Ci saranno pazienti che
risponderanno bene alle terapie, con valori glicemici ben controllati e pazienti
che faranno fatica ad avere glicemie normali nonostante i farmaci (diabete
scompensato). La stessa comparsa di ipoglicemie può essere avvertita in
maniera differente da soggetto a soggetto. Alcuni avranno una serie di
sintomi anticipatori che permettono al paziente di riconoscere la crisi e quindi
fermare l’attività, mettersi in sicurezza e provvedere all’assunzione di
zucchero per scongiurare il progredire dei sintomi. Altri invece possono
sperimentare immediatamente la perdita di coscienza o le alterazioni
neurologiche.
Il medico competente dovrà quindi valutare chi è soggetto a crisi
ipoglicemiche senza segni anticipatori e solo nei casi con presentazione
improvvisa limitare le lavorazioni potenzialmente pericolose. Il lavoro notturno
stesso è controindicato solo nelle forme di diabete in scompenso o trattate
con insulina in maniera poco controllata, tenendo presente che anche in
questi casi la problematica è rappresentata più dall’alternanza dei turni
rispetto ad un turno fisso notturno. In questi casi si può dire che
genericamente è sconsigliato il turno notturno, ma in presenza di motivazione
da parte del lavoratore a voler svolgere turni notturni ed in presenza di buon
compenso glicemico, è lecito non limitare il lavoratore.
Ricordiamo inoltre come il medico competente si esprima sull’idoneità alla
mansione specifica, non sul rilascio di abilitazioni che sono prerequisiti alla
mansione. Ad esempio, nel caso di autisti che per lavoro utilizzano mezzi di
trasporto, il medico competente verifica eventuali modifiche delle condizioni
psicofisiche rispetto al momento della concessione della patente e, se
invariate, non si pronuncia su quanto stabilito dalla commissione patenti che
ha rilasciato il documento. In caso contrario può limitare l’utilizzo di mezzi in
attesa della rivalutazione che avverrà a seguito della segnalazione del caso
alla commissione da parte del Medico Competente stesso (come previsto ai
competente, è il collaborare con il datore di lavoro per creare un clima di
accoglienza nei confronti delle esigenze di chi è affetto da diabete solo
parzialmente in compenso.
Controllare spesso il device tramite app, la possibilità che suonino allarmi
anche durante riunioni, la necessità in caso di ipoglicemie di prendersi una
pausa per l’assunzione di zuccheri ed aspettare che la crisi passi, sono tutte
condizioni di normalità in una persona affetta da diabete non in buon
controllo. Come tali dovrebbero essere trattate da chi circonda il lavoratore,
evitando di stigmatizzare comportamenti che sono necessità, senza però
scivolare in attenzioni non richieste o trattamenti iperprotettivi che, sebbene
animati da buone intenzioni, potrebbero dimostrarsi disabilitanti più di quanto
faccia la patologia stessa.
Il lavoratore affetto da diabete deve essere trattato come si farebbe con
qualunque lavoratore che presenta patologie che possono inficiare
l’attività lavorativa, ovvero valutare la storia clinica e le condizioni attuali ed
eventualmente limitare o prescrivere solo nel caso in cui vi siano rilevanze
che impattano negativamente sullo svolgimento della mansione. È la
condizione clinica a fare la limitazione, non la diagnosi, altrimenti si
identifica la persona con la malattia e questa è un’interpretazione
inesatta che chi si occupa di Sicurezza negli Ambienti di Lavoro
dovrebbe evitare di compiere.
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