(AGENPARL) - Roma, 7 Novembre 2025(AGENPARL) – Fri 07 November 2025 Portavoce Eliana Positano
SERVIZIO SANITARIO REGIONALE
Azienda Sanitaria Locale di Potenza
COMUNICATO STAMPA
I MEDICI CI SONO MA NON VOGLIONO ESSERE ASSEGNATI
Il problema riguarda ila guardia medica e l’assistenza primaria. Vani
gli sforzi di Asp
In riferimento alle note apparse nei giorni scorsi sui quotidiani locali e relativi
alla situazione di carenza dei medici di continuità assistenziale nel comune di
Latronico, interviene la Asp Basilicata con una nota del Direttore f.f. dell’u.o.c.
Assistenza Primaria per le aree comprensoriali Lauria, Senisese e Val d’Agri
Salvatore Console. Non sono comprensibili le accuse mosse dal Segretario
regionale della Federazione Medici Territoriali lucana per cui l’interruzione
del servizio di ‘guardia medica’ non sia solo attribuibile a carenza di medici
ma a scelte politiche errate. Nello specifico, da Asp si precisa che sul
territorio regionale lucano sono ubicati numerosi presìdi di continuità
assistenziale che è difficile coprire in toto per svariati fattori, uno
preponderante è la difficoltà orografica delle aree interne e la non
disponibilità da parte di alcuni medici a raggiungere quelle che in gergo
vengono definite ‘zone disagiate’. Come avviene in svariati periodi dell’anno
ed in tutte le regioni italiane, le difficoltà aumentano in concomitanza con
determinati periodi di festività, come Natale, Pasqua, le vacanze estive e,
come accaduto di recente sul territorio di Latronico, in concomitanza con il
ponte del 2 novembre. Ci sono poi quelle situazioni specifiche, al di là della
continuità assistenziale, che non trovano soluzione definitiva, come avviene
nell’area della valle del Mercure, dove nell’area ricadente in quell’Aft
(aggregazione funzionale territoriale), se pur i medici che operano sul comune
di Lauria e che sono capienti, quindi potrebbero aggiungere ulteriori pazienti
ai loro assistiti inglobando la popolazione dei comuni di Viggianello, San
Severino e Rotonda, hanno espresso un preciso rifiuto a spostarsi verso quei
comuni e quindi ad aprire un secondo ambulatorio, preferendo rimanere al
servizio della continuità assistenziale o in plus orario. Situazioni del genere
portano ad un ridimensionamento dei servizi di assistenza primaria, tanto che
a breve altri cittadini, questa volta a Sant’Arcangelo, potrebbero rimanere
senza medico di base. La mancata disponibilità è legata ad una maggiore
remunerazione sia per le attività di guardia medica che plus oraria rispetto a
quelle del ciclo di scelta, nonostante gli sforzi messi in campo dalla Asp
Basilicata per aggiungere risorse proprio per garantire la presenza del medico
di medicina generale in determinati comuni. Sono queste le motivazioni reali
di una difficoltà generale a reperire medici di base, per cui- evidenzia Console-
non è per nulla condivisibile la tesi espressa a mezzo stampa per cui
l’applicazione dell’Accordo Collettivo Nazionale abbia impedito ai medici
titolari con doppio incarico (medico di famiglie guardia medica) di svolgere
ore di attività oltre quelle indicate dall’accordo”. Console precisa inoltre che
“l’applicazione delle disposizioni dell’accordo collettivo nazionale è un atto
dovuto dal quale non si può prescindere e che lo svolgimento di ore aggiuntive
rispetto a quelle previste dallaREGIONALE
SERVIZIO SANITARIO
BASILICATA
normativa, consentirebbe soltanto ai medici di
svolgere il servizioAzienda
notturno odi Potenza
Sanitaria Locale servizi secondari, sottraendo tuttavia tali
risorse alla medicina di base che è invece l’attività principale da assicurare ai
cittadini. Per questo motivo la soluzione proposta dalla Federazione Medici
Territoriali non avrebbe alcun effetto benefico per il sistema assistenziale”.
Per garantire una corretta ed efficiente gestione del servizio di continuità
assistenziale, invece, la soluzione potrebbe essere quella di una
“razionalizzazione del sistema delle guardie mediche accorpando i presìdi così
come evidenziato in una delibera della Giunta Regionale lucana (la n. 266/25)
conclude Console- verrebbe garantito in modo più capillare ed equo il servizio,
poiché i pochi titolari della continuità assistenziale rimasti in attività,
potrebbero essere ricollocati per rendere il servizio su territori limitrofi”.
