(AGENPARL) - Roma, 4 Novembre 2025La Corte di Cassazione ha confermato le assoluzioni per gli ex ufficiali del Ros dei Carabinieri e per l’ex senatore Marcello Dell’Utri nel processo noto come Trattativa Stato–Mafia.
I giudici della Suprema Corte hanno inoltre riqualificato il reato di violenza o minaccia a un corpo politico dello Stato nella forma del tentativo, determinando così la prescrizione per i boss mafiosi Leoluca Bagarella e Antonino Cinà.
La decisione pone fine a una delle vicende giudiziarie più complesse e discusse degli ultimi decenni, e al tempo stesso riaccende la riflessione sui rapporti tra giustizia, politica e garanzie istituzionali.
Le diverse forme di immunità e il quadro normativo di riferimento
Nel dibattito pubblico è frequente il confronto tra l’immunità parlamentare e l’immunità diplomatica, due istituti distinti per origine, natura e finalità.
L’immunità parlamentare, disciplinata dagli articoli 68 e 69 della Costituzione italiana, tutela l’indipendenza dei parlamentari nello svolgimento delle loro funzioni.
L’immunità diplomatica, invece, è regolata dal diritto internazionale e sancita dalla Convenzione di Vienna del 1961, applicandosi esclusivamente ai rappresentanti diplomatici accreditati presso Stati esteri o organizzazioni internazionali.
Essa comprende:
- Inviolabilità personale e domiciliare;
- Immunità giurisdizionale penale, e in parte civile e amministrativa;
- Tutela della corrispondenza e della valigia diplomatica;
- Esenzioni fiscali dirette.
Si tratta di una garanzia funzionale al corretto svolgimento dei compiti diplomatici, non di un privilegio personale, e non copre reati gravi o azioni estranee alle funzioni ufficiali.
La questione delle tutele per i familiari dei rappresentanti istituzionali
Nel contesto di crescente esposizione pubblica e mediatica del personale politico, viene talvolta sollevata la questione di prevedere forme di tutela specifica per i familiari dei parlamentari o dei titolari di cariche pubbliche, intese non come immunità, ma come protezione personale e sicurezza preventiva.
L’obiettivo sarebbe quello di garantire serenità e incolumità ai nuclei familiari di figure istituzionali che possono essere esposte a rischi indiretti derivanti dal ruolo del congiunto.
Si tratterebbe, dunque, di misure di sicurezza, non di esenzioni giuridiche, nel rispetto del principio costituzionale di uguaglianza davanti alla legge.
Una riflessione sul rapporto tra giustizia e rappresentanza
La conclusione del processo “Trattativa Stato–Mafia” rappresenta un passaggio simbolico nella storia recente del Paese e offre l’occasione per una riflessione sul bilanciamento tra poteri dello Stato e sulle garanzie democratiche necessarie al corretto funzionamento delle istituzioni.
In una democrazia matura, la tutela delle funzioni pubbliche deve sempre configurarsi come strumento di equilibrio e responsabilità, mai come elemento di privilegio.
Il confronto sul ruolo delle immunità, sulla sicurezza dei rappresentanti pubblici e sulla fiducia tra cittadini e istituzioni rimane, oggi più che mai, un tema centrale per il rafforzamento dello Stato di diritto.
