(AGENPARL) - Roma, 4 Novembre 2025Cinque anni di innovazione, ricerca e trasformazione digitale. Con il potenziamento della sua Linea Pilota e l’avvio di una nuova fase di sviluppo tecnologico, BI-REX, il Competence Center di Bologna specializzato in Big Data e manifattura avanzata, consolida il proprio ruolo di braccio operativo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) nell’attuazione delle politiche di innovazione industriale e dei progetti del PNRR.
Nato per accompagnare le imprese italiane – in particolare le PMI – nel percorso di digitalizzazione e transizione 4.0 e 5.0, BI-REX ha costruito in pochi anni un ecosistema in cui tecnologia, formazione e ricerca applicata si integrano per generare valore concreto per il tessuto produttivo nazionale.
Oggi, con una Linea Pilota completamente rinnovata, dotata delle più avanzate tecnologie di intelligenza artificiale, robotica, digital twin e high performance computing, il Competence Center bolognese si conferma il punto di riferimento per il modello “Test Before Invest”, che consente alle aziende di sperimentare soluzioni innovative prima di introdurle nei processi produttivi.
Di questa nuova fase e delle sfide future legate alla trasformazione digitale del manifatturiero italiano abbiamo parlato con Stefano Cattorini, Direttore Generale di BI-REX, che ripercorre i risultati raggiunti e illustra la visione strategica del centro per rendere l’innovazione sempre più accessibile, sostenibile e competitiva.
Negli ultimi cinque anni BI-REX ha agito come braccio operativo del MIMIT nell’ambito del PNRR. Qual è stato, secondo Lei, l’impatto concreto di questa attività sul tessuto produttivo regionale e nazionale?
«Il fatto di essere soggetto attuatore ha permesso a soggetti come BI-REX, quindi a un Competence Center, di abbinare servizi a valore aggiunto per le imprese – come formazione, consulenza, prova prima dell’investimento (Test before Invest), accompagnamento e networking – anche con i finanziamenti. Questo combinato ha consentito alle imprese di accedere ai servizi e, al tempo stesso, di avere immediatamente a disposizione risorse finanziarie dedicate. L’impatto è misurabile nei numeri: abbiamo messo a terra tutte le risorse assegnate dal Ministero e, entro la fine dell’anno, avremo speso interamente i fondi ricevuti, pari a circa 30 milioni di euro. Siamo quindi in anticipo di circa sei mesi rispetto alle tempistiche previste dal PNRR. Ne hanno beneficiato oltre 3.000 imprese, di cui quasi il 60% sono piccole o microimprese, quindi il cuore del tessuto produttivo italiano. Abbiamo firmato circa 500 accordi, e quasi l’80% dei casi si tratta di progetti che combinano i tre servizi cardine di un Competence Center: formazione, consulenza (quindi costruzione di competenze e digitalizzazione) e la prova prima dell’investimento.»
La Linea Pilota rappresenta un ambiente unico in Italia per sperimentare soluzioni innovative prima dell’investimento. Quali risultati tangibili avete riscontrato per le imprese che hanno adottato il modello “Test Before Invest”?
«I risultati maggiormente tangibili, a mio avviso, sono due. Il primo riguarda la possibilità, per molte piccole e microimprese, di testare concretamente le tecnologie e quindi accedere in modo consapevole agli strumenti finanziari legati all’Industria 4.0 e alle sue evoluzioni – Transizione 4.0 e 5.0. A conferma di ciò, abbiamo da tre anni un Osservatorio realizzato insieme a Intesa Sanpaolo sullo stato di salute della digitalizzazione delle imprese. Dai dati emerge che chi, in questi anni, ha intrapreso un percorso di digitalizzazione consapevole ha registrato un impatto positivo sui propri conti economici, con una riduzione dei costi o un aumento dei ricavi. Il secondo elemento cruciale sono i numeri del Test Before Invest: quasi il 40% dei servizi che abbiamo cofinanziato – anche grazie al nostro ruolo di soggetto attuatore del PNRR – riguarda proprio la prova prima dell’investimento. Questo ha permesso alle imprese, ad esempio, di iniziare a testare l’intelligenza artificiale generativa applicata ai propri processi, sia produttivi che post-produttivi.»
La formazione “hands-on” e l’Executive Master Teknè 5.0 costituiscono un pilastro delle attività di BI-REX. Come valuta l’evoluzione delle competenze digitali e tecnologiche nelle imprese italiane coinvolte, soprattutto tra le PMI?
«La premessa è che c’è ancora molto da fare. Per noi la formazione rappresenta un cardine, perché cerchiamo di spiegare alle aziende che accompagnare il processo di trasformazione digitale con investimenti mirati nelle competenze costituisce un vero e proprio vantaggio competitivo. I nostri numeri lo confermano: abbiamo erogato oltre 160 corsi su diverse aree tematiche legate all’Industria 4.0, per un totale di più di 4.000 ore di formazione rivolte a circa 300 aziende. Le attività formative comprendono sia corsi a catalogo sia percorsi tailored, cioè costruiti su misura. Tuttavia, la consapevolezza delle piccole imprese richiede ancora molto lavoro, soprattutto perché queste realtà dispongono di un numero limitato di risorse umane. In molti casi, partecipare alla formazione significa sottrarre temporaneamente personale alla produttività quotidiana, e questo rappresenta un ostacolo da superare.»
Con l’implementazione dell’HPC e l’applicazione dell’AI ai processi industriali, BI-REX mira a rendere queste tecnologie accessibili anche alle PMI. Quali sfide principali avete incontrato nell’adottare queste soluzioni su scala industriale e come le state superando?
«Questo è un tema centrale anche nella nostra evoluzione e nel futuro degli investimenti che stiamo portando avanti. L’applicazione dell’intelligenza artificiale, soprattutto generativa, ai processi industriali incontra ancora ostacoli di natura principalmente culturale di competenze. Molte aziende, infatti, non dispongono ancora delle capacità necessarie per partire dal dato, che rappresenta l’elemento essenziale. Dati di buona qualità sono fondamentali per alimentare algoritmi di intelligenza artificiale affidabili. La consapevolezza e la capacità di raccogliere, gestire e strutturare i dati in modo efficace richiedono ancora un impegno significativo. Nonostante ciò, molte imprese stanno utilizzando proprio il servizio della prova prima dell’investimento per esplorare queste tecnologie. Da qui nasce la necessità di creare modelli di supercalcolo e di capacità produttiva “a misura di piccola impresa” – ed è esattamente su questo che stiamo investendo.»
Con il potenziamento della Linea Pilota e l’apertura di questa nuova fase di sviluppo tecnologico, quale visione strategica ha per la trasformazione digitale delle imprese italiane e per la competitività del sistema manifatturiero nazionale?
«La visione strategica non può prescindere dal fatto che, oggi, siamo entrati in una nuova fase di rivoluzione industriale, spinta dall’intelligenza artificiale generativa. Vediamo in questa evoluzione una grande sfida, ma anche una straordinaria opportunità per la competitività del sistema manifatturiero nazionale. L’utilizzo consapevole dell’intelligenza artificiale consente, infatti, di aumentare la produttività, ridurre i costi e diminuire i consumi – tutti elementi su cui, tradizionalmente, il nostro sistema manifatturiero ha mostrato criticità. Un altro aspetto chiave riguarda la struttura stessa del tessuto produttivo italiano, composto prevalentemente da piccole e piccolissime imprese. Per restare competitivo, il sistema deve favorire l’aggregazione o, quantomeno, sostenere filiere che restino innovative e digitalizzate. La trasformazione digitale, quindi, rappresenta l’elemento essenziale per mantenere e rafforzare la competitività del nostro manifatturiero.»
