(AGENPARL) - Roma, 3 Novembre 2025La famiglia, da sempre, è il luogo nel quale si costituiscono e crescono le prime relazioni al pari delle singole responsabilità; è il luogo nel quale si formano altresì i valori personali, e rappresenta di fatto il primo nucleo di comunità, la prima istituzione sociale nella quale si sviluppa la personalità e l’identità di ogni individuo.
Eppure oggi appare vulnerabile, priva degli strumenti necessari ad affrontare le sfide moderne, tra instabilità economica, difficoltà a conciliare la vita privata con il lavoro, gestione della cura di familiari fragili e disparità di genere.
La famiglia rischia di rimanere “disarmata”, senza sostegni concreti, e quindi “disarmante”, incapace di garantire pari diritti e opportunità a tutti i suoi membri. La cura dei figli, degli anziani e dei più fragili è un’attività indispensabile per il benessere della società.
Il peso di tutto ciò continua a ricadere in gran parte sulle donne, senza adeguato riconoscimento né economico né sociale. Questo comporta effetti a cascata: minore accesso al lavoro qualificato e ai ruoli di responsabilità; vincoli oggettivi sulle scelte di vita e di carriera; divario di genere che alimenta disparità e, in alcuni casi, vulnerabilità alla violenza domestica.
L’Italia ha compiuto passi importanti in tema di tutela familiare, con un impianto normativo importante ma non ancora sufficiente a riequilibrare i carichi di cura e a superare il divario tra donne e uomini.
Accanto alle tutele già previste, resta irrisolto uno dei fattori più determinanti di disuguaglianza: il gender pay gap. In Italia, secondo gli ultimi dati Eurostat, le donne guadagnano mediamente circa il 10% in meno degli uomini a parità di mansioni, una differenza che cresce nelle posizioni apicali e nei contratti a tempo pieno. Questo divario non è soltanto una questione di equità retributiva, ma un ostacolo concreto alla libertà di scelta delle famiglie.
Meritocrazia Italia da sempre combatte per il superamento di quella visione stereotipata che lega la cura quasi esclusivamente alla figura materna. Occorre sostenere le famiglie con strumenti adeguati, per evitare che diventino nuove sacche di povertà; introdurre nuove figure di supporto, come lo psicologo di famiglia, a tutela del benessere psicologico dei nuclei; riformare strumenti come l’assegno unico, rendendolo più equo e realmente utile, vincolandolo anche a politiche attive di inserimento lavorativo e di sostegno ai minori.
Per questo si propone di
– prevedere un congedo obbligatorio per entrambi i genitori: occorre rendere il congedo paterno paritetico a quello materno, superando l’attuale disparità e imponendo un obbligo normativo;
– prevedere un congedo parentale esteso e flessibile, con periodi fruibili lungo tutto l’arco della minore età del figlio, con incentivi economici equilibrati tra madre e padre;
– introdurre un assegno universale rafforzato: l’assegno unico va esteso fino alla maggiore età, legandolo esclusivamente al reddito e collegandolo a percorsi formativi, lavorativi e culturali;
– costruire un welfare di prossimità, con istituzione dello psicologo di famiglia, rafforzare i servizi comunali, creare reti di supporto educativo, psicologico e sociale accessibili a tutti i nuclei;
– garantire un sostegno concreto ai nuclei familiari, potenziando la rete di servizi educativi per la prima infanzia, con standard qualitativi uniformi su tutto il territorio;
– impegnarsi nell’educazione alla parità: occorre investire sulla scuola, luogo privilegiato per l’abbattimento degli stereotipi e la prevenzione della violenza di genere, attraverso laboratori, formazione dei docenti e coinvolgimento attivo delle famiglie;
– garantire il sostegno nelle crisi familiari: ci vogliono misure concrete per le famiglie monogenitoriali o in difficoltà: alloggi agevolati, deduzioni fiscali mirate, fondi condivisi per il benessere dei figli;
– monitorare le retribuzioni effettivamente percepite dalle lavoratrici e incentivare l’adozione di misure per la parità salariale, in linea con le direttive europee.
Oltre agli strumenti legislativi e alle misure economiche, serve un investimento culturale. Le famiglie non hanno bisogno soltanto di risorse materiali, ma di un contesto che ne valorizzi la funzione educativa e sociale. È soprattutto nei primi anni di vita dei figli che si gioca la partita decisiva: lì emergono le fragilità delle giovani coppie, lì occorre offrire accompagnamento, ascolto e strumenti di orientamento. Sostenere la famiglia significa allora anche promuovere una cultura della genitorialità condivisa, che consenta a ciascun genitore di non dover scegliere tra lavoro e ambizioni personali da una parte, e responsabilità familiari dall’altra. Le misure di welfare diventano efficaci solo quando si innestano in un contesto culturale che mette al centro la famiglia come bene comune, nella sua accezione più ampia e inclusiva. Restituire forza alla famiglia significa rafforzare la comunità intera.
Stop war.
