(AGENPARL) - Roma, 29 Ottobre 2025Si conferma che lo Stato può e deve essere attore attivo nella tutela del lavoro, della produzione e delle competenze nazionali. Ma serve un passo ulteriore: trasformare gli interventi di emergenza in una visione industriale stabile e lungimirante, capace di ridare centralità ai territori e, in particolare, a quelle aree del Paese che più di altre hanno bisogno di una nuova stagione di crescita produttiva e sostenibile.
L’Italia non può vivere soltanto di turismo e servizi: occorre una nuova stagione di reindustrializzazione intelligente, fondata su innovazione, ricerca e inclusione. In questa prospettiva, settori come aerospazio, meccanica, chimica sostenibile, manifattura avanzata e automotive rappresentano pilastri essenziali per uno sviluppo duraturo. L’automotive, in particolare, è un settore che a livello europeo sta affrontando una trasformazione epocale: elettrificazione, digitalizzazione, catene di fornitura sostenibili.
Il Paese deve saper cogliere questa sfida e inserire il proprio tessuto produttivo in un contesto europeo che oggi si confronta con la deglobalizzazione digitale, un processo che spinge verso la costruzione di filiere più autonome, sicure e territorialmente radicate. La deglobalizzazione digitale non è chiusura, ma riappropriazione di capacità strategiche: significa riportare nel Paese competenze, dati, infrastrutture e tecnologie oggi troppo spesso concentrate altrove; significa costruire un’autonomia produttiva e tecnologica che renda l’Italia meno dipendente e più competitiva, valorizzando allo stesso tempo i territori.
In questo contesto, le aree più fragili possono diventare protagoniste, ospitando nuovi poli industriali e digitali che uniscano produzione e innovazione, industria e formazione, competitività e responsabilità sociale. Reindustrializzare i territori italiani vuol dire anche offrire nuove prospettive ai giovani e alle donne, contrastando la fuga di competenze e creando le condizioni per una crescita equilibrata. Le donne, in particolare, devono essere al centro di questa nuova stagione industriale: come professioniste, imprenditrici, ricercatrici, manager e decisori. Solo con il pieno riconoscimento del merito e delle pari opportunità il Paese potrà sviluppare una crescita sostenibile e inclusiva.
Per Meritocrazia Italia, il rilancio industriale passa dalla capacità di coniugare industria, territorio, parità di genere e autonomia digitale. Propone per questo di:
– attivare piani di reindustrializzazione territoriale in tutte le aree del Paese, con focus su comparti ad alto contenuto tecnologico (aerospazio, automotive, meccanica, energia, chimica verde, manifattura innovativa);
– promuovere incentivi mirati all’imprenditorialità e all’occupazione femminile nei settori industriali e digitali;
– creare poli di innovazione e ricerca applicata che integrino industria e digitale, favorendo la nascita di ecosistemi locali legati alle nuove tecnologie e alla sovranità dei dati;
– legare finanziamenti pubblici e sgravi fiscali e obiettivi concreti di parità di genere, sostenibilità e autonomia tecnologica nazionale;
– incentivare la ricollocazione in Italia delle filiere digitali e industriali strategiche, in linea con il trend europeo della deglobalizzazione digitale;
– istituire centri di formazione avanzata dedicati alle competenze STEM, alla transizione verde e alla trasformazione digitale dell’industria;
– favorire partenariati pubblico-privati per lo sviluppo dell’automotive sostenibile, delle batterie, della componentistica intelligente e dell’elettronica di potenza;
– sostenere programmi di reskilling e upskilling per lavoratrici e lavoratori coinvolti nella transizione industriale e digitale, con particolare attenzione ai territori in ritardo di sviluppo.
Meritocrazia Italia ribadisce che il futuro del Paese risiede nella capacità di tenere insieme innovazione, autonomia e uguaglianza. Solo investendo su un’industria moderna, digitale, sostenibile e realmente inclusiva potremo costruire un’Italia più competitiva, più giusta e più libera.
