(AGENPARL) - Roma, 28 Ottobre 2025(AGENPARL) – Tue 28 October 2025 *L’Unione Europea **non è sulla buona strada *
*per raggiungere i target di tutela della biodiversità*
Ronchi: u*na retromarcia nelle misure per la tutela e il ripristino del
capitale naturale non conviene nemmeno dal punto di vista economico*
*Online il programma*
*Roma 28 ottobre 2025*
Tutto pronto per la 14esima edizione degli *Stati Generali delle green
economy 2025*, evento annuale nell’ambito di Ecomondo e punto di
riferimento per i protagonisti dell’economia di domani – decarbonizzata,
circolare, capace di ripristinare il capitale naturale. Promosso dal *Consiglio
Nazionale della Green Economy e dalla Fondazione per lo sviluppo
sostenibile*, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della
Sicurezza Energetica, patrocinato dalla Commissione Europea e dal Ministero
delle imprese e del made in Italy.
*La biodiversità in Europa tra difficoltà e ritardi*
Il focus di quest’anno sarà ‘*La green economy europea nel nuovo contesto
globale’ *che farà anche il punto sullo stato di salute dei settori della
green economy. Fra questi il tema della *biodiversità in Europa*, che
insieme al collasso degli ecosistemi, è al secondo posto fra i maggiori
rischi percepiti, entro i prossimi 10 anni, secondo quanto emerge dal
Global Risks Report 2025.
Un rapporto del 2024 dell’Agenzia europea per l’ambiente mostra che *solo
il 15% degli habitat europei è in ‘buono’ stato*, il 4% è in uno stato
“scarso”, il 36% è in stato ‘cattivo’ (il 45% non è classificato per
mancanza di studi). Per quanto riguarda le specie presenti in Europa solo
il 27% ha un buono stato di conservazione e solo il 6% mostra una tendenza
al miglioramento.
L’Unione Europea ha raggiunto il 26% di area terrestre protetta e il 12% di
aree marine protette. *Il progresso complessivo delle aree protette è
lento, *però e la velocità con la quale aumentano e dovrà più che
raddoppiare rispetto a quella degli ultimi 10 anni per raggiungere
l’obiettivo del 30% entro il 2030. La *connettività forestale*, un
indicatore dello sviluppo territoriale delle reti ecologiche (fondamentali
per la biodiversità), nel 2021 nell’Unione Europea era dell’80,6%, con una
diminuzione dello 0,8% rispetto al 2018. Da questi indicatori, insieme al
consumo di suolo che non si arresta, risulta chiaramente che *l’Unione
Europea non è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi di tutela
della biodiversità.*
Le ragioni delle difficoltà e dei ritardi sono abbastanza chiare: la crisi
climatica, il modello lineare e dissipativo di crescita economica e le
pressioni tradizionali dell’urbanizzazione diffusa e di un certo modello di
agricoltura industriale, ancora diffuso. Nel 2024, l’Unione Europea ha
adottato misure significative per la biodiversità, in particolare la *Nature
Restoration Law*, la cui applicazione diventa quindi essenziale per la
tutela e il ripristino del capitale naturale e di servizi ecosistemici
essenziali per il benessere e lo sviluppo dell’Europa e rappresenta un
passaggio importante per la transizione ecologica del vecchio continente.
*“Una retromarcia nelle misure per la tutela e il ripristino del capitale
naturale non conviene nemmeno dal punto di vista economico – *dice *Edo
Ronchi*, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – *Una
parte importante delle attività economiche è, infatti, indirettamente
legata o direttamente dipendente da servizi ecosistemici, forniti dal
capitale naturale: dalle attività agro-alimentari a molte attività
turistiche, dalla pesca alla disponibilità di acque di buona qualità,
dall’uso del legno e di altri materiali naturali impiegati in molti settori
produttivi, fino alla stabilità e qualità dell’assetto del territorio,
necessarie per ospitare infrastrutture e insediamenti”.*
Tutto ciò verrà approfondito il *4 novembre *nella *sessione plenaria di
apertura* con la presentazione della *Relazione sullo stato della green
economy 2025* a cura di *Edo Ronchi*, in dialogo con *Paolo Gentiloni*,
Co-Presidente della Task Force ONU sulla crisi del debito e *Lucrezia
Reichlin*, economista della London Business School.
Il giorno successivo, *5 novembre*, la *sessione plenaria internazionale*
offrirà uno sguardo globale sulle politiche internazionali, gli
investimenti e le strategie per una green economy competitiva. Moderata da *Amy
Kazmin* (Financial Times) e *Raimondo Orsini* (Fondazione per lo Sviluppo
Sostenibile), la sessione ospiterà interventi di alto profilo a partire dal
panel dedicato alle *prospettive globali*, con contributi da Europa, Cina,
Stati Uniti e Africa. Tra gli speaker: *Alessandra Zampieri* (JRC,
Commissione Europea), *Junming Zhu* (Tsinghua University), *Oliviero
Bergamini* (TG1 Rai) e *Davinah Milenge Uwella* (African Development Bank),
in un dialogo che metterà a confronto modelli di sviluppo e strategie
climatiche.
A seguire, un’intervista esclusiva all’economista *Jeffrey Sachs* (Columbia
University), che offrirà una visione strategica sul futuro della
decarbonizzazione.
Un focus tematico, infine, sul *finanziamento della transizione *con gli
interventi di *Paloma Aba Garrote* (Commissione Europea), *Nino Tronchetti
Provera* (Ambienta) e *Marco Duso* (EY), che esploreranno il legame tra
investimenti verdi, innovazione industriale e vantaggi competitivi. In
chiusura della sessione il tradizionale *panel dedicato al settore privato*
e alle testimonianze di successo delle aziende leader nella
transizione con *Maria
Paola Chiesi*, Vicepresidente – Chiesi Farmaceutici e *Eleonora Petrarca*,
Head of Business Development Italy – Enel Green Power e, a chiudere, le
aspettative e le *prospettive per la COP30* con il contributo di *Chiara
Montanini, *Project manager di Italy for Climate.
*Online l’agenda delle sessioni*
*Contatti*