
In occasione della celebrazione del trentennale dell’Ente Bilaterale Nazionale per l’Artigianato (EBNA), presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio, è stata presentata la seconda edizione del Bilancio Sociale della Bilateralità Artigiana, realizzata con il contributo scientifico della Fondazione Giacomo Brodolini.
Con oltre 197.000 prestazioni erogate per un valore di 176 milioni di euro, EBNA conferma il ruolo centrale della bilateralità artigiana come infrastruttura nazionale capace di sostenere imprese e lavoratori, promuovere coesione sociale e innovazione, e valorizzare il lavoro artigiano in tutto il Paese.
L’Agenparl ha intervistato Riccardo Giovani, Presidente dell’Ente Bilaterale Nazionale per l’Artigianato (EBNA).
Discorso di apertura del Presidente Giovani:
«Buongiorno a tutti,
in primo luogo saluto e ringrazio l’assessore Monica Lucarelli, la Vice presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati Tiziana Nisini per gli interventi introduttivi, saluto e ringrazio per la loro presenza i Segretari Generali di Confartigianato, Cna, Casartigiani, Claai, le Segretarie e i Segretari Confederali di Cgil, Cisl, Uil, gli amici e colleghi dei Consigli Direttivi di EBNA e di FSBA, il Personale, tutti i colleghi ed amici degli enti bilaterali regionali e delle parti sociali, tutti gli amici dell’artigianato presenti.
Desidero iniziare il mio breve intervento di saluto con un grato pensiero ai Colleghi delle Parti sociali che, in attuazione di accordi interconfederali, il 6 febbraio 1995 costituirono l’EnteBilaterale Nazionale: un gesto lungimirante, di visione, che aveva allabase un comune sentire di responsabilitàcondivisa, dialogo, partecipazione, solidarietà. In questi anni abbiamo attraversato trasformazioni profonde, senza mai perdere di vista la nostra missione: essere al servizio di un comparto che rappresenta l’anima produttiva e sociale del nostro Paese, lavorando per un lavoro di qualità.
Anche per motivi di tempo, non intendosoffermarmi sul percorso fatto e sulle tante sfide affrontate e vinte, ma vorrei dire qualcosa sulle nuove sfide della Bilateralità e sul non semplice percorso che ci attende.
E, penso che trascorsi 30 anni dalla costituzione dell’Ente Bilaterale Nazionale, occorra interrogarsi nuovamente sulla visione, sulla nostra capacità di immaginare e definire gli obiettivi da raggiungere, guardando oltre il tempo e lo spazio immediato.
Le nuove e continue sfide che attraversano la società ed il mondo del lavoro sono a tutti note, parliamo della transizione ambientale, delle rivoluzioni tecnologiche, dell’Intelligenza Artificiale, della denatalità, del crescente disallineamento delle competenze, delle stesse trasformazioni in atto nei sistemi di rappresentanza, di una transizione generazionale del lavoro che non possiamo ignorare, perché si gioca principalmente sul tema del senso del lavoro.
E tutto ciò accade in un contesto di perenne disordine. Ormai da anni si fa impresa nel disordine, in un sistemaeconomico globale sempre più interconnesso e fortemente caratterizzato non più da isolate e temporalmente limitate fasi di crisi e trasformazioni, ma da un cambiamento continuo che genera forti incertezze e pressioni, provocandostress non solo nelle imprese ma anche nei lavoratori.
Il Lavoro, lo sappiamo bene, è sempre stato molto più che un’attività utile al mero sostentamento materiale.
Il lavoro è uno spazio di realizzazione personale, uno strumento di integrazione sociale, un veicolo di riconoscimento, il momento nel quale si può far valere la propria creatività. E il lavoro, per essere tale, presuppone un’impresa all’altezza del compito, un’impresa in primo luogo umana.
Però, mi chiedo, come può un’impresa restare nello stesso tempo, competitiva e umana, nell’era delle trasformazioni continue, dell’incertezza, della massima concorrenza globale, nell’era del conflitto e del protezionismo?
E tuttavia, proprio in questo contesto le imprese artigiane sono, e possono esserlo sempre più, un presidio di valori, continuità e relazioni, dove uno dei punti di forza è datoproprio dalla densità delle relazioni.
La Bilateralità, in primo luogo con la sua forte dimensione relazionale e partecipativa e naturalmente con prestazioni sempre più mirate a sostegno dei bisogni reali delle lavoratrici, dei lavoratori e delle imprese, può fare molto. Parliamo naturalmente di ammortizzatori sociali, sostegno al reddito, conciliazione vita e lavoro, istruzione e formazione non solo dei lavoratori e delle lavoratrici ma anche dei figli, cura del benessere fisico e mentale, salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sostegno all’occupazione giovanile e femminile, sostegno alle imprese per la buona innovazione.
Parliamo, nel corso del 2024, di contributi erogati per oltre 176 milioni di euro, che hanno riguardato 21mila imprese e 109mila lavoratrici e lavoratori.
Ecco, penso che il primo obiettivo di unmoderno e rinnovato sistema di bilateralità sia proprio quello di aiutare l’impresa artigiana a preservare la propria umanità, la sua dimensione sociale, attraverso prestazioni che qualifichino il lavoro come lavoro di qualità. Per essere produttori di PILsociale e non solo economico.
Le prestazioni della Bilateralità verranno illustrate nel corso della presentazione del II Bilancio sociale della Bilateralità, con interventi che quindi vanno visti e valutati non solo per l’impatto sui singoli territori, ma per l’impatto complessivo sul Paese.
Il Bilancio sociale della Bilateralità è un work in progress, realizzato con la collaborazione fattiva di tutti gli enti e risponde a una finalità concreta, non lo facciamo per stampare un table book da appoggiare sui tavolini delle sale d’attesa. Ma ci serve per monitorare criticamente la nostra attività e ragionarci sopra – insieme e nella logica di sistema – per migliorarla costantemente. Proprio per questo verranno organizzati dall’Ente Bilaterale Nazionale incontri di studio e approfondimento con gli enti bilateraliregionali.
Il Bilancio sociale è naturalmente uno strumento a disposizione delle Parti Sociali per le loro riflessioni, poiché – ricordarlo può sembrare persino scontato, ma è sempre utile – la bilateralità origina dalla contrattazione collettiva.
Proprio per questo occorre mantenere ferma la consapevolezza del primato dell’autonomia collettiva, ossia del potere/dovere che hanno le parti sociali, quelle realmente rappresentative, di stabilire regole e condizioni di lavoro, nonché gli strumenti di welfare collettivo e bilaterale.
Non tutti amano l’autonomia collettiva, forse perché ha troppi spazi di libertà, ecco noi abbiamo il dovere di difendere, custodire con cura e di alimentare questo fondamentale spazio di libertà e di democrazia.
Così come abbiamo il dovere – tutti noi – di difendere la nostra Bilateralità, espressione anch’essa della libertà sindacale e, quindi, strumento di democrazia diretta.
Papa Francesco, nel suo linguaggio molto diretto e a volte poco canonico, usava un’espressione particolare e, a mio avviso, molto felice, quando esortava le persone “a non balconare la vita”.
Cosa significa balconare la vita? Significa stare eternamente sul balcone, guardando le cose dall’alto, senza mai scendere in campo, senza assumersi responsabilità.
Ecco, parafrasando la stessa locuzione, dico che la bilateralità ci deve aiutare a non “balconare il lavoro”, cioè a non assistere da spettatori passivi ai grandi cambiamenti, alle transizioni e ai pericoli di nuovo sfruttamento e alienazione, diperdita di lavoro e di senso del lavoro, maa scendere in campo concretamente per aiutare le imprese ad essere competitive costruendo un lavoro che unisca autonomia, realizzazione personale e senso comunitario.
Da questo punto di vista noi crediamo che anche attraverso la Bilateralità il lavoro artigiano, come ha scritto il sociologo Mauro Magatti, “possa diventare un laboratorio di futuro. Non nostalgia del passato, ma anticipazione di un modo diverso di produrre, di collaborare, di vivere”.
Buon trentennale, EBNA!»
