
(AGENPARL) – Thu 16 October 2025 CONFARTIGIANATO IMPRESE SARDEGNA
COMUNICATO STAMPA 16 OTTOBRE 2025
ECONOMIA SOSTENIBILE – Nell’Isola 14mila realtà impegnate nella
sostenibilità ambientale, economica e sociale calate del 4,1%
nell’ultimo anno. Elevato il numero dei lavoratori sardi introvabili
nel settore: 61mila. Meloni (Presidente Confartigianato Sardegna): “La
sostenibilità impone una responsabilità condivisa da parte di tutti.
Non esclusione ma coinvolgimento”.
Cala il numero delle imprese sarde che si sono impegnate nella
transizione green. Quelle che nell’Isola hanno investito in prodotti e
tecnologie a maggior risparmio energetico o a minor impatto ambientale
sono scese dell’4,1% passando dal 25,5% del 2023 al 21,4% del 2024. La
netta frenata pone la regione al penultimo posto nella classifica
nazionale, aperta dall’Emilia Romagna (+1,6%) e chiusa dalla
Basilicata (-8,6%) contro una media nazionale in calo dello 0,5%.
Parallelamente è sempre elevata la richiesta di dipendenti sardi con
competenze specifiche quali attitudine a risparmio energetico e
sostenibilità ambientale; infatti, su 130mila entrate previste, ben
61.440, il 47,1% non si trovano sul mercato. Di queste 8.420 sono
richieste dalle imprese artigiane ma il 57%, equivalenti a 4.800
addetti, rimangono vacanti per molti mesi.
I dati emergono dall’analisi effettuata dall’Ufficio Studi di
Confartigianato Imprese Sardegna sull’impatto della transizione green
nell’Isola, su fonte UnionCamere e Sistema Excelsior.
A livello territoriale, le richieste di profili professionali green
risultano essere 55mila su Cagliari di cui 27mila introvabili (48,9%),
altre 55mila su Sassari-Gallura con 25mila introvabili (45,6), 12mila
su Nuoro con 5mila introvabili (43,7%) e 7.800 a Oristano con 3.800
introvabili (49.6%).
In totale, le imprese sarde impegnate nella sostenibilità ambientale,
economica e sociale sono circa 14mila, dall’alimentare all’edilizia,
dai servizi all’arredo casa, dalla meccanica ai trasporti, per la loro
crescita economica ed etica. A livello provinciale è Cagliari la
provincia più virtuosa della Sardegna con le sue 5.987 imprese,
seconda Sassari con 4.879 imprese, terza Nuoro con 1.770 realtà e
Oristano con 1.219 aziende.
Importante anche il numero delle imprese che è attiva nel settore
delle energie da fonti rinnovabili (FER); nell’Isola sono 2.502 e
danno lavoro a 7.993 addetti. A Cagliari operano 1.104 attività con
4.113 addetti, a Sassari-Gallura 844 con 2.457 addetti, a Nuoro 356
realtà con 867 lavoratori e a Oristano 198 con 556 addetti.
“La sostenibilità non è più una parola astratta – commenta Giacomo
Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – è una
necessità che impone una responsabilità condivisa da parte di tutti,
in primis gli artigiani e le piccole imprese, per preservare il valore
delle cose. Noi siamo, quindi, per una sostenibilità che non esclude,
ma coinvolge”.
Le attività svolte dalle aziende regionali nei processi di transizione
green, da cui derivano la riduzione delle emissioni inquinanti e il
crescente utilizzo di tecnologie pulite, sono decisive per il
conseguimento degli obiettivi economici con la sempre più crescente
necessità di conciliare l’adozione di misure di sostenibilità
ambientale ed etica con adeguati livelli di performance economica.
In ogni caso, l’analisi conferma il forte legame tra sostenibilità e
produttività nelle imprese che risultano maggiormente impegnate nella
tutela dell’ambiente, soprattutto in connessione all’utilizzo di fonti
rinnovabili ed all’efficientamento energetico.
“La sostenibilità rende possibile una cultura artigiana del futuro che
sappia valorizzare il passato con lo sguardo dritto al futuro –
aggiunge Meloni – non basta possedere e consumare: dobbiamo imparare a
conservare, curare, riparare, trasmettere, perché in ogni cosa che
facciamo c’è una parte di noi”.
Tra le azioni messe in essere dalle aziende, la più diffusa è quella
per il trattamento dei rifiuti e viene realizzata dall’86,5% delle
imprese che hanno effettuato interventi per la sostenibilità. Seguono
il monitoraggio dell’inquinamento ambientale (62,4%), la
predisposizione di piani di miglioramento dell’efficienza energetica
(43,4%), l’uso di materiali riciclati (35,0%), l’utilizzo di fonti
energetiche rinnovabili (30,2%), il monitoraggio dei consumi idrici
(29,9%), il monitoraggio delle emissioni di CO2 (16,9%), il riutilizzo
e riciclo acque di scarico (15,5%), l’efficientamento del sistema di
trasporto aziendale (13,2%), l’attività per favorire l’economia
circolare (12,4%) e i piani per la mobilità sostenibile del personale
(8,8%) mentre sono meno diffuse le attività per gestire gli impatti
sulla biodiversità (2,0%).
Per ciò che riguarda gli investimenti, il 37,7% delle piccole imprese
li ha sostenuti per ottenere una gestione più efficiente e sostenibile
dell’energia e dei trasporti. Tra questi si osserva una maggiore
diffusione per l’installazione di macchinari e impianti ad alta
efficienza energetica (61,9% delle imprese che hanno investito) e di
impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili
(42,0%), seguite da acquisto veicoli a basse emissioni (elettrici,
ibridi o alimentati a gas) (29,7%), isolamento termico edifici e
realizzazione di edifici a basso consumo energetico (20,4%),
installazione impianti per la produzione di energia termica
rinnovabile (7,7%) e installazione di impianti di
cogenerazione/trigenerazione per recupero calore (6,9%).
“Da anni il mondo produttivo isolano dimostra un’attenzione specifica
ai temi della sostenibilità ambientale – rimarca il Presidente di
Confartigianato Sardegna – e oggi, anche in ragione dell’emergenza
energetica, guarda con interesse alle potenzialità delle rinnovabili”.
Mettere in moto e rafforzare la transizione ecologica è ormai
indispensabile – conclude Meloni – le imprese artigiane, che hanno nel
dna la resilienza e la capacità di essere anticipatrici, lo hanno
fatto anche nei mesi dell’emergenza sanitaria, attivando
trasformazioni quindi facendo di necessità virtù”.
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