
(AGENPARL) – Wed 15 October 2025 Gli interventi e le immagini della sessione pomeridiana di ieri (martedi 14 ottobre), prima giornata del XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House – Ambrosetti, a Roma, al Casino dell’Aurora Pallavicini di Palazzo Rospigliosi.
Il Forum prosegue nella mattinata di oggi, mercoledì 15 ottobre, con inizio alle ore 9.30.
Forum Coldiretti, Prandini: “Agricoltura opportunità per il Paese, non accetteremo calo risorse Pac”
Politica agricola comune, internazionalizzazione, manovra economica, energia, salute. Sono alcuni degli spunti al centro dell’intervento del presidente Ettore Prandini al Forum Coldiretti e Roma. “L’agricoltura e l’alimentazione rappresentano una straordinaria opportunità per il nostro Paese” ha esordito il presidente ricordando che “siamo giunti alla ventitreesima edizione del Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione, e non è certo un caso”
La riflessione di Prandini è partita dal ruolo cruciale dei corpi intermedi.
“Abbiamo attraversato una stagione politica in cui la loro funzione è stata quasi demonizzata, per mancanza di conoscenza e di visione. Eppure i corpi intermedi sono veri ammortizzatori degli shock, capaci di mediare e assorbire le tensioni economiche e sociali che attraversano il Paese. Essi possono e devono interagire con la politica in modo costruttivo, contribuendo con idee, identità e capacità di proposta, senza sostituirsi alle istituzioni.
Da questo punto di vista, credo che ci siano tre parole chiave: relazioni, conoscenza e capacità di valorizzare le relazioni.
Abbiamo accolto positivamente l’attenzione – forse per la prima volta in modo concreto – alla gestione del debito pubblico. Se nel breve periodo si chiede più spesa e più risorse, nel medio-lungo periodo una gestione più attenta significa meno interessi da pagare e più risorse liberate per i settori produttivi.
È il passaggio dalla logica dell’emergenza a quella della pianificazione, condizione indispensabile per accompagnare la crescita economica reale del Paese.
Naturalmente, questo non ci ha impedito di formulare alcune osservazioni. Penso, ad esempio, alla plastic tax e alla sugar tax, che rischiano di colpire duramente alcune filiere agroalimentari.
Abbiamo inoltre affrontato il tema dell’internazionalizzazione, che resta centrale per l’agroalimentare italiano. Dobbiamo continuare a sostenere le nostre imprese attraverso gli strumenti messi a disposizione da ICE, SACE e SIMEST, così da consolidare la presenza sui mercati già acquisiti e aprire nuove opportunità commerciali nel mondo.
Vorrei poi soffermarmi su un aspetto strategico: quello dell’energia.
Il comparto agroalimentare non rientra formalmente tra i settori energivori, ma è evidente che ne subisce gli effetti. Se i costi energetici crescono in modo esponenziale, le nostre imprese perdono competitività rispetto a Paesi come Spagna, Francia e Germania, dove i prezzi sono più contenuti.
Rendere il sistema agricolo più efficiente sul piano energetico significa rafforzarne la competitività, ma anche proteggere le fasce più deboli: contenere il costo dell’energia vuol dire anche contenere il prezzo dei prodotti alimentari.
C’è poi un tema più ampio, quello della giustizia economica tra generazioni. Tutti vorremmo più risorse per tutti, ma è difficile realizzarlo. Il Governo sta ragionando su un aumento delle retribuzioni, ma noi vogliamo porre una riflessione: concentriamo gli sforzi sui giovani.
Se liberiamo parte dei contributi per i primi cinque anni di lavoro e li trasformiamo in salario netto, offriamo un volano economico e sociale. I giovani hanno una maggiore propensione alla spesa, e questo stimola la crescita. Allo stesso tempo, li aiutiamo a restare in Italia, contrastando la fuga di competenze e favorendo anche una ripresa demografica.
Se diamo fiducia ai giovani, saranno loro a costruire il futuro del Paese.
Serve però anche una visione di lungo periodo: un Paese che invecchia rischia di non poter più sostenere il proprio sistema sanitario e previdenziale. È quindi una questione economica, non solo sociale.
Voglio poi soffermarmi su un tema di linguaggio e di sostanza: “riarmo” e “difesa” non sono la stessa cosa.
Il riarmo presuppone la guerra; la difesa, invece, significa protezione e sicurezza.
E difesa, in senso più ampio, vuol dire anche garantire la sicurezza alimentare, perché il cibo è la prima forma di tutela per la popolazione.
Troppo spesso la filiera agricola e agroalimentare è sottovalutata, ma essa rappresenta un pilastro del sistema Paese.
Oggi vale 707 miliardi di euro, con 4 milioni di occupati e un record di export di oltre 69 miliardi nel 2024.
Nel 2025, nonostante le difficoltà, i primi dati indicano una crescita del 6% nei primi sei mesi.
Nessun altro settore produttivo ha un peso economico e sociale paragonabile.
Dietro questi numeri c’è un ecosistema fatto di agricoltura, industria, cooperazione, logistica e internazionalizzazione.
Parlando di salute e cibo, Coldiretti vuole promuovere un impegno concreto: puntare sulla qualità dell’alimentazione nelle mense pubbliche, perché è lì che si fa la vera prevenzione.
Un’alimentazione sana non è solo un investimento in salute, ma anche un risparmio per la spesa pubblica.
Ringrazio il Ministro Foti per l’attenzione alla Politica Agricola Comune (PAC).
Su questo voglio essere chiaro: non accetteremo mai che vengano ridotte le risorse destinate alla PAC.
Non è una questione egoistica, ma una scelta strategica.
Non possiamo permettere che l’Europa arretri mentre Cina, India, Brasile e Stati Uniti investono nell’agricoltura come strumento geopolitico.
Delegare il cofinanziamento ai singoli Stati membri significa smontare la PAC e creare disuguaglianze: i Paesi meno indebitati potranno spendere di più, gli altri resteranno indietro.
Il risultato sarebbe un’Europa agricola frammentata, che invece di competere con il mondo finirebbe per farsi concorrenza interna.
È una visione miope e sbagliata, che nasce dal distacco della burocrazia europea dai settori produttivi reali.
In conclusione, voglio ribadire un concetto che è emerso con forza oggi: la politica deve tornare a essere protagonista.
Noi saremo sempre al fianco della politica, con rispetto delle istituzioni e spirito costruttivo, ma continueremo a denunciare le distorsioni di un’Europa governata dai burocrati invece che dalle idee”.
Forum Coldiretti, il Ministro Giorgetti: “Da Manovra spinta per la crescita. Fondo per terre pubbliche ai giovani”
“Credo che la prospettiva delineata dal documento sia abbastanza chiara: si tratta di una manovra che si inserisce in un contesto internazionale complesso, in cui le regole del gioco stanno cambiando profondamente. È questo il punto centrale: mentre si discute di singoli interventi o politiche, non ci si rende conto che è l’intero quadro di riferimento ad essersi modificato”. Ha aperto così il suo intervento al Forum Coldiretti il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, subito dopo il Consiglio dei Ministri dedicato alla Finanziaria.
“Condivido l’osservazione del presidente Prandini – ha detto Giorgetti -: se l’Europa affronta questa fase storica con un approccio meramente burocratico, la partita è persa in partenza. Le scelte politiche, anche quando non condivisibili, come quelle dell’amministrazione Trump, nascevano comunque da una visione strategica. Se invece la burocrazia diventa autoreferenziale e si disconnette dalla realtà, il rischio è altissimo.
A ciò si aggiunge la complessità strutturale dell’Unione: 27 Paesi, ognuno con le proprie priorità, rendono difficile trovare un minimo comune denominatore, come dimostra anche la discussione sul bilancio pluriennale avviata la scorsa settimana in Lussemburgo.
In questo contesto, l’Italia arriva con un governo stabile, pienamente operativo e in grado di far sentire la propria voce. La nostra credibilità sui mercati e in Europa deriva dall’aver mantenuto un percorso di sostenibilità finanziaria: quando si è dimostrato di essere responsabili, si può parlare con autorevolezza, non solo chiedere permesso.
Venendo al tema di oggi, i numeri dell’agroalimentare italiano parlano da soli: dieci anni fa l’export valeva 37 miliardi, e ci si chiedeva se fosse realistico arrivare a 50 nel 2025. Oggi abbiamo superato i 70 miliardi. È il risultato della forza del sistema agricolo e agroindustriale italiano, che ha saputo intercettare la domanda mondiale anche dopo lo shock pandemico.
L’agricoltura vive la globalizzazione in modo particolare: a differenza di altri settori, l’agricoltore resta legato alla sua terra. Ciò che può sembrare un limite è invece un valore: il legame con il territorio è il vero motore della qualità e dell’identità dei nostri prodotti.
Il 2025 segna tuttavia una fase di trasformazioni globali profonde. Sta cambiando il sistema di regole che aveva governato il commercio internazionale fin dagli accordi di Bretton Woods. Le nuove politiche protezionistiche, in particolare statunitensi, creano distorsioni della concorrenza che penalizzano le nostre imprese, le quali rispettano standard ambientali e sanitari tra i più elevati al mondo.
Non possiamo accettare che modelli economici o politici fondati sul “dumping” spiazzino le nostre produzioni, fondate invece su valori culturali e regole condivise. È necessario ridefinire le regole del commercio globale per proteggere chi compete correttamente.
Dobbiamo farlo valorizzando i nostri punti di forza: la qualità del lavoro agricolo, la capacità della filiera, la forza del marchio Italia, sostenuti da un efficace sistema pubblico di supporto all’export.
Il Governo continuerà a fare la propria parte anche sul piano interno, sostenendo la domanda attraverso il rafforzamento del potere d’acquisto e la riduzione della pressione fiscale. Con la riforma del cuneo fiscale, la riduzione dell’Irpef e il rinnovo dei contratti, vogliamo favorire una crescita dei redditi che alimenti la fiducia e i consumi.
Sul versante dell’offerta, prosegue il lavoro di riprogrammazione del PNRR e delle misure a sostegno degli investimenti agricoli. Con le iniziative avviate dal 2023, le risorse destinate al settore hanno raggiunto i 15 miliardi di euro, un vero e proprio record.
Naturalmente, tutto questo deve avvenire mantenendo la sostenibilità dei conti pubblici. È bene ricordare che ogni euro speso in più significa maggiori imposte domani. È una regola che deve guidare ogni scelta di politica economica. Il Governo ha riportato il Paese in avanzo primario: ciò significa che non stiamo creando nuovo debito per le scelte attuali, ma solo per gli interessi sul debito ereditato. È un principio non solo contabile, ma morale.
Concludo ricordando un progetto a cui tengo molto, nato proprio in questa sede due anni fa: la valorizzazione del patrimonio fondiario pubblico. Si tratta di un’iniziativa importante per l’economia e per l’agricoltura, perché l’accesso alla terra resta uno dei principali ostacoli per i giovani imprenditori agricoli.
Dopo due anni di lavoro con l’Agenzia del Demanio e la Cassa Depositi e Prestiti, siamo pronti a costituire un fondo dedicato alla valorizzazione dei terreni agricoli pubblici. Lo scorso marzo è stato firmato il primo accordo operativo con Invimit. È un esempio concreto di come si possano utilizzare le risorse pubbliche per generare valore e opportunità per l’agricoltura italiana. Ringrazio ancora Coldiretti per questa occasione di confronto e per il ruolo fondamentale che svolge nella promozione e nella difesa dell’agricoltura nazionale.
Forum Coldiretti, Vecchioni (BF Spa): “Agricoltura e finanza possono dialogare, opportunità straordinarie per le PMI”
“Il binomio agricoltura-finanza non solo è possibile, ma rappresenta una concreta opportunità di crescita per l’intero settore”, ha dichiarato Federico Vecchioni, presidente di BF Spa nel suo intervento al Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Coldiretti in corso a Roma sottolineando l’unicità del modello BF, che integra sviluppo agricolo e strumenti finanziari.
Vecchioni ha evidenziato come le piccole e medie imprese agricole stiano evolvendo verso forme societarie più strutturate, capaci di attrarre capitale di rischio e sostenere piani di sviluppo. Strumenti già operativi, come SIM, SC e Simes, insieme a fondi dedicati come “Terre Agricole Italiane”, consentono di integrare capitale e filiera produttiva, garantendo rendimento agli investitori e consolidando l’infrastruttura agricola nazionale.