
L’Italia, si sa, ama le sfide. Ma soprattutto, ama risolvere i problemi creando un problema ancora più grande. E così, mentre il Paese annegava nella lentezza cronica della giustizia civile, il Senato ha sfoderato la sua arma segreta: il Ddl 978. Una riforma così “rivoluzionaria” da far impallidire ogni principio di bilanciamento, accelerando i recuperi crediti al prezzo modico del diritto di difesa dei debitori.
Dimenticatevi l’odore di carta bollata e l’attesa del magistrato togato, o anche onorario. L’antico e farraginoso procedimento monitorio (quello in cui un giudice, per carità, si prendeva la briga di verificare l’esistenza di prove documentali prima di emettere un decreto ingiuntivo) è stato gloriosamente rottamato. Oggi, il mantra è: efficienza a tutti i costi, anche a costo zero di garanzie.
La nuova era: L’avvocato-giudice
La vera chicca della riforma sta nel conferire al legale del creditore una sorta di licenza di giudicare in proprio.
Capito bene? Un documento scritto dall’avvocato di parte, nell’interesse esclusivo del suo cliente, acquisisce lo stesso valore di una sentenza definitiva pronunciata da un tribunale. È come se il cuoco, dopo aver cucinato un piatto, decidesse da solo quanto è bravo e quanto deve essere pagato, senza che un critico (il giudice) o un cliente (il debitore) possa dire la sua.
L’Avvocato Pinco, su mandato di Creditore S.p.a., non dovrà più presentare un ricorso, non dovrà far la fila, non dovrà attendere la sacra benedizione del magistrato (che, diciamocelo, era solo un fastidioso filtro di imparzialità). No. Da oggi, il legale emette direttamente un atto di intimazione ad adempiere. E qui sta il genio: se il debitore, chiamiamolo Mario Rossi, non fa un bel nulla entro quaranta giorni, l’intimazione dell’Avvocato Pinco si trasforma magicamente in un Titolo Esecutivo.
Il vantaggio? Decongestionare i tribunali! Come? Semplice: delegando le funzioni del giudice all’avvocato. Una mossa degna di un prestigiatore: “Non abbiamo più fascicoli perché non c’è più bisogno del giudice per crearli!”
Il panico (giustificato) dell’Adusbef
Le associazioni dei consumatori, si sa, sono guastafeste per definizione. E infatti l’Adusbef ha subito gridato allo scandalo. E come non capirli?
La loro preoccupazione principale è che il povero Mario Rossi, che magari è sommerso dalle bollette e non è un avvocato civilista, riceva a casa un malloppo con l’intestazione dell’Avvocato Pinco, pieno di formule legali incomprensibili e un layout che urla “Sono un atto pubblico, paga e non fare domande!”.
“Si rischia di generare l’illusione di trovarsi di fronte a un atto emesso da un’autorità pubblica,” lamenta Antonio Tanza di Adusbef. Tradotto dal burocratese: Mario Rossi si spaventerà a morte e pagherà anche il credito più infondato pur di evitare il pignoramento immediato. Il diritto di difesa? Quello scompare sotto la valanga di carta ufficiale che lo terrorizza.
Le proposte ridicole per salvare la forma
Per “riequilibrare” questa meraviglia di sbilanciamento, Adusbef ha proposto una serie di toppe che, se attuate, renderebbero l’intimazione quasi più lunga del vecchio ricorso.
Tra le proposte spicca l’obbligo di inserire un “frontespizio in linguaggio chiaro e immediatamente comprensibile” che evidenzi in modo inequivocabile la natura privatistica dell’atto. Immaginiamo già l’intestazione, magari in Comic Sans e con caratteri cubitali rosso vivo, per non sbagliare:
ATTENZIONE! QUESTA NON È UNA SENTENZA! NON PROVIENE DA ALCUN GIUDICE TOGATO O ONORARIO! È SOLO L’AVVOCATO PINCO CHE LO HA SCRITTO! HAI 40 GIORNI PER OPPOSIZIONE PRIMA CHE DIVENTI UNA SENTENZA VERA!
Inoltre, si chiede un “pacchetto informativo” con guida, sportelli di assistenza e riferimenti normativi. Perfetto. Non solo il debitore deve leggere un atto legale, ora deve anche studiare un mini-corso di diritto civile per capire come non farsi pignorare la casa dall’avvocato di controparte.
La ciliegina sulla torta è la richiesta di un’opposizione tardiva in caso di clausole vessatorie. Ottimo: prima ti pignorano, poi tu fai causa, e se hai ragione, forse il giudice ti dirà “hai vinto, complimenti, ma la casa oramai è andata”.
In conclusione, la riforma è un trionfo della velocità sulla giustizia, un omaggio all’efficienza dove l’equilibrio tra le parti è considerato un lusso. I tribunali saranno sgravati, i creditori esulteranno e i debitori impareranno presto che la vera giustizia è semplicemente non trovarsi mai in debito. In un’Italia dove l’avvocato è il tuo peggiore incubo e il tuo potenziale giudice, il pignoramento non è più una minaccia, ma un servizio espresso. Benvenuti nel futuro.