
In occasione delle celebrazioni del 20 settembre ad Arezzo, giornata che unisce il ricordo della breccia di Porta Pia (1870) con la memoria della Resistenza al nazifascismo, abbiamo incontrato Ernesto Ferrini, presidente della sezione aretina dell’Associazione Nazionale Veterani e Reduci Garibaldini (ANVRG).
Ferrini sottolinea con forza l’importanza della memoria storica come strumento di consapevolezza e di cittadinanza attiva, in continuità con lo spirito garibaldino che anima ancora oggi l’associazione.
Nell’intervista ci parla del significato delle celebrazioni per le nuove generazioni, del messaggio che ANVRG vuole trasmettere in questo particolare momento storico e del perché sia fondamentale riscoprire e valorizzare la figura di Ernesto Teodoro Moneta, unico premio Nobel per la Pace italiano e simbolo di un impegno civile e culturale che non ha perso la sua attualità.
Domanda. In che modo, secondo lei, la cerimonia del 20 settembre e il convegno contribuiranno a rafforzare il senso di memoria storica fra i giovani aretini?
Ernesto Ferrini. La conoscenza della nostra storia è fondamentale per sapere chi siamo. In altre parole, la memoria storica di coloro che hanno combattuto per i diritti e la libertà dei cittadini porta inevitabilmente alla coscienza di sé, sia come popolo che come individuo. Questo convegno dovrebbe servire, almeno me lo auguro, a stimolare sempre più la cittadinanza attiva, così come lo furono i nostri predecessori, anche a costo della vita. Dobbiamo essere riconoscenti nei loro confronti.
Domanda. Qual è il messaggio principale che ANVRG vuole trasmettere oggi parlando della breccia di Porta Pia e della Resistenza al nazifascismo?
Ernesto Ferrini. Il messaggio principale, a mio avviso, è la centralità della persona con i suoi valori. È dunque un messaggio valoriale. Ma attenzione: quando parliamo di valori, lo facciamo con lo spirito garibaldino che ancora ci anima, e intendiamo valori concreti, quelli che danno un senso alla vita e alle azioni quotidiane. Mi riferisco alla solidarietà, all’umanità, fino alla fratellanza universale come sua estrema e forse utopica conseguenza. Tutto questo si pone in netta opposizione a quanto propugnato dal nazifascismo e al concetto arcaico di un Papa-re “infallibile”.
Domanda. Può raccontare come è nata l’idea di includere nel programma la figura di Ernesto Teodoro Moneta, premio Nobel per la Pace, e perché il suo esempio è rilevante per le istituzioni cittadine oggi?
Ernesto Ferrini. Ernesto Teodoro Moneta, unico premio Nobel per la Pace italiano, nacque proprio il 20 settembre. Essendo stato a lungo relegato nel dimenticatoio, e considerando anche la sua esperienza di garibaldino, ci è sembrato doveroso valorizzarne l’opera. Viviamo purtroppo in un’epoca segnata da guerre che pensavamo non dovessero più interessare l’Occidente, reduce da due conflitti mondiali. Non va dimenticato che Moneta fu tra i fondatori della Società per la Pace e la Giustizia Internazionale, da cui derivò la Società delle Nazioni, purtroppo fallita, così come oggi vediamo in crisi anche l’ONU. In questo contesto, coinvolgere le istituzioni è fondamentale: esse sono depositarie della volontà popolare, che legittima il loro potere, e hanno il dovere di custodire e rilanciare questi insegnamenti.
