
Un’analisi dell’Istituto Internazionale per gli Studi sul Medio Oriente e i Balcani (IFIMES) di Lubiana, intitolata “Serbia 2025: la Serbia vuole un ritorno alla normalità”, esamina le attuali sfide che il paese deve affrontare, offrendo soluzioni per superare l’attuale fase di stallo. L’analisi sottolinea che la Serbia è alla ricerca di una normalizzazione politica, sociale ed economica, un obiettivo ostacolato da profonde divisioni interne e da una crescente pressione geopolitica.
Crisi interna e sfiducia istituzionale
Il crollo di una tettoia a Novi Sad, avvenuto il 1° novembre 2024, ha agito da catalizzatore, portando alla luce le problematiche sistemiche del paese. L’incidente ha innescato un dibattito sulla responsabilità delle autorità e sulla mancanza di trasparenza negli appalti pubblici. Sebbene l’opposizione abbia utilizzato l’evento per chiedere elezioni anticipate, il governo ha minimizzato l’accaduto, definendolo un “errore individuale”. Questo episodio ha evidenziato la radicata sfiducia tra cittadini e istituzioni, amplificando un senso di insicurezza e vulnerabilità nella vita quotidiana. L’analisi di IFIMES suggerisce che la crisi potrebbe rappresentare un’opportunità per le autorità di dimostrare trasparenza e ripristinare la fiducia attraverso indagini approfondite e rendicontazione.
Il ruolo controverso dell’Unione Europea
La percezione dell’UE in Serbia è fortemente polarizzata. Le risoluzioni e le critiche del Parlamento europeo su stato di diritto e libertà dei media sono viste da alcuni come un supporto alle riforme, ma dalla maggioranza euroscettica come una forma di pressione esterna e una minaccia alla sovranità nazionale. Questa dualità alimenta la propaganda anti-UE e rafforza le narrazioni geopolitiche alternative, come quelle legate a Russia e Cina. Per migliorare la propria reputazione, l’UE dovrebbe adottare una strategia di comunicazione più chiara, focalizzandosi sulla visibilità dei progetti di assistenza tecnica e sul coinvolgimento della società civile, senza dare l’impressione di voler favorire specifici attori politici. L’UE deve abbandonare la “narrativa della tutela” e sviluppare partnership autentiche.
Nuovi equilibri regionali e l’impatto sull’EXPO 2027
L’articolo sottolinea l’emergere di nuove alleanze militari, come quella tra Croazia, Albania e Kosovo, che accentuano il senso di isolamento strategico della Serbia. Tali sviluppi rendono più difficile mantenere la politica di neutralità militare del paese e richiedono una maggiore vigilanza sulla sicurezza. In questo contesto, l’EXPO 2027 di Belgrado emerge come un’opportunità cruciale. L’evento, incentrato su “Giocare per l’umanità – Sport e musica per tutti”, rappresenta una piattaforma per rafforzare la cooperazione regionale, attrarre investimenti esteri e aumentare la visibilità globale della Serbia. Oltre a generare crescita economica e a modernizzare le infrastrutture, l’EXPO 2027 offre al paese la possibilità di essere riconosciuto come un attore globale nell’innovazione e nella cooperazione.

Il dialogo come unica via d’uscita
L’analisi di IFIMES conclude che il dialogo è l’unico strumento efficace per superare l’attuale impasse. Un dialogo strutturato e aperto tra governo, opposizione, società civile e partner internazionali è essenziale per ridurre le tensioni, promuovere le riforme istituzionali e rafforzare le relazioni con i paesi vicini e con l’UE. Il dialogo, come meccanismo chiave, può portare a una stabilità interna duratura, spingendo la Serbia verso un reale ritorno alla normalità e garantendo un futuro più stabile per tutti i suoi cittadini.