
(AGENPARL) – Thu 11 September 2025 Mozione di Fabrizio Ricci (Avs) rinviata in Commissione per
approfondire
(Acs) Perugia, 11 settembre 2025 – L’Assemblea legislativa
dell’Umbria ha deciso di approfondire nella sede della competente
Commissione consiliare la mozione presentata oggi in Aula dal
consigliere Fabrizio Ricci (Avs) che esprimeva “contrarietà al
Piano strategico per le Aree interne 2021-27” e chiede alla Giunta
di Palazzo Donini di “rappresentare presso il Governo italiano, il
Parlamento, la presidenza dell’Anci, ed ogni opportuna sede
istituzionale il giudizio fortemente negativo sul ‘Piano strategico
nazionale per le aree interne (Psnai) ciclo di programmazione
2021-27’. Di chiedere una sua urgente riformulazione da realizzare
tramite la promozione di una vasta campagna di ascolto delle
rappresentanze istituzionali e delle realtà coinvolte. Di affermare
che l’Italia, nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione che
impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la
libertà e l’uguaglianza dei cittadini, deve farsi promotrice di
politiche di supporto ai cittadini e alle cittadine delle aree interne
e mettere tutte le aree interne nella condizione non solo di garantire
i servizi essenziali ai propri cittadini, in primis scuola, sanità,
trasporto, ma di poter far fronte al potente processo di migrazione
verticale che si sta già definendo”.
L’atto di indirizzo affermava poi “la necessità che si promuovano
iniziative mirate al contrasto allo spopolamento, come: la
sperimentazione del pagamento dei servizi ecosistemici; l’esigenza
di una fiscalità di vantaggio per l’acquisto e la ristrutturazione
della prima casa, tariffe agevolate per energia e servizi essenziali
(servizi scolastici come mense e bus, prestazioni sanitarie),
trattenute inferiori su pensioni e buste paga, agevolazioni per
insediamento di attività economiche e produttive; l’opportunità
del potenziamento del servizio di accoglienza e integrazione che
rappresenta un’opportunità per l’attivazione di processi di
sviluppo locale e per l’occupazione di giovani professionisti”.
Prima del voto, Ricci ha evidenziato che “tutte le aree interne
umbre custodiscono un patrimonio di borghi, cultura diffusa,
agricoltura sostenibile e turismo lento, ancora largamente inespresso
a causa dell’insufficienza infrastrutturale e digitale. Proprio le
politiche di austerità e i tagli ai servizi negli ultimi vent’anni
hanno comportato un accentuarsi delle criticità che rendono meno
attrattivi e vivibili questi territori. Il cambiamento climatico sta
già portando, e porterà sempre di più e rapidamente, ad una
migrazione verticale per fuggire da città infuocate e salvaguardare
la salute di tutti, a partire dalle persone più fragili. Le città
umbre, come Perugia, Terni e Foligno, hanno già registrato negli
ultimi cinque anni un aumento sensibile delle isoterme estive, con
ondate di calore frequenti e prolungate. In questo contesto, le aree
interne collinari e montane dell’Umbria potrebbero diventare luoghi
privilegiati per il neo popolamento climatico, a condizione di un
serio investimento in servizi pubblici, infrastrutture e attrattività
economica. Si è aperta, quindi, una nuova prospettiva per il neo
popolamento delle aree interne il che rende il ritrarsi dello Stato e
della spesa sociale anacronistici e cinici”.
INTERVENTI
Andrea Romizi (FI): “Ringrazio il consigliere Ricci per aver portato
all’attenzione dell’Aula il tema delle aree interne, sia pure in
una modalità intempestiva perché l’atto che andiamo a discutere è
un atto che è stato superato dall’apposita cabina di regia
istituita dal Ministero in cui, nello scorso mese di luglio, sono
state fatte modifiche al Piano nazionale per le aree interne. È stato
chiarito che quanto evidenziato da Ricci non attiene alle strategie di
governo di questo Paese ma è un documento del Cnel proposto alla
cabina di regia, dove peraltro vi sono presidenti di Regione, sindaci
e altri amministratori. Piano approvato dunque non dal governo ma
dalla cabina di regia con Regioni, Province, ecc. Il governo ha
accelerato sulle azioni da mettere in campo per le aree interne, che
infatti sono state aumentate da 72 a 123 interessate al piano. Da 1060
comuni si è passati a 1800 interessati. Le risorse sono state
incrementate in maniera significativa. Nella nuova edizione del piano
ci sono innovazioni importanti, tra cui la partecipazione. Piano che
è stato dunque preceduto da consultazione pubblica. Sono arrivate
numerosissime osservazioni, circa 4mila, tanti i soggetti che sono
intervenuti. Interessante anche il potenziamento del ruolo delle
Regioni. Fra le novità la previsione di un’autorità nuova,
responsabile delle aree interne, designata dalle regioni stesse, e
anche un comitato tecnico. Le Regioni devono avere un ruolo più
importante perché conoscono bene i territori e possono intercettare
altre risorse. Su questi elementi dovremmo fare un serio
approfondimento, in commissione e con i soggetti pubblici
coinvolti”.
Matteo Giambartolomei (FDI): “Ricci ha ragione quando parla della
necessità di strategie adeguate per il ripopolamento delle aree
interne, peccato che non sia il primo ad esporre questi concetti,
infatti si trovano in tutti i documenti aggiornati della cabina di
regia per le aree interne. Nessun esponente del governo ha mai parlato
di spopolamento come un fatto irreversibile. C’è stato un ampio
processo di partecipazione condiviso con sindaci e amministratori
pubblici. Da 72 le aree interne sono diventate 123. Si parla di
rigenerazione, potenziamento dei servizi come scuole, trasporti e
salute, di mantenere punti di primo intervento per la salute, di un
servizio sanitario che deve essere centrale per la comunità. Il nuovo
piano ha gli strumenti per un cambio di passo, per superare gli
ostacoli burocratici. L’attuale piano consta di 1 miliardo e 200
milioni di euro”.
Fabrizio Ricci (Avs): “L’aggiornamento del piano non cambia la
sostanza delle cose. Le amministrazioni locali sono recentemente
intervenute sulla revisione fatta a luglio, come anche i vescovi,
perché è un piano che sancisce un abbandono delle aree interne. Le
autonomie locali fanno critiche pesantissime, parlano di revisione
fatta in modo unilaterale, quindi non con le autonomie locali, perciò
siamo davanti a una strategia svuotata e trasformata in mero esercizio
tecnico. Studiosi delle aree interne hanno stroncato questa strategia
e le risorse per le aree interne non ci sono, il fondo per gli
investimenti per i piccoli comuni è stata azzerato. Accolgo comunque
con disponibilità il tono dell’intervento del consigliere Romizi e
sono disponibile ad approfondire la questione in commissione”.
Simona Meloni (assessore regionale): “Dobbiamo interrogarci su cosa
vogliamo fare in Umbria, dove la gran parte dei comuni è da
considerarsi area interna. Vero che sono state chieste osservazioni
alle Regioni ma non c’è una partecipazione attiva delle Regioni,
decide la cabina di regia. Noi abbiamo messo 61 milioni di euro fra
fondi europei e regionali, concretamente già su Orvietano e
Valnerina, stiamo lavorando su Trasimeno, Tuderte e Eugubino, con
progetti condivisi con i territori, scegliendo tematiche che uniscono
generazioni e a tutela dei servizi in questi territori. Temi come i
giovani e il lavoro o lo spopolamento riguardano tutti, non sono
problemi solo umbri. Vero che c’è stata una minima partecipazione
ma di fatto la Valnerina viene ritenuta non più recuperabile, noi
invece pensiamo che bisogna investire su questi territori”. PG
link alla notizia: http://consiglio.regione.umbria.it/node/80770
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