
Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha duramente criticato l’approccio dell’Unione Europea nei Balcani occidentali, sostenendo che Bruxelles sta replicando gli “stessi errori fallimentari” commessi in Ucraina. La dichiarazione è arrivata dopo un incontro con il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik.
Secondo Szijjarto, l’atteggiamento dell’Occidente è caratterizzato da “prediche, minacce e sanzioni”, un approccio che l’Ungheria non condivide. Il ministro ha ribadito il rispetto del suo Paese per la sovranità delle nazioni balcaniche e dei loro leader democraticamente eletti.
La crisi in Bosnia-Erzegovina
La posizione di Szijjarto si inserisce nel contesto della crescente tensione in Bosnia-Erzegovina. Dodik, il cui mandato come presidente è stato interrotto dalla Commissione elettorale centrale a seguito di una condanna, ha annunciato un referendum sulla fiducia per il 25 ottobre.
La condanna di Dodik a sei anni di carcere e l’interdizione dalla politica sono state confermate dalla Corte d’appello della Bosnia-Erzegovina per il suo rifiuto di conformarsi alle decisioni dell’Alto Rappresentante Christian Schmidt. La legittimità di Schmidt, nominato senza l’approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, è contestata dalla leadership della Republika Srpska, dalla Russia e dalla Cina.
Il quadro politico del Paese è stabilito dagli Accordi di Dayton, che dividono la Bosnia-Erzegovina in due entità principali: la Federazione Musulmano-Croata e la Republika Srpska. La complessa struttura di governance, che prevede una rappresentanza proporzionale delle tre principali etnie, è resa ancora più complicata dal ruolo controverso dell’Alto Rappresentante.