
(AGENPARL) – Thu 04 September 2025 Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui
Comunicato stampa
A Milano-Bicocca un ERC da 1,3 milioni di euro per studiare “dal basso” la discriminazione razziale nel Maghreb
Grazie al finanziamento europeo vinto dall’antropologa Marta Scaglioni, il progetto di ricerca CHRoMA approfondirà i modelli di razzializzazione in Tunisia, Marocco e Algeria, con uno sguardo sull’attivismo antirazzista
Milano, 4 settembre 2025 – Studiare sul campo gli attuali modelli di razzializzazione maghrebina attraverso un approccio dal basso che basi la comprensione delle identità razziali su specifici contesti sociali, politici e religiosi, al di fuori degli stereotipi del pensiero occidentale. È l’obiettivo per i prossimi cinque anni di CHRoMA(“Chromatic Maghreb, Untangling the Complexities of Race in the Contemporary Maghreb”), progetto scientifico dell’Università di Milano-Bicocca coordinato dall’antropologa Marta Scaglioni, che è stata premiata dall’Unione Europea con un ERC Starting Grant da 1,3 milioni di euro. La razzializzazione è la tendenza a discriminare o segregare gruppi di individui sulla base di determinate caratteristiche individuate e percepite come “diverse” o inferiori.
«Il Maghreb è un punto di vista privilegiato per narrare modelli di razzializzazione al di fuori degli stereotipi del pensiero occidentale – afferma Marta Scaglioni – in quanto è un contesto sia “post-coloniale” per l’influenza esercitata in quell’area dal colonialismo francese, sia “post-schiavista” per la gestione della tratta trans sahariana».
«Nel Maghreb – spiega la coordinatrice di CHRoMA – il crescente etnonazionalismo ha di recente innescato tensioni razziali, che affondano le loro radici in una lunga storia di differenziazione sociale. I discorsi politici, pubblici e accademici tendono a ridursi a una dicotomia tra etnia bianca ed etnia nera. Come ad esempio in Tunisia dove negli ultimi anni si è imposto un nazionalismo su basi etniche e anti-migranti. In altri Paesi come il Marocco, invece, c’è stata una maggiore apertura con il riconoscimento delle minoranze etniche, soprattutto berbere». CHRoMA esplorerà queste dinamiche attuali in relazione alle precedenti storie di differenziazione razziale.
«Nei miei studi utilizzo il termine “razza” – ci tiene a precisare la ricercatrice – come termine ombrello che comprende diverse caratteristiche, non solo il colore di pelle, ma anche la genealogia, lo stato sociale, la religione. Un termine che poi decostruisco e ricostruisco dal basso, sostituendolo con termini “emici”, ovvero appartenenti a un territorio e alle popolazioni che lo abitano».
Il progetto scientifico approfondirà i lessici, le grammatiche e le genealogie dei processi di razzializzazione maghrebini, tra Tunisia, Algeria e Marocco, partendo dalle esperienze vissute dalle persone. «Vogliamo evitare una lettura semplificata e aprioristica delle identità “razziali”, mettendo in luce sia le gerarchie razzializzate sia gli spazi politici e individuali di resistenza alla discriminazione nelle geografie, nelle storie e nelle società maghrebine», continua la ricercatrice. E descrive così il suo metodo innovativo: «Utilizzo l’etimologia come chiave per capire la storia, parto da termini “emici” che descrivono i processi di razzializzazione e ne studio le traiettorie storico-geografiche. Questi termini diventeranno metadati inseriti in un database online open source, al quale chiunque potrà dare il suo contributo».
Cinque sono i casi di studio di questa ricerca:
le eredità della schiavitù razzializzata, ovvero i discendenti di schiavi che anche se omogenei ai discendenti dei padroni di schiavi per cittadinanza, lingua e religione, vengono “razzializzati”, discriminati in quanto considerati di un’altra categoria sociale.
i significati dell’“essere bianchi”: un arabo non si descrive come “bianco”. La “bianchezza” combina diverse caratteristiche, come la genealogia o l’appartenenza sociale
le divisioni interne razzializzate all’interno della popolazione Amazigh (berbera) “bianca”: tra i berberi esistono fenomeni di differenziazione tra sedentari (come i Tuareg) e nomadi (come i Cabili), come i tabù matrimoniali
la razzializzazione dei migranti subsahariani, provenienti dall’Africa Occidentale e precedentemente dal Corno D’Africa
le nuove categorie elaborate dall’attivismo antirazzista maghrebino che, dopo il 2020, si è ricollegato al movimento di Black Lives Matter
A CHRoMA, sotto la guida di Marta Scaglioni, lavoreranno quattro ricercatori.
Dal 2014 l’Università di Milano-Bicocca ha ricevuto finanziamenti per 20 progetti ERC: 8 Consolidator Grant, 2 Advanced Grant, 6 Starting Grant, compreso quello di “CHRoMA”, 2 Proof of Concept e 2 Synergy Grant.
«Il riconoscimento Erc Starting Grant al progetto CHRoMA – dichiara il prorettore vicario e prorettore alla ricerca dell’Università di Milano-Bicocca, Marco Orlandi – rappresenta un’ulteriore conferma della qualità e della competitività dei progetti di ricerca del nostro ateneo, in contesti scientifici internazionali. L’importanza dello studio e della comprensione dei meccanismi alla base dei processi di discriminazione nel Maghreb si dimostra essere sempre più rilevante ai giorni nostri. Questo risultato, inoltre, ci indica chiaramente che le politiche messe in campo da Milano-Bicocca hanno successo nell’attrarre giovani ricercatori spingendoli verso obiettivi sempre più ambiziosi».
A questo link sono disponibili alcune immagini di Marta Scaglioni
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Università di Milano-Bicocca, Piazza dell’Ateneo Nuovo, 1, Milano, 20126 (MI) IT
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