
La Commissione per la vigilanza e la riforma del governo della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha pubblicato oltre 33.000 pagine di documenti relativi al finanziere condannato per reati sessuali, Jeffrey Epstein. La documentazione, fornita dal Dipartimento di Giustizia (DOJ), rappresenta un passo significativo verso la trasparenza, sebbene permangano dubbi sulla completezza delle informazioni.
La spinta bipartisan per la pubblicazione
La decisione della Commissione, presieduta da James Comer, arriva dopo un’intensa pressione politica. A guidare la richiesta di trasparenza è stata una proposta bipartisan dei deputati Thomas Massie (Repubblicano) e Ro Khanna (Democratico), che hanno spinto per un voto alla Camera per rendere pubblici tutti i fascicoli su Epstein. Le vittime degli abusi hanno incontrato i legislatori per sostenere l’iniziativa, e si prevede che terranno una conferenza stampa.
Il presidente Comer aveva emesso un mandato di comparizione il 5 agosto, a cui il Dipartimento di Giustizia ha risposto fornendo i documenti, pur oscurando le identità delle vittime e il materiale sensibile legato agli abusi sessuali. Non è ancora chiaro quante informazioni inedite e rilevanti siano contenute in questa vasta mole di documenti.
Dubbi e controversie sul caso
La pubblicazione dei documenti si inserisce in un contesto già segnato da forti polemiche. Ad agosto, un giudice federale di New York ha respinto la mozione del Dipartimento di Giustizia per desecretare i documenti della giuria popolare, criticando al contempo l’amministrazione Trump per aver trattenuto circa 100.000 pagine di documenti correlati in suo possesso.
La morte di Epstein nel 2019, avvenuta in cella mentre era in attesa di processo, continua a suscitare sospetti e teorie del complotto. Sebbene le autorità abbiano stabilito che si è trattato di suicidio, una conclusione confermata dal Dipartimento di Giustizia a luglio, molti non sono convinti.
In particolare, i sostenitori di Donald Trump del movimento Make America Great Again (MAGA) sostengono da tempo che Epstein sia stato assassinato come parte di un’operazione per proteggere la sua cerchia di conoscenti ricchi e influenti. L’ultima controversia è nata proprio dalla dichiarazione pubblica del Dipartimento di Giustizia secondo cui Epstein non aveva una “lista di clienti facoltosi” per cui trafficava ragazze minorenni, una conclusione che ha alimentato ulteriormente le proteste di chi crede a un insabbiamento governativo.
