
Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, ha dichiarato di voler convincere il presidente russo Vladimir Putin a sostenere l’organizzazione di un referendum sull’indipendenza della sua entità. L’annuncio arriva in un momento di crescente tensione politica, dopo che il mandato di Dodik è stato revocato dalla Commissione elettorale centrale della Bosnia-Erzegovina.
La posizione di Dodik rappresenta una svolta significativa rispetto alla precedente linea di Mosca, che ha sempre sostenuto gli Accordi di Dayton e l’integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina. “Se ne è già parlato, ma Putin ha sempre sostenuto gli Accordi di Dayton e l’integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina,” ha ammesso Dodik in un’intervista al servizio russo della BBC. “Era così l’ultima volta che ci siamo parlati, ma da allora molto è cambiato. Cercherò di convincerlo a sostenere la nostra posizione. Non so se ci riuscirò, ma ne parlerò sicuramente.” Questo tentativo di modificare la posizione russa evidenzia la crescente disperazione di Dodik nel cercare un sostegno internazionale forte per le sue aspirazioni secessioniste.
Dodik ha descritto il referendum come una “conquista di civiltà” che garantisce ai cittadini il diritto di esprimere la propria volontà su questioni fondamentali. Il presidente ha fissato il referendum per il 25 ottobre e ha specificato che, qualora il governo federale e l’Alto rappresentante Christian Schmidt non ne riconoscessero i risultati, ciò dimostrerebbe il loro disprezzo per la volontà del popolo della Republika Srpska.
Una tale situazione, secondo Dodik, porterebbe alla creazione di “nuovi programmi e processi politici in cui lotteremo per l’affermazione della posizione del popolo”. Ha aggiunto che “probabilmente in futuro chiederemo alla gente se desidera vivere in una Bosnia-Erzegovina in cui la sua volontà non venga accettata.” Questa dichiarazione è vista da molti come un’ulteriore minaccia di secessione, che potrebbe destabilizzare ulteriormente la già fragile situazione politica del Paese.
Dodik ha definito la Bosnia-Erzegovina un Paese “insensato, impossibile e incompiuto”, sostenendo che la sua esistenza, basata su “massicce operazioni internazionali, coercizioni, sotterfugi e frodi”, non merita di continuare. A suo avviso, è “logico che il popolo serbo rivendichi il suo diritto allo status di Stato indipendente.”
Alla domanda sulla sua eredità politica, Dodik ha risposto che il suo obiettivo è una Republika Srpska economicamente sviluppata e indipendente, che al contempo preservi le caratteristiche culturali e religiose del popolo serbo. Questa visione, pur ambiziosa, si scontra con il forte sostegno della comunità internazionale all’integrità territoriale della Bosnia-Erzegovina, sancita dagli Accordi di Dayton. La possibile secessione della Republika Srpska potrebbe innescare una nuova ondata di instabilità nella regione, con conseguenze imprevedibili a livello geopolitico.