
La Bosnia-Erzegovina sta affrontando un grave stallo nel suo cammino verso l’integrazione europea, con un costo economico altissimo. Transparency International (TI) in Bosnia-Erzegovina ha lanciato un allarme, denunciando che il paese ha già perso 108,5 milioni di euro – il 10% dei fondi previsti nel Piano di Crescita – a causa della mancata adozione del programma di riforme. La situazione è critica: la Bosnia-Erzegovina è in ritardo persino rispetto a paesi che hanno ricevuto le prospettive europee molto più tardi.
Nonostante la Commissione Europea abbia minacciato un’ulteriore riduzione del 10% dei fondi se il programma non sarà adottato entro la fine di settembre, il Consiglio dei Ministri bosniaco non ha ancora discusso l’Agenda di Riforma. Secondo TI BiH, la colpa è dei “principali decisori” che antepongono gli “interessi personali e di partito” agli obiettivi nazionali.
Ostacoli politici e mancanza di trasparenza
Il documento di riforme, che contiene 113 misure, è bloccato da un disaccordo su appena due punti: l’abolizione del veto di entità nel Consiglio per gli Aiuti di Stato e la nomina dei giudici mancanti della Corte Costituzionale. Transparency International sostiene che la disputa su queste due misure è solo un pretesto per “sabotare l’intero processo di integrazione europea”, dato che molte altre misure non attuate da anni avrebbero potuto essere adottate in passato.
L’organizzazione ha anche denunciato la totale mancanza di trasparenza nel processo di adozione dell’Agenda. Il pubblico è stato informato dei disaccordi solo attraverso dichiarazioni dei partiti politici, mentre i parlamenti e le commissioni competenti sono rimasti “osservatori silenziosi”.
Questo processo, secondo TI BiH, è un chiaro esempio del fallimento del Meccanismo di Coordinamento per l’Integrazione Europea, che si è trasformato in uno “strumento di blocco, anziché di accelerazione del processo di riforma”.
Transparency International ha esortato il Consiglio dei Ministri ad adottare il programma senza indugio e ha chiesto ai parlamenti di fare pressione sull’esecutivo per rendere il processo più trasparente e affrontare le riforme necessarie.
