
Le tensioni tra l’Ucraina e la Cina salgono a seguito di un netto rifiuto da parte del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Durante un incontro con i giornalisti, Zelensky ha respinto l’idea che la Cina, storica alleata della Russia, possa far parte della coalizione di paesi che garantiranno la sicurezza dell’Ucraina nel dopoguerra.
“Non abbiamo bisogno di garanti che non aiutano l’Ucraina”, ha dichiarato Zelensky, accusando Pechino di aver sostenuto la Russia, anche aprendo l’accesso al suo mercato per la vendita di droni. “Abbiamo bisogno di garanzie di sicurezza solo da quei Paesi che sono pronti ad aiutarci”, ha aggiunto il presidente ucraino, sottolineando la necessità di un sostegno concreto, specialmente in un momento di grande bisogno.
La possibilità di un ruolo cinese era stata proposta dal ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che aveva rilanciato l’idea di una garanzia di sicurezza gestita dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC), di cui sia la Russia che la Cina sono membri permanenti. Questa proposta, già respinta da Kiev nel 2022 perché avrebbe concesso un controllo eccessivo alla Russia, è stata nuovamente bocciata da Zelensky. Lavrov, tuttavia, ha ribadito l’intenzione di Mosca di insistere su un piano che includa forze russe e, potenzialmente, anche cinesi, al fianco di eventuali forze di sicurezza europee.
La reazione della Cina
Il rifiuto di Zelensky ha scatenato la reazione indignata di Pechino. I media statali cinesi, come il Global Times, hanno espresso il loro disappunto, mentre i funzionari del ministero degli Esteri hanno cercato di difendere la posizione del loro paese.
La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha sostenuto che la Cina ha sempre mantenuto una posizione “oggettiva e giusta” sulla crisi ucraina, ribadendo che il paese non ha né creato né è parte del conflitto. “La Cina è pronta a svolgere un ruolo costruttivo a tal fine”, ha insistito, pur non specificando in che modo Pechino intenda contribuire a una risoluzione. Anche il portavoce dell’ambasciata cinese, Liu Pengyu, ha affermato che la Cina “ha mantenuto fin dal primo giorno una posizione obiettiva ed equa e ha promosso colloqui di pace”.
Tuttavia, come ha sottolineato Zelensky, la Cina non ha mai condannato l’invasione russa e il suo unico contributo alla causa di pace è stato un piano in 12 punti, ampiamente criticato per la sua vaghezza. Il piano, infatti, non identificava la Russia come aggressore e non chiedeva il ritiro delle truppe dai territori occupati. L’unica condanna esplicita era rivolta all’uso di sanzioni economiche contro la Russia, un punto che evidenzia ulteriormente la vicinanza di Pechino a Mosca.